35 - PIPER -

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Mi sveglio con la pelle d'oca. Menomale che ho su ancora la giacca di pelle, ho sarei morta dal freddo. 

Mi guardo intorno ancora un pò stordita e vedo quattro muri di acciaio, anche il pavimento lo è, in alto a sinistra una specie di vetro, davanti a me due, sempre alla fine del soffitto, due piccole finestrelle da cui entra l'aria e un pò di sole, ma anche il freddo.

Provo a tirarmi in piedi ma non ci riesco perché sono ho la mano e la caviglia destra incatenata. Provo a tirare, ma niente. Cerco se ho qualcosa nella giacca, o se c'è qualcosa in giro per romperle, ma non trovo niente.

- è una settimana che tento ogni cosa per liberarmi - mi spavento quando sento la voce flebile e stanca di una ragazza provenire dalla parte più buia della " gabbia " - chi c'è ? - chiedo e lei aspetta un pò prima di rispondermi - tranquilla, non posso farti del male, sono incatenata - la sua voce è troppo stanca, e io vorrei riuscire a vederla, ma il buio che incombe su di lei non me lo permette - come ti chiami ? - mi chiede - Piper - le rispondo prontamente - oh - dice lei, come se mi conoscesse già - tu invece come ti chiami ? - le rivolgo la stessa domanda per non sembrarle maleducata e lei aspetta un pò a rispondere - Victoria - le dico che ha un bellissimo nome e lei mi ringrazia con quella sua voce bassa da angioletto.

- sai, io ti conosco - mi dice dopo qualche minuto passato in silenzio - ah si ? - le chiedo curiosa, in realtà lo avevo capito, ma non volevo farle troppo domande stancandola - tre settimane fa mio fratello è stato assunto da tuo fratello come nuovo uomo di guardia - tre settimane fa mio fratello era con me, la centrale nucleare - fammi indovinare, tuo fratello è figo biondo che fa paura ? - le chiedo scherzando e lei ridendo dice di si - lui era... era il ragazzo della donna a causa della quale siamo qui - non la lascio finire - la rossa ? - mugugna un si anche questa volta - quella è pazza, veramente pazza da legare - vorrei chiedergli come potesse suo fratello stare con lei, ma non lo faccio perché non voglio farle ricordare cose brutte - sono stati insieme per anni, poi tre settimane fa lui ha lasciato che suo fratello fosse pestato a botte dal tuo, così si sono lasciati e lei la settimana scorsa mi ha catturato, ed è una settimana che va avanti a torturarmi, perciò spero che tu non abbia paura di essere tagliata o pestata - rimango scioccata - no io... non può picchiarmi, non può tagliarmi perché... - mi viene da piangere al solo pensiero - io aspetto un bambino, Victoria, e se quella puttana di cazzo prova anche solo a fare del male alla creatura che ho in grembo io ti giuro che la ammazzo con le mie mani - 

- sei davvero nei guai allora - mi dice, poi non facciamo più in tempo a parlare perché una specie di garage si apre, non lo avevo notato per il buio. Guardo fuori e vedo che siamo sottoterra, ma non di tanto, perché sopra la cima di una salita riesco a vedere la luce. Due uomini entrano e ci lanciano delle robe a terra - questo è il vostro cibo, cagne - dice uno ridendo all'altro - io non ci arrivo - dice Victoria.

L'uomo che ha parlato prima le si avvicina e le tira uno schiaffo, forte, poi tira un calcio al vassoio ai suoi piedi e glie lo avvicina, io li guardo ammutolita, ma nel frattempo riesco a vedere Victoria, e non posso non dire che mi assomiglia tantissimo, tranne per gli occhi, che ricordano tanto quelli di mio padre. Siamo praticamente identiche, la stessa forma del viso, lo stesso taglio degli occhi, la stessa fossetta sul mento, e la stessa curvetta sul naso. Non è possibile che lei sia uguale a me, che lei sia uguale a mio padre, è la copia sputata, davvero.

Quando se ne vanno li seguo con lo sguardo e guardo bene cosa ho nel piatto, un misero panino con una fetta di carne e le posate, ovviamente, sono di plastica, non sia mai che cerchiamo di accoltellare uno di quei due ritardati - ti conviene farci l'abitudine, danno sempre e solo questo a cena, a pranzo invece un misero piatto di pasta - dopo avermi detto ciò la sento singhiozzare - ti ha fatto tanto male ? - le chiedo rattristita per lei - mi picchia quasi sempre, ma non perché lo fa con tutte, ma perché a causa mia suo fratello è stato ammazzato - okay, qui dentro fanno quasi più paura di casa mia - che vuoi dire ? - forse sono troppo curiosa, ma non ci posso fare niente - la rossa mi aveva teso una trappola, voleva farmi uccidere perché io volevo che mio fratello la lasciasse perché è una malata mentale, così quando mio fratello è partito per venire qua con lei è suo fratello io sono rimasta a casa, ma dopo qualche giorno mi è arrivato un messaggio dal cellulare di mio fratello, diceva che voleva vedermi, così sono partita con il mio ragazzo, che era anche uno degli uomini del boss e aveva il compito di proteggermi. - un altro singhiozzo le scappa ancora - quando siamo arrivati però hanno iniziato a sparare all'auto, hanno ucciso l'autista e lui si è messo al volante. Mi ha detto di scappare, mi ha costretto a lasciarlo lì, ma gli hanno sparato, e lo hanno lasciato a terra come un cane - scoppia a piangere e le lacrime scendono anche a me - tu lo amavi ? - gli chiedo e lei mi dice di si, non smettendo di piangere - mi dispiace, mi dispiace davvero tanto - 

- è stata tutta colpa mia, se io avessi capito che quello che mi aveva scritto non era mio fratella ma quella puttana di cazzo, non sarei mai venuta qui, e Tyler non sarebbe morto, e ora Jason, suo fratello, non mi odierebbe così tanto, ma dopotutto forse ha ragione -

- Victoria, non è colpa tua, ripetilo insieme a me, non è colpa mia, brava ripetilo - lo ripete insieme a me - non è colpa tua ok ? la colpa è solo di noi fottutissimi bastardi che facciamo parte di queste famiglie di mafiosi e agiamo sempre con la violenza. I miei genitori hanno provato a crescere me e mio fratello in modo differente da come sono cresciuti loro, ma mio padre, nonostante provasse a essere pacifico, alla fine, doveva sempre ricorrere alla violenza, e io già a due anni sapevo la differenza tra il rumore di una pistola da quello di un'altra. Quando vieni da una famiglia del genere non puoi essere diverso, cresci di merda comunque, e causi i problemi alla gente innocente, proprio come te - ormai non piange più, menomale, solitamente non sono molto brava a aiutare le persone quando sono tristi. 

Ad un tratto sento il rumore di dei tacchi, uguale a quello della rossa sul sentiero nella foresta.

Il garage si apre di nuovo e quella puttana ancora macchiata di sangue sul labbro entra sorridente. 

- ma eccoti qui, una nuova puttanella di mia proprietà, saresti perfetta a ballare sopra i tavoli di uno dei miei locali, peccato che tuo marito ti troverebbe subito, perciò te ne starai qui, anzi, meglio perquisirti, non si sa mai che quei deficienti ti abbiamo lasciato il cellulare - viene vicino a me e mi allontana il vassoio con metà panino ancora lì.

Inizia a tastarmi da tutte le parti, fino a che non trova il cellulare nella tasca interna della giacca, per fortuna ho tolto la sim mentre ero nascosta nel retro di un furgoncino e la ho nascosta nel reggiseno facendo un buchetto nel pizzo, lì non la troveranno mai, ne sono sicura - pensavi di farmi fessa, eh puttanella ? - mi prende il mento e si mette a ridermi in faccia - non ti pesto solo perché so che sei incinta, ti ho sentita parlare con la tua sorellina - rimango un pò perplessa quando dice " la tua sorellina " - ops, forse non avreste dovuto saperlo ? beh, dopotutto era una cosa che sapevamo solo in due - si volta verso Victoria - il tuo gemellino non ti ha mai detto che avevi una sorella e un fratello per non ferirti siccome tuo padre ha scelto loro al posto vostro - Victria rimane sconvolta e lascia cadere il panino con dentro la carne ormai fredda nel piatto - brutto quando i genitori non ti vogliono perché sei una nullità vero ? - anche se sono scioccata non ho intenzione di lasciare che la stronza davanti a me insulti così tanto quella povera ragazza - tu invece sei talmente schifosa da non avere schifo del sangue che ti ho lasciato sul labbro ? ah ti conviene farti una bella doccia già che ci sei, perchè, sai, puzzi un bel pò - mi arriva uno schiaffo, dopodiché mi prende per il collo - sai, forse dovrei mandare una foto di un uomo che ti scopa da dietro al tuo bel maritino, la bella domanda è ti vorrà ancora e verrà qui ad uccidermi, o ti abbandonerà - io la guardo male, non proferendo parole, dopodiché lei mi tira un calcio allo stomaco - no, no ti prego Camille - urla Victoria - che c'è adesso provi affetto fraterno ? - Victoria nega e continua a parlare intimorita - non uccideresti un bambino innocente, non sei così cattiva - Camille le si avvicina - pensavo pensassi che sono matta, beh, i matti torturano anche i bambini - si avvicina di nuovo e mi tira un altro calcio, questa volta più in basso, proprio sulla mia pacia un pò gonfia, ma non e forte come quello di prima - no ti prego no, il mio bambino no, è l'unica cosa sana che ho - 

- io non ho nulla di sano e ti giuro che non è così male - detto questo se ne va, ma non si accorge che le cade una chiave dalla tasca perché io metto gamba sotto, di modo che non faccia rumore.

- stai bene ? - mi chiede mia sorella e io le dico che il mio bambino sta bene.

- dai a mio marito uno giorno per tirarci fuori da qui - le dico tenendomi la pancia, ma non aggiungo che ho la sim addosso, o la rossa potrebbe portarmela via.

Mi addormento sul pavimento in acciaio freddo e la stessa cosa mia sorella. La mattina dopo mi sveglio con il rumore di degli spari. 

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