CAPITOLO 4

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In quegli anni ho capito cosa significa sentirsi diversi dagli altri, avere difficoltà ad integrarsi al gruppo perché sei il figlio di “quella strana” e purtroppo non è molto piacevole; l’ingenuità e l’innocenza dei bambini a volte è  brutalmente letale e quello che da grandi sembra essere un concetto come tanti altri diventa a quell’età un macigno difficile da scavalcare.

Da piccoli non possediamo tutti gli strumenti necessari per poter analizzare in maniera scrupolosa e razionale tutto quello che ci capita, siamo indifesi ed in balia delle emozioni e dei giudizi altrui ma poi fortunatamente si cresce e si impara ad accettare il fatto che essere diversi non significa essere sbagliati, inadatti ma semplicemente essere normali a proprio modo;

e poi cosa significa realmente essere normali? La verità è che nessuno sa attribuire un vero significato a questo ormai inflazionato concetto di “Normalità” altrimenti non si avrebbe così paura della diversità, qualunque essa sia.

Le persone tendono col definire normale tutto ciò che per la maggioranza è tale e finiscono con l’accettare cose che la nostra personalità singola a volte non comprende e quindi si finisce con l’etichettare come diverso l’ignoto, tutto ciò che fa paura perché sembra essere di difficile comprensione; ma la verità è che la diversità non va mai spiegata, razionalizzata o compresa ma va semplicemente accettata così com’è perché quello che per alcuni sembra essere diverso può rappresentare per gli altri la normalità.

Spesso dimentichiamo una cosa importantissima : noi siamo semplicemente quello che siamo, esseri umani, imperfetti ed in quanto tali “Unici” e non può essere altrimenti perché nel momento stesso in cui ci adeguiamo alla massa diventiamo ciò che gli altri pensano di noi e se c’è una cosa che crescendo ho capito è che la stima per se stessi, la personalità individuale, l’ostinazione nello esprimere le proprie opinioni vale qualsiasi accettazione collettiva perché essere quello che gli altri vogliono che tu sia equivale all’essere niente.

Carissimo amico lettore spero che questa pausa di riflessione introspettiva dalla mia vita ti possa servire a comprendere quello che io ho compreso ormai da un bel po’ per cui nel caso tu mi stia ringraziando per averti aperto gli occhi …. PREGO, NON C’E’ DI CHE…..Ma ora torniamo a noi, dove ero rimasto? AH giusto! Al mio compleanno ….

DIARIO DI UN UOMO QUALUNQUE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora