Capitolo 43

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... Quella notte Cassandra non chiuse occhio. Rimase a fissare il vuoto nel buio, seduta sulla branda con le mani penzoloni sulle ginocchia. La tenda si muoveva per effetto della brezza e fuori i rumori erano insoliti. Chi faceva da guardia sghignazzava con i compagni; i cani mendicavano briciole dal terreno; i falò scoppiettavano. 

Immobile, rimase col viso rigato di lacrime, senza neppure un sussulto. Unico conforto quell'anello legato al collo che la faceva sentire vicino al fratello. Non poteva perderlo. Era l'unico affetto che aveva. Morto lui, di lei non sarebbe rimasto nulla, fuorché la vendetta feroce e il vuoto della solitudine.

Quando uscì, il sole non era ancora alto nel cielo e lei con passo incerto si diresse verso la piscina di Siloe. Il silenzio e la frescura del mattino in quel posto la ristorarono. Si sporse sui bordi della grande vasca, dove già le prime donne apparivano per riempire le loro giare. Era come uno specchio calmo e quieto.

***

Alexander chiamò Nicol dall'esterno della tenda che il giovane divideva con un altro cavaliere. Non ricevendo risposta entrò e scosse l'amico incitandolo a svegliarsi.

"Hmm!" brontolò Nicol infastidito.

"Avanti, Nicol, svegliati! Re Enrico è appena entrato in città. Le sta cantando a Brewster!" incitò per convincerlo.

"Digli di aspettare un momento" biascicò Nicol, sbadigliando. Si contorse poi sulla branda e si mise seduto come se stesse per ricevere l'osso dal padrone.

Sapendo si avere un aspetto piuttosto dimesso, ignorò la finta occhiata altezzosa di Alexander. "E' così che si riceve un sovrano?"

L'amico prese uno stivale e glielo lanciò. "Hai sempre voglia di scherzare" lo rimproverò, recuperando l'indumento e indossandolo. "Ero nel bel mezzo di un corteggiamento con i veli colorati di una bella siriana danzante" si lamentò lui, afferrando il cinturone.

I due compagni uscirono dalla tenda. "Ne potrai vedere quanto vorrai quando andremo via" lo avvertì Alexander divertito.

Nicol si affibbiò il cinturone con i capelli biondi trafelati e gli occhi semichiusi, infastiditi dalla luce del sole. "Jean ha intenzione di andare a Damasco? Non ho mai visto la villa che suo padre fece costruire per la moglie. Dice che è bellissima, avvolta da palme di dattero" disse eccitato come un ragazzino, mentre immergeva le mani dentro un catino di bronzo colmo d'acqua.

"Lo ha solo accennato" affermò Alexander. "Ma sarà meglio insistere."

Nicol si asciugò il volto guardandosi attorno. "Ieri gli ufficiali della principessa hanno avvertito i comandanti di una riunione che si terrà questa sera. Si dovrà decidere chi partirà con lei."

Alexander vagò con la mente. "Dovremmo unirci al gruppo."

"Se così deciderà Jean, ci uniremo al gruppo."

***

La marchesa osservò de Melville isolato a guardare pensieroso un gruppo di ragazzini giocare tra le bancarelle. Il vicolo dove si trovava lei era sgombro. Nessuno in vista. Il barone era appoggiato di lato alla parete di una bassa palazzina. 

Diede un'ultima occhiata in giro e si calò il cappuccio del mantello sul capo. Lesta come un felino gli fu dietro in una falcata.

L'uomo, avvertita la presenza dell'intruso, mise mano alla spada, ma lei gli afferrò il braccio con forza impedendogli di voltarsi.

"C'è un'oasi a est, a un miglio da qui" gli sussurrò in un orecchio.

Lui tremò, preso alla sprovvista. "Altezza ..." pronunciò meravigliato con un tono suadente, che stupì se stesso.

CASSANDRA - La Leggenda del Custode - Vol.1  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora