Dall'infanzia fino all'età adulta, «Mille inverni» racconta la storia di Taehyung e Jungkook, due ragazzi che vivono in periferia della città in un quartiere popolare ed emarginato; fin da piccoli, dovranno combattere contro una realtà dura della vi...
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Dal balcone di casa mia , attraverso le tende bianche ricamate in pizzo che ancora oggi decorano la casa, osservavo il camion di traslochi: guardavo il giovane ragazzo aiutare gli addetti e, attorno a lui gli gironzolava quel bambino che aveva un aria piuttosto spaesata, si guardava attorno, alzava gli occhi sui grandi palazzi alti e ogni tanto vedevo che guardava dritto nella finestra da dove io lo osservavo. Il fatto che loro si erano trasferiti ad Hanok diventò un argomento fomentato; mio padre non appena varcò la porta di casa, appoggiò il borsone da lavoro, attendendo la cena dopo una lunga giornata lavorativa, mia madre si affiancò a lui con la sedia, al suo solito posto laterale vicino a suo marito e gli racconta quello che era successo in mattinata; se prima era solo mia sorella ad ascoltare i discorsi da adulti, quella sera davanti ad un pasto caldo, il racconto catturò anche la mia di attenzione, alzai le "antenne" delle orecchie per sentire meglio quello che diceva mia madre. Sotto lo sguardo poco attento di mio padre dato che era stanco, gli disse che era arrivato un ragazzo giovane di nome Jin, assieme a lui c'era il suo piccolo fratello di cinque anni, se ne faceva carico lui poiché il padre era in galera per spaccio di sostanze illegali e la loro madre era morta da poco, nonostante la giovane età; così si spiegava la differenza di età tra i due fratelli; Jin sembrava più grande ma forse era il suo vissuto a dargli un'aria più adulta ma in realtà stupì tutti il fatto che lui aveva appena toccato i vent'anni.
L'indomani mia madre si presentò davanti alla loro porta con una teglia di cibo tipico della tradizione, noi che eravamo dietro di lei, pronti per andare a scuola, vestiti nelle nostre uniformi, osservavamo la figura di Jin davanti alla porta che cercava di rifiutare il pasto preparato sostenendo che non c'era bisogno di tanta gentilezza quasi con aria commossa. Mia madre aveva sempre avuto un animo puro, aiutava sempre le persone che si trovavano in difficoltà ma non chiedeva mai aiuto quando lo era lei, la sua fiducia era sempre riposta nei confronti di nostro padre; se la storia di Jin e del piccolo orfano Jungkook aveva commosso tutto il palazzo che era andato in loro soccorso, mia madre prese la situazione così tanto a cuore che si offrì anche di occuparsi del fratellino dato che Jin lavorava tutto il giorno rientrando a casa solamente per l'ora di cena, proprio come mio padre. Jungkook si era iscritto nella scuola elementare parallela al nostro quartiere, quella che i nostri genitori evitarono per me e mia sorella. Sarebbe dovuto rimanere lì fino alle sei del pomeriggio poi, gli faceva il favore un'amica di Jin che lo teneva per qualche ora aspettando il suo arrivo, questa era quello che aveva spiegato a mia madre che non volle sentire ragioni sul fatto che poteva benissimo badare lei a Jungkook dato che non aveva tanto da fare, e che un bambino in più assieme a noi non sarebbe stato un peso. Quella mattina mia madre ci accompagnò a scuola, per la seconda volta, ovviamente la prima fu il primo giorno di scuola per entrambi, ma poi sempre davanti ai cancelli c'era mia sorella. Per la mano stringeva sia la mia che quella di Jungkook e, come una piccola donna, mia sorella camminava davanti, le sue trecce lunghe e nere oscillavano avanti e indietro; lei la prese bene il fatto che Jungkook era lì con noi, lo vedeva quasi come un secondo fratellino, gli faceva domande, ma lui non rispondeva mai, si nascondeva dietro la mano di mia madre e lei gli accarezzava i capelli come per tranquillizzarlo e mia sorella gli sorrideva ridendo della sua timidezza perchè gli faceva carineria; anche in età adulta, in mia sorella ho sempre rivisto la figura di mia madre, a parte la loro somiglianza fisicamente, anche nei modi di fare mia sorella è sempre stata identica a lei.
Inutile dire che dentro di me accresceva una gelosia morbosa verso di lui; vedevo mia sorella e mia madre correre dietro ad un bambino che non ero io e no, io non ero stato messo da parte anzi, puntualmente ero sempre tirato in ballo: "Taehyung perchè non porti con te Jungkook!" oppure "Taehyung gioca con Jungkook!". Ed io lo detestavo, non potevo vederlo seduto di fianco a me mangiare, camminare al mio fianco che stringeva la mano a mia madre, o a mia sorella. Choi era diventato l'unica persona dove Jungkook non arrivava, puntualmente correvo sempre da lui per giocare, lasciando l'altro da solo a casa giocare con mia sorella o altri bambini del palazzo che non potevano uscire perchè le madri non volevano; io me ne andavo con Choi e altri al campetto, qualche tiro a delle porte calcistiche immaginarie e passava il mio pomeriggio e l'ora dei giochi. Ma anche in quei momenti, la sua presenza mi tormentava, Choi mi raccontò che erano in classe insieme, e che Jungkook non parlava mai, se ne stava sempre da solo se non per qualche bambina che gli si avvicinava per invitarlo a giocare perchè no, i maschi non riuscivano proprio a capirlo, il suo tacere non era comprensibile, non gli piaceva il calcio, ne tanto meno guardava i cartoni che gli altri bambini seguivano; di cosa si poteva parlare con lui se non c'era risposta? Perchè non gli piaceva niente? E allora fu escluso dalla cerchia maschile.
"Forse è sordo!" se ne uscì un bambino, mentre cercava di palleggiare con la testa. "Ma no! Con me ha parlato! Si è presentato il primo giorno che è arrivato qui! E poi la sua voce non l'ho più sentita, neanche con mia madre parla.. accenna solo un si con la testa oppure un no!" gli risposi.
"allora non sente! Forse riesce solo a sentire la voce di suo fratello! Magari è un mago!" Choi sentenziò la sua teoria. Ma a quella frase del mio migliore amico, conseguì una mia fase investigativa nei suoi confronti; lo osservavo mentre mangiava, in suo movimento che faceva; dovevo capire perché non parlava con nessuno di noi se non con suo fratello. Ancora oggi, mi ricordò che mi ero focalizzato così tanto che una sera, a cena ed eravamo tutti e sei, perchè arrivò anche Jin che ormai aveva fatto conoscenza anche con mio padre, io ero seduto dall'altra parte del tavolo e di fronte a me c'era lui, seduto accanto a suo fratello, io accanto alla mia e i nostri genitori a capotavola, come a lor solito, c'era una discussione un po' animata sulla questione politica del nostro paese, ogni tanto gli lanciavo delle occhiate che lui non recepiva, si limitava solo distogliere lo sguardo, e mangiare con il capo basso sul suo piatto; quel suo atteggiamento mi diede così tanto su i nervi che piombai dal nulla, facendo prendere uno spavento a mia sorella di fianco a me, mi alzai in piedi facendo scivolare la sedia in legno all'indietro, mi voltai verso mia madre, puntando il dito verso Jungkook e dicendo: " perché non parla mai!? Non parla con nessuno mamma! Non è mica scemo?!" . A susseguirsi di quella frase, non ci fu una risposta, uno sgrido da parte di mio padre, ma il rombo rozzo dello schiaffo che mi diede mia madre a solo sentire l'ultima parola pronunciata. Quello fu il primo e ultimo schiaffo che mi diede.
A fine serata, mia madre continuava a scusarsi con Jin che cercava di tranquillizzare la donna imbarazzata, mio padre in qualche modo accordava con le parole di Jin che sosteneva che ero solo un bambino, intanto mia sorella appoggiata allo stipite della porta se la rideva per me che ero impegnato a coprirmi le lacrime per non farmi vedere e in più tenevo un fazzoletto in stoffa bagnato in acqua gelida per evitare il gonfiore, mia madre non si scusò mai con me di quell'accaduto, anzi, si pronunciò anche una bella punizione: per un mese niente parco per l'ora dei giochi. L'unica fortuna è che pochi giorni dopo lo schiaffo, arrivò la risposta ma non da mia madre: le uniche uscite che mi erano permesse erano quelle per andare a scuola, e nel tragitto per andare a casa eravamo sempre noi tre solo che quella volta mia sorella trovò un'amica per tenersi compagnia durante il viaggio, lei era la vicina di casa di Choi, la bambina più bella del quartiere, tutti i bambini avevano una cotta per lei, Lisa. Di fianco a me, c'era Jungkook, che si teneva stretto tra le mani le maniche dello zaino e tutto ad un tratto, mi disse: " io parlo solo con mio fratello perchè è l'unica persona a cui voglio bene." accelerò il passo, lasciandomi da solo indietro.