Capitolo 15

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Cassandra sollevò il viso sulle sagome notturne delle alte querce che torreggiavano su di lei. Il tempo sembrava scorrere lento, lasciando percepire solo il battito del cuore nelle sue stesse orecchie. quell'attimo di quiete fu turbato dalle urla degli ufficiali armeni e dell'intermittente cigolio delle balestre.

Attorniato dai soldati che reggevano le torce accese, Johansson udì il suono del corno che chiamava l'entrata della cavalleria. Scambiata una breve occhiata con la marchesa, il comandante si allontanò con grande stupore dei cavalieri di re Canut.

La donna, preso il posto dell'ufficiale, studiò gli uomini dai visi rudi che formavano il cordone. "Io sono solamente un'orfana bastarda che per qualche strano motivo la natura ha deciso di tenere al mondo" disse canzonandosi e generando risa tra le file. La lucentezza degli usberghi e degli scudi a mandorla rendeva i soldati più compatti. "Io non vi chiedo di seguirmi, bensì di aiutarmi ad abbattere il nemico che abbiamo di fronte con la stessa crudeltà con cui egli ha ucciso degli innocenti. Perché se non lo faremo la sua mano distruggerà i nostri valori e ci dominerà, impadronendosi della mente dei nostri figli." La sua voce aumentò di volume. "Non lasciamo che gli insegnamenti e i sacrifici dei nostri padri vengano infangati dall'onta sanguinosa di quei pagani!" La sua voce echeggiò per l'intera foresta, cominciando a infiammare gli animi dei guerrieri.

"Uomini del nord" urlò all'abbassarsi delle visiere degli elmi "uccidiamo l'usurpatore!" I suoi occhi tremarono; la sua voce tuonò impetuosa. La Maxim Real fu sguainata e alla brillantezza della Croce lucente incisa sulla lama, il sangue dei cavalieri ribollì nelle vene sollevando in aria le loro spade e incitando l'urlo di guerra. A quel richiamo, due occhi lividi si sollevarono dal buio di una prigione, sorridendo di speranza.

Gran parte della cavalleria armena, intanto, si era schiantata sul muro di lance dei nordici, fino a quando il rombo tuonante di zoccoli che frantumavano le zolle crebbe tutt'attorno. I cavalieri scandinavi tenevano alti i loro giavellotti.

Kalem si voltò verso quel rumore cupo e prolungato, sgranando gli occhi quando vide la cavalleria di Cassandra scendere giù dalla collinetta e uscire dal bosco caricando compatta, dritto verso il centro dell'esercito armeno al fine di travolgerlo. Nel galoppo sfrenato gli svedesi piegarono i loro giavellotti guidati dalla travolgente tenacia della donna che li aveva incitati.

I fanti armeni si posero innanzi alla loro cavalleria per arrestare quell'avanzata, tenendo le lance acuminate alte verso l'assalto non riuscendo, però, a competere contro la furia guerriera dei giganti del nord. La cavalleria armena fu costretta ad abbandonare l'accerchiamento, permettendo così alla fanteria svedese di assalire i fanti avversari.

La figura incappucciata che uscì da una crepatura forata del muro di cinta si bloccò all'improvviso, scorgendo le sentinelle norvegesi che vigilavano su quel tratto roccioso e poco accessibile. L'uomo si nascose dietro alcuni alberi e attese il momento opportuno per proseguire la sua fuga, mentre la battaglia incalzava violenta con urla che giungevano in lontananza.

Le sentinelle voltarono il passo e scesero giù lungo il fianco roccioso. L'occasione non poteva essere delle migliori. La nera figura uscì dal suo nascondiglio e salì su per la collina, per poi discenderla dal lato orientale. Si voltò un istante, il tempo per scorgere la folle corsa della cavalleria svedese travolgere le linee armene. L'uomo parve sghignazzare sommessamente sotto l'ombra del cappuccio e non sembrò mostrare il benché minimo interessamento per quello che stava accadendo. Ad attenderlo giù per il declivio un nero stallone, la cui lucentezza si specchiava col riflesso lunare. Tutto era compiuto. Aveva guidato il destino verso il suo obiettivo e non aveva intenzione di voltarsi indietro. Si allontanò al galoppo, mentre alle sue spalle la battaglia infuriava.

La fanteria coalizzata, intanto, corse all'assalto delle mura. Gli arcieri armeni appostati sulle merlature scoccarono i loro dardi sull'esercito in arrivo ma non tennero conto della spada della marchesa di Herning la quale, galoppando in testa alla cavalleria, la lasciò saettare infuocata verso il nemico, andando ad aprire una voragine sul muro frontale della fortezza.

CASSANDRA - La Leggenda del Custode - Vol.1  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora