Capitolo 30

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La roccaforte dei templari era in continua agitazione da quando il grande salone era stato affollato dai feriti. Gli ufficiali in carica per le procedure di emergenza organizzarono le distribuzioni per le riserve e i turni di guardia.

Parecchi cavalieri Ospitalieri si affiancarono ai Templari per accudire al meglio i moribondi, mentre le donne ebree aiutavano i medici nei medicamenti e nelle suture. Tutto era un caos di lamenti e urla.

Kellermann e Simonsen si fecero largo in quel lazzaretto e riuscirono a condurre la loro principessa al piano superiore. Giunti nella sala riunioni del Gran Maestro la adagiarono su una panca dai morbidi cuscini damascati. Si inchinarono per congedarsi ma lei afferrò il braccio di Kellermann e lo tirò a sé. Questi accosto di poco il volto al suo.

"Il sultano invierà altre truppe e l'accordo con l'occidente tarderà ad avverarsi. Fino a quando non mi sarò stabilizzata voi dovrete vigilare su ciò che accade e voglio un rapporto completo ogni due ore" mormorò esausta. "I musulmani hanno diritto insieme ai cristiani di rimanere a Gerusalemme e di pregare nelle loro moschee se lo chiederanno!"

Kellermann annuì. "Stabilirò dei turni per accontentare la vostra richiesta, mia signora. Sappiate, tuttavia, che le vostre buone intenzioni saranno contrastate dalle alte gerarchie nobiliari com'è già accaduto con quell'inglese. Il dominio sull'intera città è una posta in gioco troppo alta per rinunciarci!"

"E voi che cosa pensate? I miei uomini nutrono dubbi sulle mie decisioni?"

I due ufficiali si scambiarono un'occhiata fugace. "Noi siamo solo servitori della corona ..."

"Voi siete esseri umani! Soldati oltraggiati nel loro orgoglio!" scandì lei con rabbia, battendo una mano sulla panca.

Simonsen sorrise di gratitudine. "Forse qualcuno protesterà" ammise sinceramente. "Rimangono però i vivi propositi che nutriva re Waldemar per questa campagna." Lei chiuse gli occhi rincuorata da quelle parole.

"Le vostre intenzioni sono giuste, mia signora."

Lei annuì adagiando il capo sul muro grezzo. "Se gli arabi ricostituiscono il loro esercito, saranno spietati e i cristiani saranno spacciati!" spiegò cupamente. Si rivolse poi a Kellermann. "Quante perdite abbiamo subito?"

Il capitano sospirò. "Ottantanove, altezza."

Sentì una fitta all'addome, ma fu il rammarico che le fece chiudere gli occhi. "Tenete d'occhio quel barone. È il classico tipo che con la sua autocratica durezza porta solo guai. Avete scoperto il suo nome?"

"Victor Brewster" si apprestò a informarla Simonsen. "Per il suo atteggiamento arrogante, re Enrico lo ha spedito qui nel tentativo di farlo maturare politicamente. È stato lui, prima di recarsi ad Acri, a ordinare la nostra disfatta e a suggerire il compromesso per i nostri cavalli. La soffiata l'ho avuta da un soldato ferito a causa sua."

Lei si raddrizzò e l'ufficiale continuò. "Il barone lo ha usato come scudo parandosi da morte certa e il poveretto ci ha rimesso un orecchio. È vivo per miracolo dopo che il suo signore lo ha lasciato a terra agonizzante, fuggendo come un codardo!"

Cassandra si accigliò e dopo un po' li congedò.

"L'esercito vincitore è entrato in Gerusalemme!" La voce di Ridefort avvolse il salone. "Il vessillo della Croce viene piantato fra le entusiaste grida dei combattenti!" esultò falsamente, osservando da dietro una finestra. "È altrove, intanto, si cominciano a fabbricare macchine capaci di aprire pericolose brecce" fantasticò, puntando l'occhio sull'orizzonte.

"Il vostro pessimismo non giova alla mia ferita, Ridefort."

"E il vostro ottimismo mi preoccupa" si voltò lui. "Chi vi dice che gli arabi desisteranno?"

CASSANDRA - La Leggenda del Custode - Vol.1  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora