Capitolo 29

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... I danesi alzarono in alto le spade in segno di vittoria alla vista dei mori che se la davano a gambe. Cassandra montò su Neve e andò incontro ai suoi uomini. Quando scorse un drappello di soldati inseguire i nemici in fuga, strappò un corno dalle mani di un ufficiale svevo e suonò lei stessa il rientro nei ranghi, che permetteva così l'abbandono della caccia ai superstiti. Alcuni soldati, poi, si accostarono ai feriti del sultano per infliggere loro la fine e lei si rivolse, a gran voce, ai capitani crociati.

"Richiamate gli uomini. Gli avversari non si toccano!" apostrofò urlando con tono gelido che fece desistere i comandanti nel replicare. Questi diedero l'ordine e si fecero poi di lato al passaggio di alcuni cavalieri nobili che sopra i loro cavalli ondeggiavano verso di lei.

Gli ufficiali danesi si accostarono alla loro reggente e insieme fronteggiarono gli alleati. Un nobile inglese dai lineamenti spigolosi e lo sguardo beffardo si pose davanti al gruppo.

"La leggenda sulle prodezze nei combattimenti a cavallo degli uomini del nord sembrerebbe vera" proclamò, osservando i suoi compagni in cerca di approvazione. "Mai visto tanta audacia e forza ... in una donna!" biascicò poi inclinando il capo di lato. "Perché siete una donna, vero?" Consumò quelle parole tra i risolini divertiti degli ufficiali accanto.

L'inflessibilità nello sguardo della normanna lo inchiodò. Con occhi lascivi l'inglese tracciò i contorni sulla muscolatura raffinata di quelle braccia abbronzate e lucide su una corporatura graffiante. Jörg se ne accorse e con un ghigno strinse l'ascia.

Il nobile continuò: "Non eravamo al corrente che l'esercito danese si avvalesse di una condottiera così ... così ..." si schiarì la voce. Il silenzio della donna che lo guardava con indifferenza lo imbarazzò e cambiò argomento.

"Perché avete dato l'ordine di risparmiare i feriti?"

Questa volta lei parlò con voce calma e sguardo fermo. "I degni avversari vanno rispettati in battaglia."

"Non quando vogliono la mia testa!" si indignò l'inglese sollevandosi dalla sella.

"Sono abili combattenti e meritano un trattamento di riguardo." La voce di lei era pacata e tranquilla in modo esasperante. L'inglese scosse il capo non credendo a ciò che udiva.

"Se eravamo al loro posto non ci avrebbero risparmiati!"

Lei mantenne dritta la sua postura. "L'esercito crociato è decimato. Se il sultano non riconosce il nostro trattamento, alla prossima occasione ci abbatterà senza clemenza. È questo che volete?"

Al nobile tremarono le mascelle su uno sguardo intollerante. "Sono solo un branco ..."

"... di valorosi soldati che lottano per la nostra stessa causa" lo sovrastò lei, trafiggendolo con sguardo fermo. "Perché noi abbiamo sempre una causa da difendere, vero?" interpellò scrutando nello sguardo dell'uomo dal volto appuntito una nota di orgoglio soffocato, facendolo apparire interessato a ben altro, fuorché alla giusta causa.

"Sì ... è così!" ammise questi con imbarazzo. Non riuscendo, però, a tenere a freno la propria boria, continuò: "Se li uccidessimo affermeremmo, tuttavia, il nostro valore e dominio. Potremmo gestire meglio le terre e con l'uscita di Lusignano sara nominato un nuovo governatore che amministrerà ciò per cui abbiamo lottato!" urlò spazientito allargando le braccia a indicare tutto ciò che li circondava.

"Questo è parlare da tiranni!" sussurrò Simonsen.

L'espressione di Cassandra si fece a un tratto impenetrabile. "Se volete terre e prestigio andate a cercarle altrove" lo invitò minacciosa. "Se intendete, invece, toccare i prigionieri, dovrete prima passare sul mio cadavere!" e i soldati danesi fecero sentire il suono metallico delle loro spade, sguainandole. Ma non lei.

CASSANDRA - La Leggenda del Custode - Vol.1  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora