3 DICEMBRE 1997
Una telefonata che annunciava una morte mi aveva allontanato da quella che ormai era casa mia ed uno sguardo stanco ma sereno che sembrava invocarne un’altra mi aveva riportato in Italia: Jean è MORTO.
Quanto ho pianto quella notte e quanto ancora piangerò per colui che mi ha insegnato cosa significa amare ed essere amati.
Ricordo ancora quando lo incontrai la prima volta; dal suo abbigliamento si intuirono subito le sue origini francesi o comunque una provenienza straniera :
indossava un abito rosso porpora con un fazzoletto giallo che usciva dal taschino sul petto ed un papillon che richiamava il colore del fazzoletto ma con delle sfumature più tenui;
aveva i capelli tutti rivolti all’indietro ben tirati grazie al gel ma senza un eccessivo senso di unto e camminava poggiandosi su di un bastone bianco tanto semplice quanto elegante e fu quando cacciò l’orologio da taschino dall’interno della giacca che ebbi la conferma che si trattava di un “indigeno” in terra straniera …. Troppo “French o London Style” per essere di queste parti.
Ma fra tutte le cose che notai quel giorno furono i suoi occhi a calamitare la mia attenzione, non tanto per il colore o la forma ma per la luce che emanavano : due occhi color nocciola che conferivano all’intero volto un’espressione fiera ma senza alcun frammento di presunzione ed un’aria decisa ma mai spavalda che mi fece intuire dal primo incrocio di sguardi che quell’uomo in quel momento a me sconosciuto in qualche modo sarebbe stato una figura ricorrente nella mia vita;
furono quegli occhi, quegli stessi occhi che ormai si sono spenti, a non incutermi timore o diffidenza ma una spontanea e naturale propensione alla conoscenza.
Ci sono tanti episodi che potrei raccontarti per farti capire la grandezza di questo uomo ma ci sono cose che preferisco tenere per me, che è giusto che restino custodite nella mia memoria perché quella che sto raccontando non è la sua vita ma la mia … ma c’è uno specifico momento che ricordo come se fosse accaduto ieri e spero che possa servire anche a te per capire un po’ meglio questa strana e caotica esperienza chiamata vita.
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DIARIO DI UN UOMO QUALUNQUE
ChickLitGioie, dolori, speranze, paure....praticamente la vita; un passato che viene a galla affidato a poche pagine bianche per ricordare ciò che è stato perché i ricordi sono la prova che si è vissuto e l inchiostro fa da sfondo a questo strano ma favolo...