Cap 1

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Con oggi sono cinque anni e qualche mese che mi trovo in questo luogo e con oggi è un anno che non vedo i miei genitori. Mia madre è venuta a trovarmi quasi ogni giorno nel primo anno di prigionia insieme a mio padre poi piano piano la loro presenza svanì lasciandomi sola in un mondo dove ho sperimentato la vita di una criminale, perché una cosa l'ho capita subito anche se sei innocente per gli altri sarai sempre una criminale, le guardie ti tratteranno come la peggior feccia che possa esistere sulla faccia della terra e i prigionieri si divertiranno come un bambino come un nuovo giocattolo fino a quando il giocattolo si stanca di essere tale.

In carcere ci sono tante regole non scritte ma che impari a tue spese come non essere buona con gente che non lo sarà con te, non raccontare di te perché poi useranno le informazioni in loro possesso contro di te, non fissare una persona altrimenti cerchi rissa, calcola bene gli spazi degli altri e trovane uno tuo, c'è anche una regola dove non bisogna stare solo ma unirsi ad un gruppo ma è una cosa che a me non è mai importato, dormire sempre con un occhio aperto, far credere di dormire ma non abbassare mai la guardia, parla poco, osserva di nascosto e si più furba di altri.

Dopo tutti questi anni posso dire di saper gestire gli altri prigionieri, il carcere nel quale mi trovo è un carcere di sole femmine, è un piccolo carcere con poche guardie ma buone, nessuna telecamera funzionante, un cortile per fumare e al lato una piccola palestra per allenarsi, tutto sommato ci lasciano abbastanza vivere ma non ci pensano due volte a spedirti in isolamento senza cibo per anche tre giorni di fila se provochi risse o incidenti.

Qui le giornate sono tutte uguali a parte qualche nuova lotta o tragedie varie, in questo momento mi stò godendo il tepore del sole che riscalda la mia pelle, siamo a marzo e nonostante il freddo i raggi solari iniziano a scaldare la pelle.

Dopo aver trovato uno spazio distante dagli altri me ne stò rilassata per conto mio come sempre, quando sento qualcuno avvicinarsi e anche ad occhi chiusi cerco di intercettare i movimenti e quando sento uno spostamento d'aria apro di scatto gli occhi evitando un pugno contenente uno spazzolino da denti affilato per diventare un arma, mi alzo in piedi e do un calcio all'arma che cade a terra "se ci sei riuscita una volta non vuol dire che ci riuscirai nuovamente" sbuffo divertita alla ragazza che furente di rabbia si scaglia contro di me

"Per colpa tua sono stata in isolamento due settimane, due cazzo di settimane" urla scagliandosi contro di me, evito per un soffio un pugno e la spingo a terra ma per sua sfortuna batte la testa in un sasso procurandogli un taglio e proprio in quel momento le guardie attirate dal trambusto vengono a controllare e vedendo la situazione mi prendono con forza dal braccio e mi spediscono in isolamento.

"Cosa credi di ottenere Ross eh? Abbassa la cresta e vedi di non causare problemi, sembra che ti piaccia stare in isolamento" a parlare è una guardia che rimane spesso di guardia ai prigionieri nella mia situazione ed è quella più umana qui dentro. "Continuando così come speri che i poliziotti ti possano aiutare se crei sempre problemi?"

Ghigno aspra mentre mi chiude la porta della cella "Possono anche andare a farsi fottere" sputo fuori con rabbia prima di crollare nel silenzio assoluto.

Se nella cella normale si sente sempre un vociare infinito, nella cella di isolamento c'è un tale silenzio che a far troppo rumore sono i tuoi pensieri invece.

Credo che passi un giorno non ne sono certa quando la mia cella viene aperta e quando credo di essere portata in cella riconosco la strada che ci porta all'ufficio del direttore.

Mi fanno accomodare o meglio dire mi spingono sulla sedia mentre le mie mani restano legate dietro la schiena. Un uomo barbuto dall'aria stanca e con un'età che si aggira intorno alla cinquantina mi guarda da sopra i suoi occhiali "Alexandra Ross da oggi verrai trasferita in un carcere di massima sicurezza fuori Forks"

"COSA?!" senza aggiungere altro dopo la firma di due carte mi trascinano fuori da quel luogo che mi ha fatta penare per ben 5 anni e vengo caricata su un pulmino diretto non so dove.

Inutile chiedere spiegazioni anche perché l'unica risposta che mai daranno sarà "Ordini dall'alto" ormai so come funziona quindi mi arrendo e nonostante la situazione cerco di godermi il paesaggio che passa veloce, dopo anni rivedo il mondo esterno, un mondo, una vita che mi apparteneva ma che mi è stata strappata via

*

Il viaggio dura un paio di ore e quando ci fermiamo mi trovo davanti ad una struttura grigia e molto più grande di quella in cui sono stata fin ora, attira subito la mia attenzione dei prigionieri che mi fischiano da un piccolo spazio verde distanti da me qualche metro.

Dopo aver firmato il trasferimento vengo scortata all'interno della struttura vera e propria, subito posso notare le varie telecamere che sembrano essere proprio attive e moderne dato che seguono ogni movimento che fai, le guardie sono molto numerose, attente e vigili ad ogni evenienza, in fondo se lo chiamano carcere di massima sicurezza c'è un perché oltre al fatto che questa struttura ospita i peggiori criminali, infatti dopo una serie di problemi e scontri hanno deciso di dividere i piani in settori; da quello che so ci sono vari livelli: nel primo troviamo i prigionieri più innocenti come ladri, truffatori ecc, al secondo troviamo criminali, serial killer e al terzo troviamo la feccia della feccia come killer spietati, assassini che hanno sgozzato il loro figlio, stupratori e chi più ne ha più ne metta.

La mia fedina penale mi colloca al secondo piano tra gli assassini e i complici, così tra fischi, urla e sguardi di vario genere vengo letteralmente trascinata a quella che sarà la mia cella.

Percorriamo un paio di corridoi e dopo numerose celle vengo fermata davanti alla mia che viene aperta e dopo che le manette mi vengono tolte mi concentro su quello che si trova nella cella ovvero un letto alla sinistra della stanza attaccato alla parete, una finestra con le sbarre, sotto di essa un tavolo con una sedia, un gabinetto piccolo e per ultimo ma decisamente non il meno importante un altro letto sulla destra occupato da un ragazzo.

Il tipo in questione mi inchioda con lo sguardo sul posto.

Un clichè pericolosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora