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Quello che più detestavo era vederli insieme; li avevo davanti ai miei occhi praticamente ogni giorno

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Quello che più detestavo era vederli insieme; li avevo davanti ai miei occhi praticamente ogni giorno.

"Taehyung tu sapevi qualcosa?"

"No ragazzi, io non sapevo niente."

Era quello che dicevo ai ragazzi, nessuno di noi si aspettava una cosa simile, a quanto pare non ne aveva parlato con nessuno, fatto sta che loro erano diventati la coppia del momento: a scuola, le amiche di Soyon li acclamavano oppure esultavano quando li vedevano arrivare mano nella mano, ed io rimanevo in disparte.
«perché non mi aveva detto niente?»
Io mi allontanai involontariamente da lui, non riuscivo a tollerare il fatto che ormai lui passava più il tempo con lei che con me, con i suoi amici.
La notte, arrivava nel mio letto, entrambi girati di spalle, lui provava a parlarmi ma io facevo finta di dormire anche se dentro di me sentivo il peso di sbraitare contro di lui, di litigarci, volevo che lui sapesse cosa provavo in quel momento è cercavo di farglielo capire in questo modo; a scuola, preferivo la compagnia degli altri due nostri amici e quando lui si avvicinava, io mi allontanavo dicendo che dovevo studiare. Passavo i pomeriggi interi chiuso in camera o sul tavolo da pranzo a studiare con la testa tutta da un altra parte, se sapevo che loro due erano al parchetto, mi rifiutavo di andarci anche se Yoongi o Hoseok venivano a citofonare fin sotto casa.

"Tae vieni al parco?"

"No ragazzi, devo studiare."

Lei si accorse di questo mio atteggiamento, cercava di instaurare un rapporto con me sapendo che io ero come un fratello per lui, ed io gli negavo qualsiasi possibilità; la evitavo in ogni modo immaginabile, quando mi parlava rispondevo al limite indispensabile, e lei se ne rendeva conto dal fatto che io rimanevo in silenzio, non gli chiedevo mai nulla, me ne stavo in disparte per conto mio.

"Kookie" si davano dei nomignoli da sfigati "perché il tuo amico fa così? Non è che gli sto antipatica?" Gli chiese un giorno mentre ritornavamo a casa, anche in quel momento non eravamo mai soli, lei si aggregava con noi, loro due dietro che si sbaciucchiavano ed io davanti con la testa bassa e le mani nella tasca.
"Lui è fatto così, vedrai che piano piano riuscirai ad esserci amica" gli rispose.
Mi girai per guardarlo e lui già aveva gli occhi puntati verso di me, sulla mia schiena: Avrei voluto dirgli che allora avevamo sbagliato tutto, che non mi conosceva,che non aveva capito nulla di quello che io ero e di quello che provavo, tutto da quel giorno era sgretolato, sembrava che eravamo destinati a dividerci dopo anni che eravamo convinti che noi due in realtà eravamo una cosa sola, mi sbagliavo; io quelle reazioni non potevo gestirle, non potevo fingere, non ci riuscivo. Mi faceva male vederlo insieme a qualcuno che non ero io, sapere che condivideva un letto che non era il nostro, ridere con lei, scherzare, litigare, amare qualcuno che non ero io, non eravamo noi.
Mi chiedevo se lui si era mai domandato del motivo di quel atteggiamento, se mai nella sua testa era comparsa un idea del perché il suo amico o per tutti «fratello diverso» si era allontanato da lui: io sapevo che lui fremeva nel chiedermi perché io mi comportassi così, ma per questione di orgoglio non me lo chiedeva, come io non ci provavo nemmeno a chiedergli come era nato il suo sentimento verso Soyon o di come andavano le cose con lei, preferivo origliare quando erano gli altri a chiedere e mi maledivo quando mi soffermavo a guardarlo parlare di lei, tutto sorridente, sembrava così innamorato di lei ed io voltavo sempre la faccia il più lontano possibile, non volevo guardarlo, non volevo che lui arrivasse a capire quanto dolore e forza di volontà ci mettevo a non far esplodere una bomba di sentimenti che provavo per lui.

La sera, era l'unico momento in cui Soyon non era tra di noi, sembrava tutto ritornare come prima, un letto condiviso e tanto silenzio nel mezzo, che avvolgeva noi due.

"Tae, dormi?"

Non gli risposi.

"Oh... dormi?"

Sentivo il suo respiro sul mio collo, il suo corpo man mano avvicinarsi al mio.

"Lasciami dormire."

"Cos'hai?" Ora il suo viso era dietro la mia schiena, sentivo la sua fronte premere sotto le mie scapole.

"Niente."

"Lo sai che non riesci a mentire? Anche con il buio riesco a vedere il tuo viso incazzato."

«non voglio» e poi «ti voglio...» erano quelle le frasi che mi martellavano ogni santo giorno, io che a quelle parole mi ero illuso anche di una briciola di sentimenti da parte di lui, l'arrivo di quella ragazza, spazzò via tutto.

"Perché non mi hai detto niente?" Gli chiesi, eravamo rimasti nella stessa posizione.

"Di cosa parli?"

"Di lei."

"Non lo so, è stata una cosa improvvisa anche per me."

"Cazzate."

"E tu cosa ne sai? Ti comporti di merda con lei, non ci parli... te ne vai quando noi arriviamo..."

"E cosa importa? Non devi stare con me ma con lei!"

"Si ma io voglio anche il mio migliore amico, lo rivoglio indietro.. è quasi un mese che mi eviti."

"Hai contato i giorni?"

"No, però da quando sto con lei non fai altro che studiare, te ne stai chiuso in casa, mi parli a stento, lo fai soprattutto quando c'è tua madre per non destare sospetti."

"Non mi piace lei."

"E invece dovresti conoscerla prima di dirlo, è una brava ragazza."

"Ci hai scopato?"

"Cosa ti importa?"

"Rispondi..."

"Abbiamo fatto qualcosa..."

"Non voglio sentire altro..."

Voglio, voglio, voglio...

"Sei uno stronzo Tae."

"E allora vai da lei se non ti sta bene come sono fatto."

Si girò violentemente dall'altra parte del letto, tirandosi la coperta lasciandomi con metà corpo scoperto.

La storia durò per un paio di mesi, e un giorno più di tutti gli altri, ero accecato da una gelosia e rabbia da spaventarmi da solo. Ero rimasto a casa a studiare con quella poca concentrazione che mi era rimasta, passavo più il tempo a tamburellare la penna sul tavolo che formulare una frase intera sul libro.
Sapevo che loro erano in casa da lui; il vecchio ubriacone era come tutti i pomeriggi al bar e Jin lavorava, mia madre salendo le scale ritornando dalla spesa, non perse tempo a raccontarmi che li aveva incrociati mentre loro salivano le scale per entrare in casa; decisi di andare su da loro, confessare i miei sentimenti anche davanti a lei.
Mi alzai anche se addosso avevo panni di casa e raggiunsi il suo appartamento in un batter d'occhio: quello che mi stupì è che trovai la porta dell'appartamento semi aperta, loro non lasciavano mai la porta aperta o con le chiavi dietro: sentivo delle voci provenire dalla stanza fin dall'ingresso e per un attimo ripensai a quello che stavo per fare, ma la sua voce, sentire il suo tono, il modo in cui gli parlava, mi costrinse a dare voce a quello che stavo vivendo per tutti quei mesi.

La distribuzione della casa era uguale alla mia, attraversai per primo l'ingresso e la cucina e poi iniziai a seguire il rumore della sua voce che veniva dalla camera da letto, in quella casa c'era poca luce in quanto le tapparelle erano sempre abbassate e non entrava un raggio di luce, per non parlare della puzza di chiuso che invadeva l'intero appartamento ma da quella stanza, da sotto lo spazio libero della porta, proveniva il sole e dopo vari suoni di risata, sentivo solo silenzio.
Dalla serratura, cercai di capire cosa stessero facendo e quello che vidi fu l'arma fatale per me.
Il suo corpo nudo, sopra di lei, le braccia avvolte sulla sua schiena nuda, le sue natiche che si muovevano e si spingevano dentro di lei intenta a trattenere gemiti con fatica, le spalle di lui diventare sempre più rigide ad ogni spinta, il suo respiro affannato, i suoi sbuffi ogni volta che sembrava sul momento di venire. Era la loro prima volta, o per lo meno sapevo che era la sua: ma lo capivo anche dal modo in cui si muoveva, usciva ed entrava dentro di lei.
Mi sentì sopraffatto da una sensazione strana, c'era voragine sprofondata dentro di me, quell'immagine si era stampata nella mia testa.
Corsi le scale raggiungendo la mia camera, il mio cuore pulsava a mille all'idea che lui si era donato a lei, di lui sopra di lei, di lui che faceva l'amore con lei.
La sera stessa, chiesi a mia sorella di fare un cambio posto nel dormire e nonostante lei insisteva di non volere, riuscì a convincerla, ma quella notte, lui non arrivò mai in camera mia.

Mille inverni - TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora