Capitolo 13

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<<Dai Beth, balla con me!>>
<<Smettila idiota, è esattamente ciò che vogliono che facciamo.>>
Davanti a me c'era un ragazzo dai capelli neri. Aveva circa dodici anni e muoveva le braccia come fosse una gallina, sculettando ogni tanto.
Entrambi conoscevamo la canzone e ci stava piacendo, ma io non volevo muovermi. Stavo seduta con le braccia incrociate a fissare il ragazzo.
La musica venne interrotta da una voce metallica proveniente dalle stesse casse della melodia.
<<Elisabeth, fa meglio a mostrarsi collaborativa. È consapevole delle conseguenze.>>
Il ragazzo ora mi fissava seriamente, come per dire " mi sono offeso", ma appena la musica ripartì si formò un ghigno sul suo volto e tese la mano invitandomi a ballare con lui.
<<Suvvia Madame, non si faccia pregare!>>

<<Le sue condizioni sono stabili. Dovrà fare riabilitazione poiché probabilmente ha perso la sensibilità alle gambe, ma a parte questo...sembra stare bene.>>
Aprii lentamente gli occhi e riconobbi le figure di Jeff e Newt davanti al mio letto.
Appena mi misi a sedere, i due si avvicinarono e il medicale mi spiaccicò una mano in fronte per poi mettere due dita sul mio polso.
<<Ha qualche tacca di febbre, ma nulla di grave. Vi lascio soli, a dopo Liz!>>

Newt si sedette sul letto affianco al mio e mi fissò.
Il dolore era decisamente diminuito; potevo muovere il collo e respirare senza che ogni articolazione urlasse per avvisarmi della sua auto-distuzione imminente.
<<Come ti senti?>>
<<Come una sploff di dolente, ma me la cavo. Sono una dura io, sai?>>
Alzai il braccio e mi tastai il muscolo del bicipite (come se ci fosse), ottenendo una risata da parte del biondo.
<<Mh...meno male. Lizzy...non è che ti andrebbe di parlare di quelle?...>>
Indicò il mio busto, sul quale la ferita era ormai una cicatrice.
<<Newt, ne so quanto te. Non ricordo niente di queste, ma visto che parliamo di ricordi...>>
Mi girai su un fianco per poter guardare Newt negli occhi: dovevo raccontargli i miei sogni.
<<Da quando sono arrivata nella radura faccio dei sogni strani. Credo siano...ricordi, ma le facce e i nomi sono offuscasti. Tuttavia, ricordo un nome!>>
Il biondo sembrava darmi tutta la sua attenzione; aveva i gomiti appoggiati alle ginocchia e mi ascoltava tutt'orecchi.
<<Va avanti.>> mi incitò.
Un nome. Dai Elisabeth, è solo un nome.
Sapevo di ricordare un nome, ma qual era?
<<Io...io non me lo ricordo! Ti giuro che fino a ieri lo ricordavo!>>
<<Lizzy, tranquilla. Appena ti verrà in mente me lo dirai.>>
<<Però mi ricordo di una donna che mi dice "La C.A.T.T.I.V.O. non è buono" e non capisco cosa significhi.>>
<<Noi abbiamo sempre associato la C.A.T.T.I.V.O. ai Creatori, quindi...>>
<<Non lo so Newt. Volevo solo dirtelo, perché mi fido di te.>>
Il biondo si avvicinò e mi abbracciò, costringendomi a rimettermi a sedere.
Nonostante conoscessi quel ragazzo da poco, era come se lo conoscessi da tutta la vita. Sentivo di potermi aprire completamente con lui e che non mi avrebbe mai giudicata.
Quando si staccò dall'abbraccio, mimò un "grazie" con le labbra e si alzò in piedi, forse prevedendo che qualcuno sarebbe entrato di lì a breve, come infatti avvenne.
Un ragazzo dai capelli biondi e abbastanza lunghi entrò con in mano un vassoio. Gli tremavano le mani e sudava come se stesse consegnando una cosa importantissima ad una regina ancora più importante. Appoggiò il cibo al comodino e rimase immobile accanto al letto.
<<Frypan ha detto che- Frypan ha...lui..bhe, ha detto che ti serviva cibo.>>
Anche la voce gli tremava. Indicò il vassoio con incertezza; non capivo perché il ragazzo fosse così agitato. Mi tese la mano in attesa che la stringessi.
<<Io sono...sono Clint, il fagiolino>> cercò di sorridere senza essere troppo inquietante, ma il risultato non fu dei migliori.
<<Piacere, Elisabeth.>>
Ricambiai con un sorriso e una smorfia dovuta allo sforzo di girarmi così di scatto.
Rimase in piedi per qualche minuto, fino a quando Newt non lo incitò ad uscire.
Prese la scodella azzurrina e si sedette sul letto e mi portò alla bocca una grossa cucchiaiata di porridge. Vedendo la mia poca felicità nell'ingoiare quella colazione, portò il braccio indietro e lo fece ondeggiare fino alla mia bocca imitando un aeroplano, come si faceva con i bambini piccoli...almeno credo.
<<Ma sei scemo? Guarda che riesco a mangiare come una bimba adulta!>>
Non riuscii a trattenere una risata, che mi causò svariati lamenti di dolore.
Nonostante la ferita fosse ormai cicatrizzata, provocava talmente tanto bruciore che era come se mi ci avessero buttato del fuoco sopra.
Strappai dalle mani del biondo la scodella e presi a mangiare sotto il suo sguardo. Mi fissava come fossi uno scoiattolo che sgranocchia la sua ghianda.
<<Quindi oggi che si fa?>>
<<Principessa, non ti hanno mai insegnato che non si mangia con la bocca piena?>>
Con la manica mi ripulì una macchia poco più sopra del  labbro superiore, per poi tornare al suo posto.
<<Io oggi vado a lavorare, mentre tu stai qui a far riposare il tuo bel culetto.>>
Riposi la ciotola sul vassoio e bevvi un lungo sorso dal bicchiere d'acqua, che per colpa delle mani tremolanti di Clint, era pieno solo più a metà.
<<No no. Non esiste che me ne sto su questo letto. È da un mese che sono ferma. Ho le piaghe da decubito!>>
<<Non mi interessa principessa. Ordini del medicale e del vicecapo.>>
Mi stampò un bacio sulla fronte e, portando il vassoio con se, mi lasciò sola in infermeria.

Nel corso della mattinata i medicali avevano avuto un gran da fare e non poterli aiutare mi urtava parecchio.
A quanto avevo capito, Alby voleva far costruire una torre di vedetta, nella speranza di notare qualcosa nel labirinto o semplicemente avere un luogo per vedere la radura dall'alto.
I costruttori ci stavano lavorando da più di un mese e solo quella mattina c'erano stati più danni che in nove mesi.
Tre ragazzi avevano il naso rotto, quattro si erano schiacciati o martellati le dita, cinque avevano delle ferite in testa e Gally si era schiacciato il piede, salvando solo il pollice.
Jeff mi aveva spiegato che gli spalatori "più bravi" erano stati mandati momentaneamente dai costruttori così da aumentare la manodopera e diminuire il tempo di produzione.
Questo però non era servito. Ci lavoravano da un mese ed erano ancora alle fondamenta.
Quando esponemmo a Gally il problema, lui si giustificò dicendo che bisognava pianificare l'edificio e renderlo stabile, recuperare il legno, lavorarlo, fare delle fondamenta solide, fare le scale...insomma, un sacco di cose.
C'era anche l'idea di spostare l'infermeria più vicino al casolare e quindi spostare la cucina, ma Frypan si era opposto con convinzione. Jeff aveva anche detto che volevano aggiungere una stanza al casolare, così da interrompere la mia convivenza con i piedi puzzolenti di Minho, ma nessuno aveva abbastanza tempo per pensarci.
Sono assente per un mese e la radura viene rivoluzionata!
Durante il pranzo avevo chiesto a Clint di lasciarmi sola, così da poter avere un momento per me.
In realtà aspettavo solo il momento giusto per sgattaiolare fuori. Sapevo che c'era sempre una mezz'oretta di pausa, dopo pranzo, prima che tornare a lavoro, perciò tutti si sarebbero messi a girovagare senza meta.
Se Clint e Jeff fossero tornati, non avrei avuto modo di andarmene. Il momento opportuno era la notte.
Quel pomeriggio era decisamente più tranquillo; Jeff aveva controllato la ferita più e più volte in cerca di qualche difetto che ovviamente, grazie a tutto il mio riposo, non era presente.
La cena passò e finalmente potei attuare il mio piano.
Le russa dei radurai fu il via libera.
Mi sedetti lasciando penzolare le gambe dal bordo del letto, e facendo leva su questo mi misi in piedi.
Le mie gambe sfortunatamente erano addormentate: sentivo solo un leggero formicolio. Caddi per terra e ci volle poco prima che tirassi una testata sul letto vicino.
Provai ad alzarmi sentendo le gambe tremolanti, ma prima che potessi fare un passo la mia attenzione venne catturata da una voce alle mie spalle.
<<Oh bambolina, speravo stessi dormendo...>>
Riconobbi la voce di Fred. Mi girai meglio per guardarlo ma c'era qualcosa di diverso in lui... si avvicinò come se fosse un robot.
<<Credo di aver dormito abbastanza.>>
Con una forza sovrumana mi prese per le spalle e mi buttò sul letto, si mise a cavalcioni e mi strinse.
<<Liz, scusa! Io...io non so cosa mi stia succedendo...n-non mi controllo!>>
Sentii le sue unghie conficcarsi nelle mie braccia. Digrignò i denti e prese il vassoio sul comodino.
Lo alzò, pronto per scagliarmelo in testa. Cercai di proteggermi il viso con le braccia, ma persi i sensi prima di capire se fossi riuscita nel mio intento.

C.A.T.T.I.V.O. non è buonaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora