27

139 19 0
                                    

E dinuovo la stazione

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.






E dinuovo la stazione.

Valigie trascinate sull'asfalto, vestiti smistati sui letti, abbracci, frasi di congratulazioni, l'abituarsi alla vita di prima dopo un anno di prestazione al servizio militare, il cibo di casa, i panni puliti,una doccia tutta per sé, il proprio letto.

Ma questa volta la sua faccia non era contenta; sedeva sulla sedia affiancata al piccolo balcone dove si respirava un po' di aria, il ventilatore attaccato alla presa ruotando nello stesso verso gettavaun po' di fresco ma non abbastanza da placare il caldo diquell'estate.


"Jungkook,Tae ha vinto una borsa di studio in Giappone. Presto partirà per concludere gli studi nella città di Osaka."

quelle furono le parole di mio padre; andò lui a prenderlo in stazione, io ero all'università. Jungkook arrivò di mattina ed io non riuscivo ad esserci per accoglierlo a casa, dovevo frequentare un tot di ore di quella materia per concludere gli esami da svolgere per poipartire.

Ritornai a casa prima di cena, a calare del sole. Dietro le sue spalle c'era i colori del tramonto che illuminava la sala, l'arancione del cieloentrava fin lì. Un'abbraccio dato in modo fraterno, qualche pacca sulla spalla di entrambi e con la voce tremante pronunciai:" bentornato." ma dal suo sguardo capì che lui sapeva già, qualcuno gli avevo detto della mia partenza.

La cenando come sempre, sembrava che finalmente quel suo posto vuoto aveva preso un corpo, lui era finalmente lì, sedeva insieme a noi, cenava,parlava e beveva qualche bicchiere di troppo di soju, per festeggiareil suo ritorno.


"e adesso Jungkook, cosa vuoi fare?" gli chiese mia madre mentre i nostri bicchiere tintinnavano tra di loro.


"pensavo che con l'esperienza che ho acquisito, posso fare domanda nel servizio di polizia."


"ma è grandioso figliolo!" gli incoraggiò mio padre, che versò a tutti noi ancora dell'alcool; mia madre lo fermò con le mani implorando gli di non versagliene ancora.


"beh,visto che siamo in vena di festeggiamenti... brindiamo anche alla partenza del nostro Tae, no?"Jungkook si alzò in piedi fissandomi dall'alto. Osservai il suo corpo diventato più tonico e muscoloso,la canottiera bianca che indossava gli disegnava perfettamente il suo fisico. Nei suoi occhi percepii un pizzico di delusione, forse perché ancora dovevo comunicargli della notizia o per lo meno, lo era perché a farlo non ero stato io.


"già!Uno che ritorna e l'altro che parte! Un brindisi ai due fratelli che sono diventati due uomini forti e valorosi!"

esclamò mio padre palesemente ubriaco. Tutti si alzarono, nei volti dei miei genitori c'era inciso un gran sorriso pieno di orgoglio, ed io alzandomi a rallentatore quasi a fatica, brindai insieme a loro svogliatamente:avevo capito lo stato d'animo del mio ragazzo, entrambi sapevamo acida andavamo incontro.


Alzai il lenzuolo scostandolo dalle pieghe del letto, dalla penombra osservai la sua figura spogliarsi e rimanere in intimo, nel silenzio ascoltavo il rumore dei suoi respiri: era ritornato e per questo io era al settimo cielo ma percepivo che le cose erano cambiate. Eravamo spaventati.


Mia vicinai a lui, lo sorpresi da dietro mentre piegava i suoi vestiti sulla sedia, non l'aveva mai fatto, solitamente ero io quello più ordinato dei due; sembrava che il servizio militare gli aveva imposto delle abitudini, anche nel dopo cena si offrì di lavare i piatti, ed era una cosa che non facevamo spesso, a parte sparecchiare.


Lo abbracciai da dietro, tenendo le mani intrecciate sul suo ventre appoggiando la mia faccia sulla sua schiena nuda aspirando il profumo della sua pelle; lui accarezzò le mie mani per poi girarsi, mi lasciò un bacio lieve sulla bocca e distolse la presa.


"sono stanco." mi disse mentre si allontanò da me, infilandosi nel letto, lasciandomi impalato in piedi davanti a lui.


Lo imitai stendendomi vicino a lui, cercai il maggior contatto possibile appoggiando il volto sul suo petto: sentivo l'urgenza di stargliaccanto, di sentirlo vicino ma lui era distante.


"Cosa ne sarà di noi due?" disse mentre fissava in alto nel soffitto,avvolti nel buio, di nuovo.


"cosa vuoi dire?" gli chiesi mentre gli accarezzavo sulla parte alta del cuore: da fuori proveniva il silenzio che ogni notte avvolgeva Hanok,nemmeno il rumore delle macchine spezzava quella tranquillità: ogni tanto si sentiva il cinguettare degli uccelli, qualche aereo passare nel cielo, il rumore lontano di qualche fuoco d'artificio in eventi rarissimi: Hanok era avvolta nella quiete serale perchè era lontana da tutto, emarginata, abbandonata sé stessa.


"due anni lontani, ancora. Perchè non me l'hai scritto nelle lettere?"


"Jungkook io voglio andarmene da qui.. e poi non è un discorso da affrontare tramite lettere in incognito, ti ricordo."


"e a noi? Ci pensi? O sei egoista e pensi solo a te stesso?"


"egoista?Jungkook questo "noi" lo conosciamo solo io e te. Non vedi che tutti si aspettano che noi troviamo delle ragazze da sposare, sembrache tutti aspettano quel momento... non c'è un noi per gli altri..."


"gli altri, per noi due invece sì."


"se ero davvero egoista, a quest'ora non eravamo qui a parlarne. Invece io ho ascoltato le tue esigenze Jungkook, mi sono nascosto dietro ad un nomignolo per scriverti i miei sentimenti mentre eri via. Ma questa storia non può andare avanti per tanto... non voglio essere la tua seconda moglie in futuro, primo o poi dovremmo affrontare questa situazione."


"e la tua soluzione e andare via? Per due anni in Giappone? Io non voglio dare aspettative per nessuno, a me importa di noi, ci proteggo da tutti loro."


"se lamia non è una soluzione valida, il tuo nascondersi non lo è altrettanto. Tu non capisci che io voglio andare via da Hanok, econto anche su di te per farlo. Non ci può dare nulla, qui non è un posto per noi due."


" e cosa facciamo?"


"non lo so."


"non voglio perderti Tae. Mi è bastato il servizio militare per capireche senza di te non posso vivere. E come se mi manca una parte di me,come se una parte del mio corpo si stacca dal tuo e senza mi rimane difficile sopravvivere."


"nemmeno io voglio perderti... ma accetta che per me vivere qui è difficile... dobbiamo andarcene Jungkook, se vuoi che noi due saremo per sempre insieme." allungai la mano per cercare la sua,stringendola forte.


rimanemmo insilenzio, entrambi con gli sguardi rivolti in alto, a guardare ilnulla.

E per un attimo immaginai due fuori, lontano da Hanok: forse è inverno in questa mia immaginazione o forse, è una giornata primavera. C'è un'atmosfera tranquilla, nessun rumore di voci provenire da finestre altrui, ne tanto meno gli schiamazzi dei bambini o il rumore lontano delle litigate dei signori anziani seduti le ore nell'unico bar; c'è Jungkook che ride, mentre mi cucina qualcosa in una cucina gigantesca di nuova generazione, io sono seduto al tavolo che lo guardo, lo ammiro da dietro e gli lancio qualche pezzo di cibo che rubo mentre lui non mi guarda, ridiamo insieme, felici e liberi. Mi immaginai così, spensierati, zero problemi a cui badare.


"Tae,mi stai ascoltando?" mi chiese Jungkook riportandomi alla realtà;nonostante il buio riuscì a scrutare la piccola stanza, gli infissi con gli spifferi, l'odore assordante di umido e delle fognature provenire dall'esterno.


Quella stessa notte, giurai su me stesso di non mettere più piede in quel quartiere se un giorno, sarei riuscito ad andarmene.

Mille inverni - TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora