Capitolo 35

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Le dita del dottor Christensen scivolarono con cura lungo la ferita della principessa, cospargendola di un unguento balsamico.

"Non dovevate muovervi, ricordate?" le mormorò con tono di rimprovero.

"Forse ci morirò con questa ferita."

Il suo tono ironico fece sollevare il busto del medico, che sospirando le lanciò uno sguardo perplesso. "Il vostro sarcasmo non servirà a impedirmi di mettervi sotto chiave, se sarà necessario!"

Lei sorrise stancamente. "Non dite sul serio." La serietà del dottore, però, la sconcertò e lui sollevò nuovamente gli occhi su di lei.

"Volete mettermi alla prova?" Questa volta fu lui a sfoderare un sorriso che la indusse a non replicare.

Cassandra si abbassò il corsetto e si diresse pensierosa alla vetrata. "Non posso fermarmi, dottore."

Christensen si sollevò dallo sgabello. "Sì, non posso impedirvelo."

"Il mio scopo è trovare mio fratello e uccidere colui che lo tiene in ostaggio!"

Il dottore si avviò verso la porta. Prima di uscire si voltò di poco. "Vostro padre sarebbe fiero di voi" mormorò orgoglioso. Chinò poi il capo e uscì.

Il cortile era animato di monaci, che adempivano le loro mansioni insieme ai maniscalchi e ai fabbri, le cui fucine erano colme di clienti, la maggior parte soldati.

Comodamente seduta all'ombra di un portico, Cassandra osservava l'alto albero di ulivo dalle radici secolari torreggiare nel centro del cortile circondato dalle rovine di due antiche colonne, che con la loro possenza sembravano ancora reggere qualcosa che un tempo doveva essere stato maestoso.

Vincent le stava riferendo gli ultimi rapporti su Brewster, il quale sembrava stesse godendosi il soggiorno, piuttosto che dimenarsi degli affronti subiti dal corpo danese. Lei non si convinse. Quello non era uomo da rinunciare a una città santa.

"Il suo confidente è un ufficiale di nome Kenneth."

Lei finse di sistemarsi le bende di cuoio sugli avambracci, volgendo lo sguardo ovunque con circospezione. "Non perdete di vista questo Kenneth. Sono sicura che il barone stia tramando qualcosa."

Il capitano chinò il capo e si congedò, lasciando il passo a Ridefort, che sopraggiunse seguito da un turco ottomano. Il templare, mal curante delle buone maniere, strinse i denti.

"Converrete con me, altezza, che morto il ricercatore abbiamo perduto l'unica opportunità di scoprire quello che conteneva la pergamena!" Sembrava davvero adirato, ma lei non si curò del suo tono e lo guardò con un sorriso di scherno.

"Converrete con me, Ridefort, che avevo ragione su Levon!"

Il Gran Maestro si raddrizzò. "Quella pergamena racchiude un messaggio e de Melville era a un passo nel decifrare quei disegni ..."

Lei non udì più le parole del monaco. Le tornarono, invece, alla mente le parole dell'inglese. Egli era alla ricerca di un gioiello e di un sigillo. Entrambi sembravano avere uno strano legame. Certamente, Ridefort non conosceva la loro esistenza né lei aveva intenzione di rivelarglielo, come le aveva suggerito l'anziano inglese. La sua ala, poi, era anche disegnata nella pergamena. Perché mai? Che cosa c'entrava l'era di Salomone con l'evento accaduto ai tempi della crocifissione?

Notò che Ridefort stava ancora dando il meglio di sé nelle sue ammonizioni e si sporse, scorgendo la figura immobile dietro di lui. Si alzò, riconoscendo l'arabo con la mano mozzata e scostò gentilmente il monaco di lato, il quale stizzito richiuse la bocca.

Osservò l'uomo sui quarant'anni, il viso dai lineamenti duri incorniciato dalla barba nera e tagliata con cura a delineare i contorni quadrati e massicci del viso. Indossava elegantemente un ampio muqallab, che gli faceva assumere un portamento orgoglioso. Sul capo aveva un elmo a punta avvolto da un turbante bianco ben fasciato, che risaltava sul colore scuro della pelle.

CASSANDRA - La Leggenda del Custode - Vol.1  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora