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lettera spedita dall'università di Seul

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lettera spedita dall'università di Seul

«gentile studente Kim Taehyung. A seguito del suo percorso universitario e i suoi crediti eccellenti svolti, al fine dell'anno accademico la invitiamo a partecipare al bando per frequentare gli ultimi anni, concludere la sua carriera da studente con la miglior università internazionale a Sede in Tokyo, Giappone.
Siamo lieti di comunicarle che lei è stato prescelto assieme ad altri dieci studenti del nostro ateneo.
Cordiali saluti.»

Mi trovavo nell'ufficio della segreteria della mia scuola; il rettore della mia università, sedeva di fronte a me. Mi avevano comunicato che c'era della posta a nome mio, quando mi recai nell'ufficio mi dissero di raggiungere la stanza dove c'era un signore sulla cinquantina di anni, con un completo impeccabile blu è una cravatta ben salda legata al colletto candido, nella mia vita ne avevo così poche di persone vestite con completi e pensai se un giorno anche io avrei indossato una cosa simile.

"Taehyung, permettimi di dirti che questa è un'occasione che non consentiamo a tutti gli studenti. Sei qui con una borsa di studio, hai voti altissimi in ogni esame sostenuto. Penso che dovresti accettare." Si stirò sulla sua sedia con le rotaie, porto indietro i suoi capelli grigi formando un piccolo ciuffo ordinato.

"Non posso lasciare la mia famiglia. Hanno bisogno di me." Tenevo stretto tra le mani quel pezzo di carta aperto; ogni tanto buttavo l'occhio e leggevo qualche parola scritta a battitura di mani.

"Non conosco la sua situazione familiare, ma posso immaginare. D'altronde l'università di Osaka è ventitreesima nella classica mondiale, non tanto lontana dalla Harvard University."

" lo so... per me è un sogno andare ad Osaka ma-"

"Non voglio forzarla. Ma posso consigliarle che il suo destino è nelle tue mani. Per quanto la famiglia sia un legame importante, non dimenticarti che sei una persona anche tu."

E improvvisamente i volti della mia famiglia mi si parafano davanti, come se mi dimostrassero che una gioia nella mia vita doveva combattere con la realtà che come uno schiaffo mi svegliava da qualsiasi realtà:  Hanok, mio padre, mia madre, Yerina, Yoongi, Hobi, e infine lui che in quel momento    Prestava il servizio militare, all'estremo confine della nostra patria: in quel momento mi sembrò di vivere in due mondi diversi, di avere vite rispettivamente differenti.

"Non posso affrontare una spesa simile Preside."

"E tutti rimborsato. So che sei spaventato perché ti sembra una cosa più grande di te ma, riflettici su. Se pensi che questa sia la strada giusta per te, compila il modulo e invialo alla segreteria nell'arco di questa settimana."

Passò una settimana; durante la notte rileggevo quella lettera ormai imparata a memoria; non ne avevo parlato con nessuno, nemmeno con i miei compagni universitari.
Due anni lontano da casa mia, dalle persone che amavo: io che non avevo mai preso un aereo in vita mia, a stento un treno per andare in città sempre vicine, non avevo mai fatto un viaggio più lungo di due ore e di punto in bianco, arrivò una lettera che stravolse la mia vita, sembrò un segnale, arrivò l'occasione esatta per spezzare quel legame con quel luogo che sembrava una barriera con il mondo, con la mia vita. Hanok.
Due giorni prima della scadenza, la mattina mi svegliai prima di tutti, quasi verso l'alba. Posizionai la lettera sotto una tazza; quel giorno ritornai a casa solamente verso l'ora di cena, passai l'intera giornata in giro, girai a piedi l'intera città, osservavo vie strette, negozi, persone, entrai in una biblioteca e finì un intero libro in una sola giornata, per far scorrere il tempo.
La luce soffusa proveniva dall'unico lampadario presente nella sala, i miei genitori sedevano entrambi vicino al tavolo, tra le mani di mio padre c'era quella lettera.

"Osaka?" Mi chiese chino su se stesso, l'oro della fede nuziale sembrava scintillare sotto quella luce.

"Si."

"Hai accettato?"

"Vorrei..."

"Non ci sono soldi per mandarti in Giappone Taehyung." Esclamò mia madre, con la voce tremante, forse commossa.

"È tutto rimborsato. Ho parlato oggi con il rettore dell'Università."

"Cosa hai intenzione di farà?"

Il rumore della pentola sul fuoco, lo scoppiettare del sugo irrompeva il silenzio.

"Penso che sia una buona opportunità, ma non ho accettato ne rifiutato senza prima parlarne con voi."

"Due anni sono tanti figlio mio. È già difficile non avere Yerina a casa... tu con il piccolo stipendio che percepisci ci dai una grande mano."

"Lo so mamma."

"Non è responsabilità tua sè viviamo in queste condizioni. Non voglio che i miei figli vivano la stessa vita che ho io. Spedisci una lettera che accetti questa opportunità, noi qui possiamo cavarcela lo stesso" esclamò mio padre mentre si accese una sigaretta.

"Sei pazzo?" Mia madre strinse tra le mani la tovaglia.

"Yerim. Ormai noi siamo vecchi... non possiamo pretendere dai nostri figli una svolta, loro devono essere la volta, devono accettare ogni occasione che la vita gli porta."

"Grazie papà."

"Ora vai in camera tua e fai quello che devi fare Taehyung."

Compilai il modulo in camera mia, da solo. Mi girai verso la mia camera, la ispezionai come se la vedessi per la prima volta: le piccole mense piene di libri, qualche quadro preso chissà dove di autori anonimi appesi in malo modo al muro, sbilenchi. Il letto di mia sorella ancora li, il nostro letto che condividevano che ormai aveva svanito un po' del suo profumo.
Decisi di mandargli una lettera, tentai un paio di volte nello scrivere ma sembrava che le parole venissero meno su quel foglio bianco; attorno a me si creano tante palline di carta attorcigliate.
Una cosa simile non potevo dirgliela tramite una lettera, dovevo aspettare il suo ritorno, il suo maledetto ritorno.

Mille inverni - TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora