Dall'infanzia fino all'età adulta, «Mille inverni» racconta la storia di Taehyung e Jungkook, due ragazzi che vivono in periferia della città in un quartiere popolare ed emarginato; fin da piccoli, dovranno combattere contro una realtà dura della vi...
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Mentre il vecchio maldestro si uccideva con il bere, gli anni passano e per quanto la vita ad Hanok scorre lenta e monotona, a cambiare siamo noi due.
È scontato che più si va avanti e il cambiamento non avviene solo a livello caratteriale o mentale ma anche fisico.
Da piccoli, oltre alla fama tra i bambini maschi, avevo una certa notorietà tra le femmine che si divertivano a fare le scommesse su chi io avrei scelto come ragazza; a me non interessava molto in realtà, sceglievo sempre quella che tutti reputavano più carina e diventavo automaticamente il suo "fidanzatino" ma, erano relazioni che nascevano e morivano poco dopo, il tempo di cambiare idea su un altro bambino o bambina e poi si ritornava a essere amici a giocare tutti insieme come se non fosse mai accaduto niente; anche Jungkook aveva conquistato il cuore di una bambina, per la precisione Jieun, suo padre lavorava nella stessa fabbrica del mio: la loro fu la relazione più longeva di tutti, durarono ben tre settimane poi, Jungkook andò al campeggio e decise di mollarla, si dice che addirittura lei pianse facendosi consolare dalle altre bambine: tutte queste persone, compresi noi due, hanno quattordici anni, pronti per essere adolescenti, inghiotti nella fase piena di vita, in ogni sua forma.
Tutti passarono il test di ammissione, chi con voti bassi e altri più alti: ma ad Hanok non c'erano genitori che si preoccupavano di numeri, l'importante era finire la scuola d'obbligo e poi incominciare a lavorare, li, rinchiusi in quelle mura di palazzi alti, viveva forte l'idea di lavoratore e non di studente; i figli lavoravano per dare una mano in casa con le spese, non c'era spazio per diventare qualcuno d'importante e allora, chi aveva l'opportunità di studiare, usciva fuori da Hanok ma erano stati davvero pochi a riuscirci, gli altri nascevano e morivano nel quartiere, inghiottiti da un mondo a se e malsano. Ma a quattordici anni, questo non rientra nelle tue preoccupazioni, ancora c'è tempo per pensare a chi e cosa vorresti diventare da grande, così tutti si fecero la foto per l'annuale scolastico, in divisa. Mia madre Yerim, incorniciò la mia foto assieme a quella di Jungkook, appendendola in sala affianco a quella di nostra sorella che ormai era una ragazza bella che fatta, formosa, raggiante nei suoi ultimi anni di adolescenza e bella da avere la fila a scuola; lei stava per concederci il posto, tra qualche anno lei si lasciava gli anni del liceo alle spalle e noi due lo iniziavamo, che fantastica storia la vita, eh?
Quando vidi le nostre due foto appese al muro di casa mia, mi resi conto di quanto il mio migliore amico era cresciuto, io mi vedevo sempre uguale, lo stesso di sempre, per me ero rimasto il bambino di cinque anni: non riuscivo a percepire il cambiamento come mia madre che ci abbracciò entrambi commossa:" i miei ragazzi, così belli e sani. Le ragazze impazziranno per i due fratelli diversi!" Ci disse, mentre aveva la testa appoggiata tra le due nostre spalle. Io non so cosa pensava Jungkook quando guardava noi due in foto, io mi girai a guardarlo, mentre lui le guardava con un sorriso a forma di luna sulle labbra ed è li che sentì qualcosa di diverso smuoversi dentro di me.
Di colpo lui era diventato più alto di me, incominciava a perdere tutti i lineamenti bambineschi, il suo volto diventava sempre più maschile e definito, anche se con alcune espressioni facciali sembrava ritornare all'età di dieci anni. Incominciarono a crescere i primi peli sulle gambe, braccia e poco sopra al labbro inferiore; ancora ricordo il momento in cui mio padre ci portò in bagno, ci piazzò davanti allo specchio e ci spiegò come rasare la barba senza tagliarsi e invano fu la spiegazione, entrambi ci procurammo dei tagli, io osservavo il volto di mio padre dal riflesso dello specchio, e mi resi conto di quanto stava invecchiando, dimostrando più della sua età, per quel dannato lavoro che gli distruggeva la schiena, lo guardavo ridere di noi due, dei suoi figli maschi, uno adottato e l'altro suo ma il bene era uguale per entrambi; e poi ricordo che chiamò Jin, mostrandogli il nostro impegno cercando di non tagliarci, e jin ci guardava compiaciuto:" ma un taglio come ricordo ci può stare! Sapete quanta strada c'è ancora da fare prima di fare una rasatura senza tagli eh!" E tutti noi ridevamo nel piccolo bagno.
Jin dal canto suo diede il suo contributo per quanto riguarda le lezioni di vita: i miei genitori erano troppo timidi per affrontare un argomento simile e allora prese l'occasione il fratello maggiore, che ci spiegò senza troppi peli sulla lingua come usare le precauzioni durante un rapporto sessuale: "mi raccomando ragazzi! Usate sempre i preservativi! Non fatemi diventare zio prima del previsto! Anche perché ancora non sono padre!" Noi lo ascoltavamo come due scolari stanno a sentire un maestro, Ed era vero, Jin ancora sembrava non aver trovato nessuno, secondo Jungkook, mi disse nei nostri discorsi notturni mentre mia sorella crollava nel sonno profondo, Jin andava più su rapporti occasionali, nulla di serio, anche se ormai aveva sulla trentina di anni.
E poi arrivano le prime sigarette di nascosto, qualcuno le rubava ai genitori nelle tasche dei pantaloni altri, come Yoongi e Hobi, nelle borse delle mamme che fumavano; noi due avevamo la sfortuna che i miei genitori non fumavano e ne tanto meno Jin o forse sì, ma di sicuro sapeva nasconderle bene al fratello minore, era stato adolescente prima lui, immaginava già che periodo era per noi. E poi la palla da calcio smise di rotolare lungo il campo sabbioso con L'erbaccia alta, qualcuno la portava per fare qualche tiro ma per il resto, passavamo le giornate intere spaparanzati sulle panchine mal messe, se non c'era posto ci si sedeva per terra sporcando i pantaloni; ogni tanto mi saltava in mente la nostalgia di quando vedevo da piccolo i più grandi stare seduti per ore a parlare di mille argomenti messi insieme, a ridere e scherzare, e in quel momento al posto loro c'ero io, assieme ai miei amici, qualcuno si rollava una sigaretta all'americana, altri accendevano una già fatta, qualcuno faceva girare una birra nascosta in un sacchetto di carta marrone per non dare troppo nell'occhio ai genitori che li guardavano dalle finestre di condomini alti, e si parlava per ore e ore, di ragazze, di calcio, di politica, di scuola.
E io osservavo il mio migliore amico, mio fratello. Se tutte queste cose erano cambiate, era cambiato anche qualcosa tra di noi. Lui mi beccava a osservarlo, e mi sorrideva dandomi un buffo, altre corrugava le sopracciglia per capire se c'era qualcosa che non andava e io lo tranquillizzavo facendogli un "no" scuotendo la testa. Per lui erano semplici sguardi, io lo guardavo perché non riuscivo a decifrare quello che provavo dentro di me; si dice che se una persona è omosessuale già in tenera età può manifestare i suoi sentimenti, io non credo di far parte di quella fascia di persone, da piccolo non ho mai considerato nessun maschio in quel modo, ho sempre fatto apprezzamenti sulle ragazze della mia età ma poi, crescendo, lui creò una voragine al mio interno, aprendo i mari, le alte maree che si agitavano al mio interno. Uno suo semplice tocco che sia le ginocchia che si toccavano per via delle sue sedute a gambe spalancate, a quando mi abbracciava da dietro nel letto prima di addormentarci, scatenavano un fremito, e io non potevo perdonarmelo, più le persone ci chiamavano "i fratelli diversi" più io mi sentivo divorato dal senso di colpa. « cosa mi sta succedendo?»