Capitolo 38

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Il barone de Melville salì i gradini del palazzo dei templari seguito dai compagni, che non riuscivano a reggere il suo passo.

"Ti decidi a spiegarci che cosa ti aspetti che dica Ridefort?" domandò Nicol. Un leggero vento si era alzato e il giovane faticò a tenere a posto la frangia bionda che gli cadeva prepotentemente sul volto.

"Voglio sapere che cosa c'entra quella donna con mio padre!"

Valerio e Adryan si scambiarono un'occhiata esausta ma di intesa. I giorni vissuti in mare avevano rischiato di logorarli nella noia. Da quando avevano toccato il suolo santo, però, le notizie degli avvenimenti che si erano persi avevano dato loro nuova energia, e quello che stava ruotando attorno agli amici ritrovati, notarono, era qualcosa che li avrebbe tenuti occupati per un bel pezzo.

I morbidi stivali neri del barone non producevano alcun suono, mentre avanzava rapidamente lungo il corridoio di pietra, ma la cappa bianca frustava l'aria. Ridefort lo aveva sentito arrivare già dalla scalinata e capì che era furibondo. Egli sapeva che il giovane cavaliere non si sarebbe accontentato delle semplici spiegazioni fornitegli sul padre, ma mai si sarebbe aspettato che irrompesse come una tempesta di sabbia per domandare con arroganza chi fosse in realtà la principessa di Danimarca.

Fissò il giovane negli occhi e capì dal suo sguardo corrucciato che non se ne sarebbe andato senza aver ottenuto le giuste delucidazioni. Fece cenno ai suoi fratelli di lasciare la sala e quando restò solo con gli inglesi, tamburellò pensieroso le dita sullo schienale della sua alta sedia.

Era giusto dire a quegli uomini la verità? Era evidente che nella terra dei druidi la novella della fanciulla era frammentaria, o per meglio dire, molti la consideravano una semplice favola popolare. Da dove cominciare, dunque, per non rischiare di essere preso per pazzo?

"Rispondete alla mia domanda, Ridefort!" scandì il barone, interrompendo il tamburellare del templare.

Gli ufficiali rimasero in attesa. Si accorsero, però, con sconcerto, quanto il solo pronunciare il casato, oppure il nome della donna, producesse dei lievi brividi, che scendevano lungo le braccia.

"Undici mesi fa" cominciò Ridefort "Levon, principe d'Armenia, invase la Danimarca uccidendo re Waldemar e rapendo il principe Eric. La principessa, con l'aiuto della Svezia e della Norvegia, riuscì a scacciare gli invasori, ma il principe armeno fuggì portando con sé l'erede al trono."

"Le tracce portarono la principessa su questa terra, dove trovò l'esercito di suo padre dimezzato e umiliato da voi inglesi" narrò, evitando di includere la parte che riguardava i templari soccorsi a Damasco.

"E' bloccata qui, mentre il suo unico desiderio è quello di cercare suo fratello. E voi" alzò la voce, stringendo lo schienale della sedia "con il vostro temperamento non avete favorito una buona soluzione per questa città. Per vostra fortuna, la sua presenza, il suo rango e la conoscenza militare la rendono unico comandante supremo sul territorio e nessuno di voi, pur essendo stati autorizzati dalle proprie case regnanti, può avanzare decisioni senza l'accondiscendenza del comandante supremo."

Fece un lungo respiro, poi continuò. "I sovrani di occidente e il Papa dovrebbero darsi una scrollata e mettersi in viaggio per non perdere la faccia e diventare gli zimbelli della storia, a causa di una donna!" Lasciò affiorare un impercettibile sorriso e rincarò la dose. "E' la legge del più forte!"

"Tutto ciò che ho udito da voi lo sapevo già!" si ostinò Jean, avanzando di un passo. "Andate oltre Gran Maestro. Perché quella donna è così forte? I danesi la adorano come se fosse, addirittura, un dio della guerra!" sbottò indignato. "E perché si trovava con mio padre al momento della sua uccisione?"

CASSANDRA - La Leggenda del Custode - Vol.1  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora