Cap 2

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Nella mia vecchia cella nei primi tempi avevo sempre una compagna di stanza ma con il tempo dato che litigavamo spesso mi avevano lasciata da sola; nonostante tutto ammetto che questa cella non è poi così male, mi aspettavo di peggio da un carcere di massima sicurezza dall'aria lugubre e intimidatoria ma tornando a noi cosa più strana non credevo di avere un compagno di cella e per lo più cosa insolita un uomo, solitamente uomini e donne vengono sempre divisi e questo vale in tutte le celle ma a quanto pare devo ricredermi.

Mi giro verso la guardia, rimasta al mio fianco, alzando un sopracciglio mentre lei se la ride "non fare quella faccia non li faccio io le disposizioni. E' inutile che continui a guardarmi così Ross, lui sarà il tuo compagno di cella" guarda oltre la mia spalla e poi me "buona fortuna" sogghigna prima di chiudere la porta di ferro e lasciarmi con il mio compagno di cella che noto non avermi ancora tolto gli occhi di dosso.

Senza rivolgergli mezza parola mi dirigo verso la mia branda per poi sistemarmi con la schiena appoggiata al muro, una gamba distesa e una piegata a sorreggere il mio braccio, testa appoggiata alla parete alle mie spalle e occhi chiusi; continuo a sentirmi osservata così con lo sguardo più glaciale che possiedo riapro gli occhi e guardo davanti a me dove osservo bene per la prima volta il tipo che sembra del tutto tranquillo, sembra non importargli della mia occhiataccia anzi è intento a studiarmi così faccio lo stesso: inizio dai suoi capelli corti corvini, occhi verdi, un accenno di barba, una cicatrice sul sopracciglio sinistro che gli conferisce quell'aria minacciosa, sguardo freddo puntato nel mio, porta una maglia bianca che fascia il suo corpo tonico e che lascia vedere qualche tatuaggio qua e là.

A quell'aria minacciosa ma allo stesso tempo non sento quel classico brivido di trovarmi davanti ad un possibile scarto umano a cui sono abituata ma comunque non mi fido.

Entrambi sembriamo analizzarci come due animali che sanno di dover condividere lo stesso spazio ma invece di sguardi affilati e minacce noto un piccolo ghigno da parte sua ma non ne sono sicura perché si gira dandomi la schiena e così io poco dopo certa della sua calma ritorno a chiudere gli occhi facendo un lungo respiro.

Dopo poche ore ci viene portata nelle nostre celle la cena e anche se ho lo stomaco chiuso mi sforzo di mandare giù almeno una fetta di pane che sembra essere la cosa più commestibile di quel pasto; subito dopo essa vi è il cambio guardia e poco dopo un piccolo suono annuncia che è ora di andare a dormire.

Un po questa cosa mi fa ridere perché sembra di essere all'asilo dove c'è il suono della campanella per mangiare, per andare a dormire e per svegliarsi ma alla fine per noi non è altro che un suono che ci fa capire che ore siano altrimenti le ore sarebbero tutte uguali. Qui il tempo è infinito.

Mi stendo nel letto e con un braccio sotto la testa fisso il soffitto sporco mentre ascolto le urla degli altri prigionieri che vengono incitate dalle guardie di fare silenzio. Nel primo anno non riuscivo a dormire nemmeno volendo non essendo abituata a urla e rumori costanti ma ora non ci faccio più nemmeno caso, ho notato che solo per un paio di ore la notte non c'è nessuno che fiata e in quel momento puoi goderti la tranquillità e dormire ma in questo caso non c'entrano nulla ne' le voci ne' il nuovo luogo anche se devo ammettere che mi mette una leggera ansia ma non riesco nemmeno a rilassarmi sapendo che ho un possibile omicida vicino a me e l'espressione della guardia di prima non mi ha rassicurata per nulla.

Vorrei evitare di essere uccisa durante la notte e non trovando nemmeno una posizione comoda mi muovo continuamente; di tanto in tanto mi giro ad osservare una schiena coperta da una maglietta bianca che al contrario mio sembra dormire beata e rilassata.

Nel silenzio totale e nel caos che sono i miei pensieri una voce bassa e roca mi fa sobbalzare facendomi arrivare il cuore in gola

"Dormi novellina, non ti faccio nulla" a quanto pare non stà dormendo così beato come credevo, lui non aggiunge altro ed io non dico nulla.

A quanto vedo non sono l'unica a non dormire, sembra rassicurarmi sul fatto che non ha intenzione di farmi nulla ma come dicevo inizialmente uno delle prime regole qui dentro è non fidarsi e a quanto pare nemmeno lui si fida così tanto di me da dormire sereno come vuole far credere altrimenti non sarebbe stato sveglio per tutto questo tempo.

Decido di non muovermi per evitare rumori ma non riesco comunque a dormire e la notte anche se è bella da vivere è anche la più spaventosa perché i pensieri parlano troppo e finisci in un vortice dove ti fa rivivere tutta la tua vita e se prima sorrido ripensando ai bei momenti dopo finisco per stringere i pugni dalla rabbia ripensando a come sono caduta in questa trappola ben preparata.

Ancora adesso scendono dai miei occhi lacrime ma non sono di dolore ma di rabbia, piccole gocce salate che scendono silenziose e che do loro sfogo solo nella notte dove tutti anche se in maniera silenziosa urliamo a gran voce quelli che sono i nostri dolori e rimpianti.

Come immaginavo passo la notte in bianco, credo di aver dormito poco meno di un'ora per il resto ho aspettato l'alba e quando vedo giungere la luce del sole che preannuncia l'inizio di un nuovo giorno mi concentro su quei pochi suoni che riesco a percepire all'esterno da queste spesse mura e cerco di ricordare le sensazioni che prima erano troppo scontate per poterle veramente vivere appieno; con questi pensieri mi concedo di provare a chiudere per un attimo gli occhi ma proprio mentre stò per prendere sonno ecco che il cigolio del leto alla mia sinistra mi fa ritornare sull'attenti ma sospiro quando vedo che per mia fortuna il mio compagno di cella non si è svegliato; mi rimetto comoda per quanto posso sulla mia branda e faccio un lungo sospiro, ho bisogno di questo attimo per me e sentirmi fissata mi innervosisce solo.

Ad un altro movimento proveniente dalla mia sinistra porto l'attenzione sull'uomo che ad occhio e croce gli darei non più di di 30 anni, mi concentro sui suoi lineamenti e quando capisco che è nel mondo dei sogni mi rilasso anch'io e mi concedo di dargli le spalle anche se alle volte mi giro per sicurezza.

Poche ore dopo c'è il cambio guardia e la sveglia se così la vogliamo chiamare, fa innalzare brusii e urla nei prigionieri ormai svegli.

Ci viene servito il pasto ed io lo mangio senza preoccuparmi del sapore mentre il tipo alla mia sinistra continua indisturbato il suo sonno.

E che dire la giornata passa come una qualsiasi giornata in cella ovvero il nulla assoluto, io rimango sdraiata sulla branda per quasi tutto il pomeriggio con lo sguardo perso del vuoto mentre sento l'inquietudine di due occhi che ogni tanto sembrano posarsi sulla mia figura.

Un clichè pericolosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora