Capitolo 10

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Le sue labbra erano estremamente soffici. Era come se quel bacio servisse a darci ossigeno, che in realtà iniziava a mancare.
Ci staccammo per poco tempo e ricominciammo subito dopo. Gli misi una mano sulla guancia per accertarmi che fosse tutto reale, e lo era, lo era eccome.
<<Buonaseeera! Oddio ragazzi...scusate>>
Ci staccammo immediatamente e vedemmo Minho guardarci maliziosamente.
<<Non pensavo di interrompere qualcosa, ma a quanto pare Frypan mi deve cibo extra! Prima che diciate qualcosa, si, io e gli altri radurai abbiamo scommesso su quanto tempo ci avreste messo a scopare. Di questo passo vincerò io...>>
<<Minho, fattelo dire, sono sicura che tua madre non ti voleva>>
Probabilmente ero stata scortese visto che sua madre neanche la ricordava, ma per fortuna il velocista scoppiò in una fragorosa risata che contagiò anche me e Newt.
<<Perché sei qui?>> Chiese il biondo.
<<È ora, fagio>>

Scesi dall'albero aiutando Newt e ci dirigemmo verso la gattabuia.
Quel fantomatico luogo non era altro che una stanza di legno totalmente vuota con una finestrella sbarrata vicino alla porta.
Durante il tragitto, né io né Newt avevamo proferito parola sull'accaduto, forse per colpa di Minho che non faceva altro che illudere alle nostre possibili esperienze sessuali.
<<Prego madame>>
Il velocista mi aprì la porta e settò l'orologio per tenere il conto delle 24h; quando se ne andò, io rimasi attaccata alle sbarre con Newt davanti.
<<Ti porto da mangiare?>>
<<No bella addormentata, non ho fame al momento. Vuoi...vuoi parlare?>>
Scosse la testa e puntò lo sguardo sulle mie labbra, chiuse gli occhi come per rimproverarsi e corse (zoppicando un po') via.

La stanza aveva solo una sedia e non era illuminata. Per fortuna la cucina si trovava lì vicino: c'era un familiare trambusto a tenermi compagnia e l'aria sembrava essere tornata allegra, addirittura più di prima.
A quanto pareva, il problema ero io. Non potevo biasimarli; se in un gruppo di sole ragazze fosse arrivato un maschio, e qualcuna fosse stata punta nei giorni seguenti, mi sarei insospettita pure io.
Chissà se c'era un altro labirinto, opposto a questo. Sarebbe stato figo vedere una versione di Alby, Newt e Minho al femminile.
Centinaia di pensieri mi riempirono la testa:
"Chiunque ci abbia messi qui, lo ha fatto per condurre un esperimento, e farlo solo con i ragazzi sarebbe inutile, a meno che non ci sia differenza tra i due sessi, ma allora perché hanno messo una ragazza in un gruppo di ragazzi?"

"Perché Newt mi ha baciata? Ma soprattutto, perché io ho ricambiato?
Ci conosciamo da meno di una settimana e mi faccio baciare dal primo che passa? Cosa penseranno gli altri di me?"
Pensai che ormai tutti si fossero fatti un'idea sbagliata di me, raffigurandomi come quella che se la faceva col vice dopo neanche una settimana.
Ne valeva veramente la pena?

Fui interrotta (fortunatamente) dal mio amato cuoco, che mi portò il mio ancor più amato cibo.
<<Ehi pive, sono venuto a portarti di persona la cena>>
<<Grazie Fry, cosa farei senza di te>>
Mi passò un panino avvolto nella carta e una bottiglia d'acqua, fece l'occhiolino e se ne andò subito.
Aprendo il panino notai la fettina di carne e una foglia d'insalata. Lo ringraziai mentalmente un centinaio di volte e non solo per il panino, ma anche per aver liberato la mia mente da tutti quei pensieri scomodi.
Mezz'ora dopo le luci della cucina si spensero e io rimasi totalmente al buio. La carne era troppo salata e per questo avevo già finito la bottiglia d'acqua. Capii come dovevano sentirsi i pesci prima di morire del Mar Morto (vi chiedete come facessi a sapere cos'era il Mar Morto? Anche io.).
Mi avevano tolto l'orologio,  perciò non potevo sapere quanto mancasse alla fine della prigionia, che sicuramente sarebbe stata lunga e noiosa.

"Meno male che doveva venire qualcuno a controllarmi!" pensai strappandomi le pellicine dalle dita.

Mi stavo appisolando appallottolata nell'angolino della Gattabuia quando qualcuno mi chiamò.
<<Ehi pive, vieni qui...>>
Era William. Aveva una torcia in una mano, fatta con un bastone di legno avvolto in cima da uno straccio in fiamme; nell'altra mano teneva un fazzoletto arrotolato.
<<Tieni>>
Piantò la torcia a terra e srotolò il fazzoletto rivelando due grandi biscotti con scaglie di cioccolato.
<<Se questo è il trattamento della gattabuia, allora voglio rimanerci per sempre>> dissi mentre masticavo.
<<In realtà è molto peggio, fidati, ma Alby vuole che tu stia bene>>
<<Alby? Gli hai detto che non sono un cucciolo indifeso?>>
<<Dimostralo e vedi che ti lascerà in pace>> Ridacchiò sputacchiando e riprese la torcia.
Il fuoco sulla punta si muoveva come se stesse ballando e non potei fare a meno di rimanere incantata a guardarlo.
<<Mi dispiace fagio, vorrei rimanere qui a farti compagnia ma gli altri potrebbero scoprirci. Buona permanenza!>> mi salutò e si portò via l'ultima fonte di luce rimasta nella radura.
Ora che ero di nuovo al buio non mi rimaneva altro che addormentarmi.
Risistemai il mio cuscino immaginario e chiusi gli occhi. Varie forme colorate baluginavano nell'oscurità, mentre aspettavo di scivolare nel sonno che però sembrava non voler arrivare.
Un urlo mi fece drizzare a sedere: era Roman.
Gridava se gli stessero strappando gli occhi. E se prima avevo avuto qualche possibilità di dormire...beh, ora se n'erano andate tutte a "fancaspio" (come avrebbe detto Minho) per le prossime 4 ore, minimo.

<<Perché devo andare io? Siete voi che volete parlare con questo Thomas!>>
<<È vero, ma tu sei una bambina con il viso carino>>
Ero in una specie di magazzino con tre bambini davanti a me. Avevamo tutti più o meno 7 anni. Probabilmente quello in mezzo ne aveva 8, ma era difficile dirlo visto che come sempre avevano il volto oscurato dal sogno. Iniziavo a stufarmi.
Aveva parlato il ragazzino sulla destra, e dopo di lui prese la parola quello sulla sinistra.
<<Dai Liz, per piacere! È noioso stare qui a fare niente! Ti prego!>>
Potevo percepire che la sua carnagione fosse più scura delle altre, ma non ne ero certa.
Sbuffai più volte, ma alla fine accettai.
<<Va bene! Ma non lo faccio passare dal corridoio, preferisco passare da sotto. È più lungo, ma più nascosto>>
Il bambino sulla sinistra rise ricevendo una gomitata dal centrale, ed io mi incamminai.

<<Liiizz! Dai! Sveglia fiorellino, il sole è alto e sta aspettando solo te!>>
Non dovetti aprire gli occhi per capire chi fosse stato a parlare. Quando lo feci, Minho comparve davanti alle sbarre con del cibo in mano. Le luci dell'alba si erano già sparse per la radura e le porte si sarebbero aperte di lì a poco.
Mi alzai lentamente precipitandomi sul cibo. Non capivo perché ma avevo una fame incredibile!
Ah già...per il sale al gusto carne.
Mentre trangugiavo tutto, il velocista rimase a guardarmi divertito, ma se me andò poco dopo l'apertura del Labirinto.
Ero felice di star finalmente sognando cose tranquille, anche se potevano essere pezzi della mia infanzia. Fantasticai che quei bambini fossero Alby, Newt e Minho, ma non potevo esserne certa e probabilmente non potevo fare niente per scoprirlo.
Solo una cosa rimaneva impressa nella mia mente, o meglio, un nome: Thomas.
Quel ragazzo continuava ad essere presente nei miei sogni e non capivo perché. Iniziai a pensare che fosse uno dei Creatori...ma allora perché ricordare lui e non gli altri?
Dopo quello che era successo la sera prima con Newt, capii che lui era la persona giusta con cui parlare dei miei sogni.
In effetti, era strano che non fosse ancora venuto a trovarmi... e se il bacio lo avesse messo a disagio? Eppure mi aveva baciato lui!
Non feci in tempo ad appoggiarmi al muro per sedermi di nuovo che qualcuno mi chiamò.
<<Ehi Lizzy...>>
Con mio incredibile stupore, e un po' d'inquietudine, vidi Roman. I graffi sulla faccia si stavano cicatrizzando e i suoi occhi sembravano tristi.
<<Ehi, Jeff ti ha già fatto uscire?>>
Esitò per un istante e distolse lo sguardo da me.
<<Si...ha detto che s-sono in grado di ritornare a lavoro>>
<<Mh...mi fa piacere. Sei sicuro di star bene?>>
Un accenno di ansia penetrò nella mia mente, ma il ragazzo annuì serenamente. Il suo corpo però si atteggiava in modo tutt'altro che sereno. Si guardava attorno furtivamente e ogni tanto muoveva la testa di scatto. Chiudeva gli occhi come se avesse un tic.
Parlò con una voce rauca.
<<Volevo solo vederti per l'ultima volta>>
"In che senso??"
Si avvicinò alle sbarre e mi mise una mano sul volto accarezzandolo. Istintivamente indietreggiai ma lui non sembro prendersela.
<<Roman...l'ultima volta? Cosa vuoi dire?>>
Iniziò a piangere ma senza emettere un suono e, ignorando i miei richiami, si diresse verso il labirinto.
<<Roman! Roman cosa stai facendo?! ROMAN, TORNA QUI!!>>
Sembrava non sentirmi. Ogni tre passi si girava per controllare che nessuno lo vedesse. Arrivato a qualche metro dalla Porta Occidentale,  iniziò a correre fino ad uscire dalla mia visuale.
Presa dal panico, provai a chiamare qualcuno, ma i velocisti erano usciti da poco e probabilmente i radurai non si erano ancora alzati.
Nessuno mi sentì.

C.A.T.T.I.V.O. non è buonaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora