mi ci dovevo abituare, era questa la parola chiave.
Man mano col tempo non mi dava più fastidio il fatto che mia sorella dava il bacio della buona notte anche a lui, che arrossiva non appena le sue labbra toccavano la sua guancia, che mai madre accarezzava anche i suoi capelli lisci, che mio padre faceva il solletico anche a lui.
Però, non ci parlavamo.
Lui non era di grandi parole e questo si era capito, ma quando si era deciso di aprirsi un pochino di più, parlava con tutte le persone tranne che con me, addirittura, strinse amicizia con Choi, un giorno che lui venne a casa mia per giocare dato che fuori pioveva, chiesi a mia madre se potevamo giocare in casa e fu così che per la prima volta giocai con lui; per terra sfrecciano macchinine di tutti i colori, giallo, rosse, verdi, blu..., per sbaglio, per far sfrecciare meglio la mia macchinina sul pavimento ruvido e freddo, sfiorai con la mano il suo braccio, sentendo per la prima volta il tocco della sua pelle, lui non si smosse, non avvertì il tocco, continuava a far correre la sua macchina, imitando con la bocca il motore in azione.
"facciamo questo gioco?" " facciamo una corsa clandestina! Al mio tre tutti partiamo..." la sua voce sembrava stordire le mie orecchie, ma i suoi occhi guardavano solo ed unicamente Choi, io non c'ero anche se si riferiva a tutti e due.
Per via di mia madre che ci osservava ogni tanto, mi tratteni dal pianto, dal urlare che lui giocava solo con il mio migliore amico, ma dovetti fermarmi, capì che avevo già sbagliato una prima volta, non potevo di nuovo cadere della trappola del bambino geloso.Così si guadagnò anche la stima del mio migliore amico che lo considerava simpatico, anzi, si assicurò che per le prossime volte doveva esserci anche lui per giocare, così sarebbe stato più divertente.
Mi sentivo ferito,seppure ero un bambino anche io, mi sentivo violato delle mie cose, qualcuno era entrato nella mia vita e mi sembrava che piano piano si portasse via tutto quello che avevo.
Ed io non sopportavo ancora di più quando, lui mi osservava quando sapeva che io ero preso da altro; attorno al tavolo mentre si mangiava, lui era sempre seduto dall'altra parte di fianco al fratello, ed io seduto di fronte, impegnato a mettere sul bordo del piatto i pezzetti di verdura oppure ero preso da qualche discussione che animava mio padre dato che mi incantavo a guardare i suoi modi di gesticolare, di muovere la mano mentre mimava qualcosa o qualcuno, quando ritornavo alla realtà mi capitava di vederlo con i suoi occhi grandi, fissarmi, non c'era malizia nei suoi occhi, né tanto meno cattiveria ma, guardava quando sapeva che io non ero attento e poi, fuggiva, il suo sguardo andava sempre più lontano, per un po' di tempo quello era il nostro modo di comunicare, l'unico modo di considerarci.
Ma poi tutti i sentimenti negativi passano in secondo piano, l'abitudine prende il sopravvento su tutto che provavo, la gelosia non era più così ardente come prima, la sua amicizia con Choi non era più così fastidiosa, un po' meno lo erano le attenzioni dei miei parenti.
Mesi, mesi e ancora mesi. Jungkook era ancora lì.Una sera capitò che Jin doveva fare il turno di notte, doveva fare uno straordinario per poter pagare l'affitto di casa, aveva trovato un secondo lavoro come cassiere in un minimarket di ventiquattro ore.
Ovviamente, Jungkook non poteva dormire da solo, così Jin chiese se era possibile almeno per una notte che lui dormisse con noi, inutile raccontare che mia madre accettò.
Ricordo che mia madre preparò i letti, per una volta, dovevo dividermi da mia sorella, per lei quella sera era stata riservata un terzo lettino appoggiato temporaneamente nella camera dei mie genitori, la stanza più grande della casa, tenuto su solo dalla rete e dal materasso; nei due letti nella cameretta c'era posto per me e per Jungkook.
Per me quella situazione mi portò ad un pianto che avevo trattenuto per tutti quei mesi, staccarmi da mia sorella, seppur per una notte, sembrava per me una tragedia e una scena ridicola agli occhi dei miei genitori che non vollero sentire ragioni sulla mia idea, ovvero far dormire con loro Jungkook al posto di Yurina, le lacrime scendevano anche durante il pasto serale, sotto l'occhio attento e innervosito di mia madre e la pazienza ormai arrivata al limite di mio padre, nel mentre mia sorella sembrava gioire del fatto che dormiva con i suoi genitori, chissà dopo quanto tempo dato che dalla mia nascita lei era sempre stata con me, e finalmente capì come lei si sentì per tutti quei anni; mia sorella maggiore anche involontariamente era stata messa da parte, aveva assunto i panni di una donna adulta finta,era passata dal cambiare i pannolini mentre si reggeva su uno sgabello per arrivare al fasciatoio, di accompagnarmi a scuola tutti i giorni prima di entrare nella sua, di pulirmi la bocca quando mangio senza essere composto,era lei a calmarmi quando mi svegliavo di colpo dagli incubi. Ecco cosa stavo provando, la sindrome di finto abbandono, io adesso non ero l'unico piccolo di casa, non ero più il bambino piccolo e fragile da proteggere, c'era qualcun altro assieme a me, ed io volevo di nuovo le mie attenzioni ma come per mia sorella, non potevo farci niente.Mia madre rimboccò le coperte a tutti e due, mentre mia sorella aspettava impaziente nel suo letto nuovo, diede un bacio sulla fronte ad entrambi ed uscì dalla camera, ricoprendola tutta di buio chiudendo la porta alle sue spalle, sullo dalla fessura in basso rientrava un po' di luce dovuta alla lampada accesa in salotto per chi si alzava a bere durante la notte e per non inciampare.
Le lacrime scorrevano ancora, strinsi il lenzuolo tra i denti per soffocare i mugolii che fuori uscivano dalla mia bocca.
E improvvisamente le lenzuola scostarono dalle mie gambe, la sua mano si appoggiò al mio braccio."Se hai paura dormiamo insieme." Jungkook parlava sottovoce, nonostante dall'altra parte della casa si sentivano ancora il vocio dei miei genitori che non erano ancora pronti per coricarsi.
"No." riuscì a dire, non volevo che capisse che io stavo piangendo.
Ma lui lo capì e come, forse anche lui piangeva come me durante le notti, sapeva come tranquillizzarmi, imparando dal fratello; sentì il suo ginocchio che sprofonda nel materasso troppo duro, la coperta alzarsi per una frazione di secondi per poi ricoprire di nuovo il mio corpo ma non solo il mio, anche il suo che era disteso di fianco.
Incominciò a disegnare dei piccoli cerchi immaginari sul braccio libero ricoperto dal tessuto del pigiama e soffiava aria calda dalla sua bocca in maniera lenta, delicata."quando non riesco a dormire, mio fratello fa così."
continuò per una manciata di minuti, fino a quando io non mi calmavo totalmente, sotto il suo tocco mi addormentai e poco dopo anche lui fece lo stesso, con la mano piccola appoggiata al mio braccio.
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Mille inverni - Taekook
FanfictionDall'infanzia fino all'età adulta, «Mille inverni» racconta la storia di Taehyung e Jungkook, due ragazzi che vivono in periferia della città in un quartiere popolare ed emarginato; fin da piccoli, dovranno combattere contro una realtà dura della vi...