CAPITOLO 2

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14 SETTEMBRE 1981

E’ il giorno del mio quinto compleanno ed ora i ricordi iniziano ad essere più nitidi; in realtà non so quanto questo sia un bene, forse avrei preferito non abbandonare mai quel senso di opacità che avvolgeva la mia mente ma poi ci rifletto e mi rendo conto che smettere di ricordare o anche solo fingere di farlo equivale a non aver vissuto.

Col tempo, mio caro lettore, ti accorgerai che esiste una gamma di sfumature emozionali talmente ampia che l’unico modo per poterla comprendere è lasciarsi andare all’istinto, a quell’impulso naturale, spontaneo che a volte può anche sbagliare ma che ti tiene vivo e ti aiuta a lasciare un’impronta su quel mistero della vita chiamato FUTURO.

Ma si sa! Per poter anche solo provare ad immaginarlo un futuro bisogna partire da un passato a volte felice, a volte complicato ma che non può mai essere dimenticato perché è proprio il nostro passato che ci aiuta a migliorare evitando di ricadere in errori già commessi.

Erano le sei del pomeriggio e tutto era pronto per la mia festa di compleanno : la casa era invasa da decine di palloncini di ogni colore che davano un senso di gioia e rilassatezza al tempo stesso, striscioni e coriandoli sparsi ovunque che conferivano al tutto un clima un po’ carnevalesco ma  grottescamente divertente e poi quella tavola stracolma di cibo, di caramelle e nel centro la torta dei miei sogni, una torta a tre strati ripiena di panna e cioccolata con sopra disegnato il mio “Cavaliere dello Zodiaco” preferito; in realtà crescendo mi sono sempre domandato se fosse donna o uomo ma Andromeda con quella catena era davvero un portento.

Mia madre quel giorno era bellissima – come tutti gli altri giorni del resto – ma credo di non averla mai più vista così … in verità non l’ho mai più vista.

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