Dall'infanzia fino all'età adulta, «Mille inverni» racconta la storia di Taehyung e Jungkook, due ragazzi che vivono in periferia della città in un quartiere popolare ed emarginato; fin da piccoli, dovranno combattere contro una realtà dura della vi...
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Taehyung pov:
"Zio!Mi racconti di nuovo la storia di come vi siete conosciuti?"
Soomin ormai è una ragazza adolescente; ci viene a trovare ogni estate qui, a Osaka.
Anche se non è mia nipote di sangue biologico, la ritengo comunque tale, come i figli di mia sorella; con lei però abbiamo un rapporto speciale, non ci sentiamo solo in occasioni di festività, siamo tutti e tre legati l'una all'altra.
Io e Soomin apparecchiamo la tavola, lei mette i piatti e io posiziono i bicchieri per ognuno di noi.
"Ancora Soomin? Non ti sei stufata di sentire sempre la stessa storia? Esclama Jungkook mentre ha lo sguardo rivolto al televisore, seduto sulla poltrona in pelle rossa; la luce della lampada gli mette in mostra ancora di più i segni dell'età, entrambi abbiamo cinquant'anni; lui è diventato un poliziotto grazie alla sua carriera militare e io, un professore di letteratura al liceo pubblico di Osaka.
Mentre finisco di cucinare la cena all'italiana, osservo l'uomo della mia dal piccolo angolo cucina, la porta è aperta così ho la visuale piena della sala da pranzo di un appartamento modesto, forse un po' troppo grande per sole due persone ma che contiene i ricordi della nostra vita: i suoi capelli bianchi e grigi, le sue rughe sotto gli occhi, le mani grandi e ruvide che si strofinano il mento mentre si concentra sulle notizie politiche e di attualità che danno al telegiornale; si gira verso di me, probabilmente controlla se ancora ci vuole molto per mangiare, incrocia il mio sguardo e nonostante gli anni insieme, distolgo lo sguardo imbarazzato e so che lui sorride nel vedermi ancora così, consapevole dell'effetto che mi provoca, ancora.
"Allora? Mi raccontate quando Zio Jungkook è partito per raggiungerti e tutti lo guardavano male perché indossava gli abiti da lavoro?"
Tutti scoppiamo in una grossa risata; davanti ai miei occhi si piazza il ricordo di lui rannicchiato sul pavimento della mia università, giovane e bello, innamorato.
Dopo quell'episodio, non siamo più ritornati in Corea.
I miei genitori, non ne volevano più sapere niente di noi due, ormai sapevano la verità. Ma nonostante questo, alla morte di mia madre, ero riusciti a perdonarli. Ora, ritorniamo solo quando si celebra il capodanno per passarlo assieme a mia sorella Yerina e Jin, e per andare a trovare al cimitero i miei genitori; mio padre se ne andò non tanto dopo la perdita di mia madre: il loro amore mi ha sempre lasciato senza parole. Non ho potuto vedere gli ultimi anni di vita dei miei genitori, ma tramite le parole di mia sorella so quanto ha sofferto mio padre senza mia madre cosi, ha deciso di andarsene con lei.
Ogni tanto ci penso, e mi addosso le colpe della morte dei miei genitori che a distanza di pochi anni, se ne sono andati, forse la vera delusione, l'ho provocata io. Un figlio gay. Anzi due, che stanno insieme: era questo il vero rischio. Ma ormai le cose sono andate così, Osaka è la nostra casa, dietro di noi viveva tutto il resto. Hanok non era più il quartiere di una volta: lo stato aveva previsto la demolizione completa della struttura dichiarata inagibile e ora non rimaneva che la polvere di quei palazzi: solo il parco è rimasto con le sue panchine sgangherate, ma nessun bambino ci gioca più. Tutti quelli che conosco, non vivono più li: da lontano quando si passa per quella strada, l'impatto di non vedere più i plessi alti in un certo senso mi straniva.
Ma ora siamo qui, e ogni volta che guardo Jungkook, mi viene in mente una frase che ho letto da qualche parte, forse in un libro, uno dei tanti che ho letto, dice: "l'amore è invecchiare insieme."
E allora realizzo, mentre lui scherza con la giovane nipote, che la stuzzica con la sua ironia che ha sempre conquistato tutti; ogni tanto cerca di impararle il giapponese, ormai lui sa parlarlo abbastanza bene anche se tra di noi vige la regola di parlare in coreano, per non dimenticare le proprie origini, chi siamo e da dove veniamo.
Lo guardo, e capisco che abbiamo vinto noi, abbiamo vinto la libertà.