Capitolo 41

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I fuochi dei grandi bracieri di bronzo erano sparsi insieme ai falò e le torce in quella sera in cui la luna cresceva piena e luminosa.

Nel grande spiazzo di un terrazzamento, innanzi alla porta di Sion, dove la battaglia aveva creato parecchi varchi, i comandanti alleati borbottavano rumorosamente, recriminando le voci che da quella mattina giravano insistenti per i campi militari: la principessa di Danimarca voleva trattare col sultano e il fatto di essere stati convocati in quella riunione straordinaria avanzava ancora di più la veridicità di quelle voci.

Brewster, livido in volto, era comodamente seduto su uno scranno posto in una delle terrazze sabbiose con i suoi fedeli attorno.

Cassandra era ritta in piedi sopra una gradinata. La luce di un falò irradiava alle sue spalle. Intorno al fuoco, circondato da pietre, alcuni ragazzini giocavano a rincorrersi.

Un ufficiale svevo, lanciando un'occhiata agli altri, prese la parola.

"Altezza! Re Federico attende ovvie precisazioni sull'operato della campagna ..."

"Mi stupisco che non lo abbiate ancora avvertito, comandante!" lo zittì lei, ponendo le mani sul cinturone.

"Il consiglio occidentale si aspetta una ripartizione della regione" urlò un altro, imprimendo sul suo volto una smorfia allusiva, che le fece ignorare l'intrusione.

Cassandra sospirò, guardando i suoi uomini di fianco a lei. A un tratto, qualcuno azzardò la protesta che tanto attendeva. Fu un alto funzionario del papato a farlo. "Trattare col sultano, pensate sia veramente la soluzione più ragionevole da considerare?"

Tutti gli occhi puntarono su di lei in un silenzio sospeso, che attendeva fremente una risposta. Brewster, con un mezzo sorriso, si incuriosì nell'attesa.

"Il sultano Salah al Din sta giungendo da Alessandria con un esercito di quindicimila uomini, altri tremila se ne aggiungeranno a Damietta, dove sarà di stanza fra tre giorni. Voi credete veramente che con i nostri reparti, senza che il Papa abbia provveduto a incitare i vostri sovrani a rafforzare le guarnigioni, potremmo uscirne vittoriosi?" urlò alla platea con lo stesso tono autorevole che tante volte aveva udito dal padre. Con un breve salto scese dalla terrazza e si avviò dinanzi al consiglio.

"Guardate quei bambini" accennò dietro di lei. "Fino a quando dovremo ancora terrorizzarli?"

"Il sultano è un uomo illuminato e dovrà scendere a patti concreti, perché quello che abbiamo dimostrato fino a oggi non lascia ai mori nessun ragionevole dubbio. Sanno di cosa siamo capaci."

L'alto funzionario congiunse le mani. "Altezza, i luoghi sacri hanno la priorità per la chiesa. I nostri pellegrini rischiano il linciaggio non appena approdano da Cipro. Ci tengo a sottolineare che la mia responsabilità è di garantire al Papa la benevolenza su questa terra ..." Lo sguardo della marchesa impedì l'uomo di continuare la propria apologia.

"Fossi in voi, non mi preoccuperei di quello che pensa o dice il Papa. Piuttosto, chiederei consiglio alla coscienza, preoccupandomi di quello che accadrebbe se non poniamo una trattativa ragionevole!" 

Quelle parole suscitarono un vespaio di recriminazioni tra le parti opposte.

Il conte Wiskarm, un cinquantenne dal profilo serrato e uno sguardo che trasmetteva umana intelligenza, si fece largo tra i presenti. Aveva il volto contratto nella consapevolezza del messaggio che la donna intendeva diffondere. Avanzò il suo tentativo.

"Non siamo giunti per una guerra, bensì per trattare l'ordine. Loro ci hanno attaccati e noi abbiamo reagito. Solo in seguito la lotta si è accesa inevitabile" puntualizzò con coerenza.

CASSANDRA - La Leggenda del Custode - Vol.1  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora