Capitolo 6

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... I commenti dei dignitari furono un mormorio di meraviglia.

Il re osservò pensieroso la donna. Una nota di stanchezza velava il volto della giovane. Il suo viso era pallido, seppur straordinariamente bello. Le chiazze scure sotto gli occhi, inoltre, dovevano essere il risultato di parecchie notti in bianco. Re Canut si incuriosì.

Cassandra sciolse l'inchino, senza attendere il permesso del re, e si eresse in tutta la sua altezza. Come videro la ragazza rialzarsi due guardie si portarono al fianco del sovrano con le lance tese, non fosse altro che per quella spada dall'elsa dorata che si intravedeva dal suo mantello.

"Le mie intenzioni non sono ostili" chiarì lei con tono altero, senza staccare gli occhi dalle guardie.

Il sovrano, risalì la pedana, si fermò davanti al trono e si voltò. Con un gesto ordinò alle guardie di allontanarsi. "Dovete essere molto speciale perché re Waldemar decida di far viaggiare una donna, priva di accompagnatori, per recare chissà quale messaggio!"

Cassandra accennò un sorriso debole e stanco a quella mancanza di attenzione regale e cavalleresca per cui una donna non poteva viaggiare da sola tra mille insidie. Solo formulando l'ultimo pensiero si ricordo, però, di non essere come una qualsiasi donna.

Il monarca le lanciò un'occhiata di protesta. "E' inaccettabile per me comprendere il benché minimo motivo che abbia spinto re Waldemar a ..."

"Ero sua figlia!" lo interruppe lei freddamente.

Il re allargò gli occhi. "Eravate? ..." non terminò la frase colpito da un crudo presentimento, mentre la fama della figlia del re danese gli tornava alla mente, oggetto di racconti fantasiosi tra le terre nordiche.

"Qual'è il motivo della vostra presenza, altezza?" le domandò con voce calma.

Cassandra lo guardò negli occhi, chiamando a raccolta tutta le sua fermezza. "La Danimarca è stata invasa dalle truppe armene del principe Levon, Sire!" rivelò senza indugio. Re Canut si accigliò sempre di più.

"Continuate!" la incitò ansioso.

"Il mio re è morto!" concluse bruscamente.

Re Canut si asciò cadere sullo scranno con lo sguardo smarrito. Osservò, poi, la donna. "Parlate, dunque."

"Dopo aver invaso parte della regione settentrionale, Levon ha posto sotto assedio parecchie contee, ducati e le regioni portuali. L'assalto a Roskilde è stato decisivo. Ce li siamo trovati dentro i nostri territori senza che l'esercito di sostegno potesse sospingerli oltre il confine. Le guarnigioni danesi sono state rase al suolo. Parecchi cavalieri ... hanno ceduto alla prigionia!"

Fece una pausa. Impedì al suo petto di irrigidirsi nella mestizia e proseguì algida. "Re Waldemar è stato colpito a morte da Levon. Prima di morire mi ha fatto promettere di recarmi qui da voi. Mio fratello Eric è stato fatto prigioniero."

Il monarca batté stizzito un pugno sul bracciolo intarsiato. "Se Levon non ha ucciso vostro fratello avrà in mente qualcosa!" Il silenzio che piombò, permise a re Canut di scuotere il capo nella riflessione. Cassandra notò che era combattuto nelle sue decisioni, precarie per il ruolo che doveva assumere. Si sentì quindi fissata con rigida imposizione.

"Levon mi ha appena fatto giungere il suo messaggio di guerra. Ha tutta l'intenzione di invadere la Svezia" le comunicò sventolando la pergamena che per tutto il tempo aveva tenuto stretta in un pugno. "Ho chiesto un sostegno militare all'Imperatore di Bisanzio, e questa mattina due dignitari sono partiti per la Norvegia ..."

"Non arriverà alcun aiuto!" lo avvertì lei cupamente. "I vostri corrieri saranno intercettati prima ancora di oltrepassare i confini. E' accaduto lo stesso con i nostri messaggeri. Mio padre vi aveva inviato una richiesta di soccorso."

Il re si rabbuiò allentando il tono. "Non mi è mai stata pervenuta."

Lei sorrise per la sua stessa intuizione. "E' un valido motivo per anticipare le sue mosse. Non potete stare ad aspettare che lui giunga fino a voi."

Cassandra vide il re impensierirsi. La sua mano tracciava i contorni della corta barba rossiccia. "Se intendete aspettare gli armeni fare il loro ingresso in Svezia, fate pure, ma aiutatemi a liberare mio fratello!"

"Mi chiedete un esercito, altezza. Non posso concedervelo!"

Cassandra si rifiutò aspramente di apparire lucida. Stava per aprire bocca per dissuaderlo, quando un consigliere del re si avvicinò al suo signore sussurrandogli qualcosa che lei non riuscì a sentire. Il re annuiva a ogni parola e infine scrollò le spalle, considerando con freddezza di avere una sola possibilità. Si sollevò dallo scranno e scese i gradini della pedana, ponendosi davanti alla marchesa. Le due altezze combaciavano. La corporatura larga faceva assumere al sovrano un aspetto altero. Le sue sopracciglia si incurvarono, scrutando la giovane con circospezione.

Lei fronteggiò ostinatamente il suo sguardo. "Non posso forgiare una spada dal fango se non ho qualcuno che si pone al mio fianco" gli mormorò. "Aiutatemi, Sire, a liberare la mia patria dal dominio armeno e salveremo anche la Svezia!"

Il re gonfiò le gote e lentamente asserì. "Il vostro coraggio vi fa onore, per non abbassare lo sguardo dinanzi a un re."

Lei chinò il capo con rispetto. Non intendeva offendere la moralità del sovrano, ma in quel momento nulla era più importante che portare a termine la sua missione.

"E sia! Vostro padre sarà vendicato e vostro fratello siederà sul trono che gli spetta. Convinceremo la Norvegia a unirsi a noi. Entrambi non godiamo di un grande quantitativo di truppe. Parecchi contingenti stanno marciando per la Terra Santa. Sia chiaro, però," intese a precisare "ciò non significa che la Svezia stringerà alleanza con Danimarca e Norvegia. Stiamo solo collaborando, affinché gli armeni non estendano il loro dominio. Stipuleremo un trattato con re Sverre che ci unirà per sette anni."

Cassandra annuì già soddisfatta per il risultato che aveva ottenuto.

"Questa sera inizieremo a studiare una strategia di attacco, dove la vostra collaborazione sarà preziosa, altezza. E che Dio ci aiuti!"

CASSANDRA - La Leggenda del Custode - Vol.1  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora