CAPITOLO 22

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In tutto questo tempo non mi aveva mai accennato alla sua malattia – il morbo di Oxyn – quasi come se fosse solo un accessorio nella sua vita, un elemento superfluo, di poco conto …. Quasi come se fosse qualcosa da poter dimenticare con estrema facilità;

ma forse era proprio questo a cui ambiva, dimenticare per non pensare, per non pesare sugli altri ed in fondo ognuno scappa dai propri demoni nel modo in cui si ritiene più opportuno farlo.

Il morbo di Oxyn è una malattia degenerativa che colpisce pesantemente, anche se in modo lento e graduale, il sistema immunitario; nel corso degli anni l’organismo diventa così debole da essere facilmente attaccabile e più quest’ultimo viene colpito più aumentano le probabilità che l’attacco successivo sia quello definitivo.

Purtroppo alla fine la guerra è stata persa e dopo settimane passate accanto a lui a curarlo, a vegliare su di lui con la speranza di poter allontanare il più possibile l’arrivo di questo beffardo angelo della morte pronto a condurlo come un sempre attuale Caronte verso un nuovo mondo, ho avuto solo il tempo di guardarlo per un ultima volta in quegli occhi magnetici prima che si chiudessero per sempre. ….

Giusto il tempo di sentirgli pronunciare “Figlio mio non nascondere più le tue cicatrici, sono parte di te e di quello che diventerai e ricorda sempre che anche nella sofferenza c’è un senso, senza di essa l’uomo non conoscerebbe i propri limiti, non conoscerebbe se stesso”;

ho riconosciuto subito le parole finali di questa frase, era una delle sue frasi preferite, me la ripeteva spesso cercando di convincermi a leggere “Guerra e Pace” di Tolstoj.

Per settimane ho pensato che fosse colpa mia : se non fossi mai partito, se non fosse mai venuto a riprendermi ma tanto né io né nessun altro avrebbe potuto cambiare questa situazione e tutti questi “se” non lo avrebbero riportato da me, l’unica persona che gli era stato accanto, l’unica persona che gli aveva, almeno per un po’ di tempo, fatto capire cosa significa essere una famiglia;

Jean era un uomo solo e spettava a me continuare a tenere viva la sua memoria e così mi sono ritrovato a poco più di 20 anni con una libreria, un appartamento ed un po’ di soldi in banca.

Ora grazie a lui la mia vita avrebbe potuto iniziare ad essere in salita perché non mi ha lasciato solo una eredità materiale ma anche un grande insegnamento: adesso i lividi della mia anima non hanno più bisogno di essere nascosti perché tanto non si può scappare dal passato o dalle scelte sbagliate ma si può imparare e cambiare direzione.

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