ormai dovevo farmene una ragione, Jungkook era diventato parte integrante della mia famiglia e non solo, della mia vita.La mattina prima di partire per andare a scuola, il campanello suonava e puntualmente c'era lui fermo sullo zerbino della porta in attesa che mia madre aprisse la porta, la mano stretta in quella grande del fratello e lo zaino in spalla.
Il punto è che da quella sera mia madre mi spiegò che lui non meritava che io lo trattassi in quel modo, "Jungkook è un bambino davvero sfortunato lo sai!? Non ha la tua stessa fortuna di avere due genitori malgrado tutto! Quindi devi rispettarlo come persona! Non deridere di lui ne tanto meno isolarlo!".
Il motivo dell'assenza dei suoi genitori ero arrivato a capirlo, un padre rinchiuso in galera che a quanto stavano i fatti, tra un paio di anni forse era fuori ma comunque non c'era nulla da perdersi poiché a detta di Jin era un padre davvero violento con problemi di alcool, si spiega poi perchè il fratello maggiore sembrava più grande della sua età e perchè si occupava così premurosamente del fratello e, una madre morta prematuramente.
Io ci pensavo ogni giorno, e non potevo immaginare cosa volesse dire aver un padre alcolizzato e addirittura non aver la madre; mio padre arrivava con le mani che puzzavano di olio di motore, sporco di nero in viso ma comunque c'era ed era un buon padre, mia madre era sempre con noi, la sua figura era un'ombra su quella mia e di mia sorella Yurina, io cosa ne potevo capire?La cosa poi diventò sempre più lontana dal mio concetto: i due fratelli diventarono il cuore di tutti. I spiego meglio: le donne specialmente, presero a cuore la loro storia, Jin era sommerso ogni giorno dalle signore del palazzo che quando preparavano i pranzi e le cene, offrivano sempre una ciotola a lui e al piccolo Jungkook che per quanto sembrava essere indifferente a tutto poiché non rispondeva neanche con un semplice "grazie", si meritava sempre una carezza da tutte loro, quelle mani morbide ma screpolate che sapevano di madre, accarezzavano il suo volto ed io rimanevo sempre un passo indietro ad osservarlo prendersi i suoi meriti.
Per Jin invece, c'era il rispetto degli uomini, un ragazzo giovane cresceva un figlio non suo, sì, erano lo stesso sangue ma chi gli impediva di rinchiudere un fratello così piccolo in un orfanotrofio? Per le persone i due erano troppo distanti, ad uno gli mancava totalmente la libertà di essere giovane e, all'altro le figure più importanti che una persona può avere nella vita: "e quando Jungkook crescerà, cosa gli risponderà lui? Cosa gli racconterà?" si chiedevano gli uomini, che erano loro distanti anni luce da una persona responsabile come Jin, uomini che lavoravano e passavano il loro tempo rinchiusi nel bar del quartiere, uno squallore di locale tenuto su da quattro mura, un tetto che quando pioveva allagava la stanza, un uomo ormai anziano che serviva fino a sentir male alle braccia a dei padri e mariti che se ne fregavano delle loro mogli, loro portavano solo lo stipendio a casa e poteva bastare; uomini che non avevano obiettivi, arresi a stare in quelle condizioni senza fregarsene dei loro figli che sguazzavano per tutto il quartiere senza mai avere una guida nella loro vita, ero gli stessi che apprezzavano Jin per aver "sacrificato la sua vita" pur di non abbandonare un fratello così piccolo, nato per sbaglio, nato da un parto che non ha mai visto sua madre in volto, una donna si dice, giovane, che ha avuto due figli uno troppo precoce e l'altro in tarda età. Jin ad Hanok era considerato quasi un eroe.Ma davanti a tutte quelle persone, tutti quei volti che avvolgevano la facciata di quel quartiere, che rappresentavano chi viveva ad Hanok, i due fratelli scelsero di fidarsi di mia madre, di mio padre, di mia sorella e infine di me.
Jin contava su mia madre quando poteva, quando l'orgoglio gli diceva che doveva chiedere aiuto ad una donna minuta ma tanto coraggiosa. Jungkook era destinato a crescere con noi, sotto l'ala protettiva del fratello e con l'aiuto dei miei genitori, forse perchè anche loro erano giovani, avevano i volti di persone fedeli oneste, ma soprattutto mia madre prese a cuore i due ma rimaneva comunque distaccata, non voleva metterli in imbarazzo, sapeva cosa voleva dire chiedere aiuto e aver paura di essere sola e allora, gli faceva capire che su di lei poteva contare ma senza mai invadere i suoi spazi, le sue idee di crescere il fratello.
Seppur Jungkook passava interrotte giornate con noi, ritornava a casa solo per dormire, mia madre ci teneva a precisare che quelle persone che gli incominciava a voler bene stava diventando man mano la sua famiglia, ma Jin doveva rimanere il suo punto di riferimento, non poteva togliergli l'unica briciola rimasta della sua appartenenza familiare.
Le sedie attorno alla tavola diventarono sei, la merenda delle cinque non era più da dividere in due ma bensì in tre.
Il punto era che mi ci dovevo solo abituare.
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Mille inverni - Taekook
FanfictionDall'infanzia fino all'età adulta, «Mille inverni» racconta la storia di Taehyung e Jungkook, due ragazzi che vivono in periferia della città in un quartiere popolare ed emarginato; fin da piccoli, dovranno combattere contro una realtà dura della vi...