Capitolo 52

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Cassandra temeva di trovare Gerusalemme sotto l'assedio di Brewster, il quale con l'aiuto di Levon avrebbe goduto di un esercito consistente per avanzare un simile azzardo.

Sollevò gli occhi nel cielo che si stava tingendo di rosa. Ancora una manciata di tempo e le stelle sarebbero apparse come punti luminosi sul paesaggio desertico. Pochi metri separava la guarnigione dalle mura della città, dove gli ultimi squarci di sole si infrangevano ai piedi dei grandi bracieri posti sulle terrazze di ronda e lungo i bastioni dei trinceramenti interni.

Due cavalieri cavalcavano a spron battuto nella loro direzione. Erano due ufficiali svevi.

«Quale novità recate per correre a quel modo?» La voce di Warmont non si fece attendere.

«I reparti italiani sono in agitazione, mio signore!»

«Per quale ragione?» chiese Cassandra, rabbuiandosi.

«Pare che questo pomeriggio sia stato rinvenuto il cadavere di un comandante italiano nel suo alloggio ...»

«Pare?!» infuriò Warmont. «E' un fatto gravissimo!»

La principessa lo placò con un'occhiata. «Me ne accerterò di persona.» Si voltò, dunque, verso i suoi uomini.

«Vincent! Kellermann! Radunate gli uomini. Jorg, con me!» Non disse nulla agli inglesi, convinta che l'avrebbero seguita. Anche Warmont e Wiskarm ruppero le linee dei propri reparti unendosi al gruppo che seguì i due soldati verso al cittadella.

Giunti davanti all'abitazione del comandante Gualtiero, alcuni soldati italiani discutevano animatamente con una decina soldati normanni. Cassandra smontò da cavallo e si pose dietro al diverbio acceso dei contendenti alla ragione.

«Spero per voi che qualsiasi cosa abbiate da discutere, l'oggetto del vostro argomento non richieda la necessità della mia attenzione!» intervenne con gelida autorevolezza, sperando di sedare quella faida verbale, che sembrava voler degenerare con spintoni poco graditi.

Un ufficiale italiano uscì dalla casa facendosi largo tra i presenti. Cassandra gli andò incontro.

«Esigo un rapporto dettagliato, comandante? ...»

«Saverio Alberici, altezza» chinò il capo l'ufficiale. «Il comandante Gualtiero è stato trovato morto questa mattina nella sua camera, colpito al petto da un pugnale.»

Lei sospirò perplessa. «Indizi?»

L'uomo scosse il capo. «Gualtiero non aveva nemici. Era un soldato molto corretto, fedele e moderato nelle regole. Tutti lo stimavano.» L'ufficiale, poi, guardò alle sue spalle, verso i due gruppi di soldati italiani e normanni, che poco prima si spintonavano a vicenda, e si accostò a lei con imbarazzo, per non farsi udire. Cassandra volse di poco il capo per porgere l'orecchio.

«Un soldato dice di aver visto un normanno aggirarsi dietro la casa di Gualtiero.» Lei si raddrizzò e il comandante non continuò.

«Comandante Alberici, se l'artefice di quest'atroce misfatto dovesse essere uno dei miei uomini, vi garantisco che applicherò su di lui la giusta legge punitiva riservata a qualsiasi assassino. Prima di ciò, però, voglio prove, moventi e indizi che inchiodino il responsabile!» L'uomo chinò il capo soddisfatto.

«Scortatemi, adesso» continuò lei, facendo cenno a Jorg di seguirla. «Voglio vedere il cadavere.»

Il comandante le fece largo verso l'ingresso, cedendole il passo sulla scala. La luce di una lanterna illuminava la stanza e il corpo di Gualtiero era steso sul pavimento e riverso, questa volta, sulla schiena.

Jorg la precedette, chinandosi sul cadavere e lei lo imitò. Sotto lo sguardo sconcertato di Alberici, il fiammingo denudò il petto del morto per esaminare meglio la ferita mortale.

CASSANDRA - La Leggenda del Custode - Vol.1  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora