Capitolo 32

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Il mattino seguente eravamo tutti più lucidi, o così volevamo far credere, e iniziammo a lavorare come se fosse una giornata come le altre.
Vomitai per buona parte della mattinata e chiesi a Jeff se fosse sicuro della mia condizione almeno un centinaio di volte.
La risposta era la stessa.
"Hai i crampi, vomiti e non ti è venuto il ciclo. Ergo: Sei incinta"
Come faceva a dirlo con una tale leggerezza? E come avrei fatto io a crescere un bambino, se la sua stessa madre era ancora una bambina?
Inoltre, come potevo farlo crescere nella radura, condannato dalla nascita ad una vita senza libertà...?
E fu così che presi una decisione
Probabilmente la decisione più stupida della mia vita, o almeno della parte di essa della quale mi ricordavo.
Quando sarò pronta, correrò nel Labirinto. Non voglio farlo, ma devo. Per il futuro del bambino che altrimenti sarà costretto a vivere in questa merdosa realtà.

Il pranzo fu particolarmente breve. Mangiai a malapena due forchettate di pasta prima di essere obbligata a correre dritta nei bagni in cui, dopo la vomitata giornaliera, mi aspettava una conversazione indesiderata con William.
<<Liz...scusa per quello che ho detto su di te. Volevo farti sapere che non lo penso davvero.>>
<<Prima di tutto, per te sono Elisabeth, e poi non voglio sentire le tue patetiche scuse. Dovresti essere al macello insieme agli animali. Spero che Wiston ti tagli quel fagiolo che hai in mezzo alle gambe e che evidentemente usi per pensare>>
Uscii indignata e camminai senza meta, con il solo intento di allontanarmi il più possibile da ogni forma di vita. Tranne Bau; lui era sempre ben accetto, in quanto l'unico che non poteva giudicarmi.

Quando il buio iniziò ad avvolgere la radura e i velocisti fecero ritorno come loro solito, le porte ormai si stavano chiudendo.
Pensai che quello fosse il momento perfetto.
Avevo già salutato il posto (non le persone, avrebbe fatto troppo male) ed ero pronta, o quasi.
Volevo davvero farlo?
Ero disposta a morire?
La consapevolezza mi crollò addosso come un macigno.
Se fosse andata male (il che era alquanto probabile) non avrei più mangiato la focaccia di Frypan, non avrei più infastidito Gally, non avrei più raccolto erbe puzzolenti per Jeff, non avrei più aspettato l'arrivo di Minho per mangiare insieme a lui, non avrei più curato quello sfigato di Greg, non avrei più preso in giro Clint per i suoi discorsi deliranti....ma ciò che faceva più male, era dover abbandonare il sorriso della mia bella addormentata, del mio Newt.
Mi sentivo una persona orribile a lasciare tutti in quel modo, ma allo stesso tempo non potevo essere così egoista da lasciare mio figlio dentro quella prigione.
Mi alzai e iniziai a correre.
Le fredde mura si avvicinavano sempre di più.
Aumentai la velocità e sentii solo le urla di Minho.
Mi buttai in scivolata sul pavimento e mi rialzai velocemente subito dopo.
Potei osservare per la prima volta il così temuto labirinto.
Le mura di pietra erano coperte da strati e strati di edera, e per un attimo mi chiesi come facesse una pianta a crescere tra le pietre massicce.
Il freddo penetrante mi faceva battere i denti e la pelle d'oca si era estesa su ogni centimetro di pelle del mio corpo.
Mi venne in mente il racconto di Newt e un pensiero terribile interruppe la mia osservazione approfondita del luogo.
Ho lasciato Newt da solo....e quasi sicuramente questa sera perderà la sua ragazza (potevo definirmi tale?) e suo figlio in una volta sola. E se....no, non sarebbe così impulsivo da provarci di nuovo...
Sperai di sbagliarmi.
Ormai avevo accettato la possibilità di morire pur di provare ad avere un futuro migliore, ma non sarei mai riuscita a convivere con la paura di aver provocato il suicidio di chi amavo. Di chi avevo abbandonato.
Come se quello non fosse abbastanza per farmi pentire della scelta che avevo preso, d'un tratto sentii dei passi rumorosi dietro di me. Mi girai, e vidi George.
Mi arrivò addosso alla velocità della luce spiaccicandomi contro il muro, senza riuscire a frenare la sua corsa.
<<Sei una cretina! Ci hai appena uccisi! Te ne rendi conto?!>> sbraitò in preda alla rabbia.
<<Sai che eri liberissimo di non seguirmi??>>
Lo spinsi.
<<E lasciarti morire?! Mi hai preso per un deficiente? Dimmi che mi hai preso per un deficiente!>>
Si sedette sul pavimento umido, la maglietta sudata appiccicata alla schiena.
Lo imitai facendomi piccola.
Fantastico, adesso non solo ucciderò me stessa, mio figlio e forse anche Newt, ma sulla coscienza avrò anche lo sventurato (seppur idiota) George.
Gli occhi erano di nuovo pieni di lacrime.
Sperai per un attimo di poter tornare indietro, di poter tornare nella radura e fingere di non averla mai lasciata; purtroppo però le porte si erano già chiuse, e probabilmente non avrei mai vissuto abbastanza per rivederle aperte.


C.A.T.T.I.V.O. non è buonaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora