Capitolo 49

102 1 0
                                    

La tenda più alta inalberava un vessillo dorato. Karim, galoppando tutta la notte, era riuscito a far giungere il messaggio dei cristiani nelle mani del califfo, il quale, a sua volta, presentò la missiva al Saladino.

Quando, ore dopo, la delegazione cristiana giunse presso gli accampamenti arabi, i crociati si accorsero della mobilitazione militare con cui il sultano li accolse, evitando così attentati a sorpresa.

Conducendo la propria guarnigione con lenta andatura, Cassandra ampliò lo sguardo su migliaia di teste levate a guardare verso di loro. Un vero e proprio esercito. Aveva avuto ragione a prendere quell'iniziativa, pensò esaminando i volti barbuti di quelli più vicini al suo passaggio.

Sei file di soldati alabardati, uno di fronte all'altro, piantonavano l'ingresso della grande tenda creando uno stretto corridoio. Le due estremità erano state raccolte per consentire l'ingresso agli stranieri.

Dentro la grande tenda la seguirono Jörg, Wiskarm, Warmont e i cavalieri inglesi. Il resto degli ufficiali rimase di guardia a fronteggiare il nemico.

L'interno della tenda rispecchiava l'intera cultura araba, con il fascino e l'armonia racchiuse nei colori vivaci delle stoffe più pregiate, nelle sculture di granito rosa e in tutto ciò che di opulento si potesse vedere.

Furono invitati a prendere posto su sgabelli intarsiati, circondati da comodi cuscini variopinti in broccato e in oro damascato. Di fronte a loro si ergeva uno scranno di legno massiccio, il cui schienale a graticola era laminato in oro, reso vistoso da piccole gemme preziose incastonate. Sul sedile, infine, era stato aggiunto un morbido cuscino rigonfio in velluto scarlatto. Attraverso il luccichio di quello schienale gli occhi di Cassandra scorsero un uomo sopraggiungere lentamente, seguito da un emiro e due generali.

Era vestito di una corta tunica nera, stretta in vita da un elaborato cinturone sopra a calzoni ampi in altezza e stretti alle gambe. Il Saladino torreggiò su di loro. Il turbante rosso lo faceva apparire più alto. La barba e i baffi erano neri, screziati di bianco. Allargò i lembi del mantello e prese posto sullo scranno, sporgendosi di poco e tenendo una gamba fuori dall'allineamento. Pose i gomiti sui braccioli e con classe sovrana intrecciò le mani, guardando il soggetto che più di tutti aveva catturato la sua attenzione, incuriosendolo non appena lo vide: la donna posta innanzi a lui, con lo sguardo di chi aveva affrontato pericoli e insidie trionfalmente. I suoi occhi, lesse, non temevano nulla.

«Ho sentito narrare delle gesta di una donna venuta dal nord delle terre fredde» parlò con tono lievemente acuto. «Suppongo ... dobbiate essere voi quella donna.»

Da vera reggente, sul piano di un compromesso, all'arrivo del sultano, Cassandra si era chinata su un ginocchio e adesso asseriva a quella domanda chinando elegantemente il capo. Alexander e i suoi compagni rimasero increduli davanti a quella scena. Con la forza che vantava, la marchesa avrebbe potuto porre il sultano d'Egitto dentro un pugno guantato; invece, era lì, china innanzi a egli, intenta a scongiurare un massacro. 

Il Saldino rispose al suo assenso con un sorriso principesco, accompagnato da un lieve cenno delle palpebre, che si chiusero in segno di deferenza.

«Avete messo in ginocchio il mio esercito con la sola forza della vostra audacia. Vi do merito e riconoscenza per aver risparmiato i figli di Allah e ...» accennò a Karim «aver riposto la vostra fiducia in uno dei suoi servitori, ma» e si raddrizzò sullo schienale «ho già trattato una volta la resa di Gerusalemme e sono stato ingannato. Chi mi assicura che anche questa volta la mia fiducia non sarà tradita?»

«Io!» si udì rispondere da una voce calma e acuta.

Il sultano allungò soavemente una mano. «E chi siete voi per ritenere che le vostre richieste possano armonizzarsi con le aspettative di entrambi?»

CASSANDRA - La Leggenda del Custode - Vol.1  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora