34 - PITER -

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Three weeks later

Guardo Piper parlare con mio cugino sdraiata sulla sdraio. Da quando siamo partiti per la luna di miele sono diventati inseparabili. Mia moglie passa più tempo a ridere con lui che con me. Ma non sono geloso di questo, forse mi da un pò fastidio il fatto che vorrei essere io a provocarle quella risata stupenda, ma so che fra noi c'è qualcosa : abbiamo passato due settimane stupende in vacanza, e non abbiamo solo fatto sesso da tutte le parti, ma abbiamo anche parlato, parlato dei nostri sentimenti, degli anni passati senza vederci, e mi ha anche raccontato di avere avuto un ragazzo che la ha riempita di botte perché lei non ci ha mai voluto fare sesso. Sono felice del fatto che non si sia data a caso al primo che passava, ma mentre mi raccontava quello che era successo ero anche incazzato perché quando mi ha parlato di quel tipo mi è tornata in mente la storia che avevano mio padre e mia madre. Lui la picchiava, sempre, e lei non diceva niente, non si lamentava, forse perché sapeva che se no mio padre avrebbe sfogato la sua rabbia su di me. Per fortuna Piper lo ha lasciato subito, tanto aveva un fratello e un padre pronti a proteggerla. Mia madre invece non aveva nessuno...

Mi allontano da loro per andare a prendere delle limonate e la macedonia che Piper ha preparato questa mattina. Vado in cucino e inizio a cercare le cose nel grande frigo, la macedonia la trovo in un grande contenitore di ceramica bianco, come facevo io a sapere che fosse qua ? Guardo la frutta che c'è dentro per assicurarmi che Piper non abbia messo i kiwii e vedendo che non ci sono sorrido pensando al fatto che si sia ricordata della mia allergia. 

Quando torno però il mio sorriso si deforma, perchè trovo mio cugino che consola Piper. Ma per quale motivo ? Li chiamo dicendogli che ho portato la merenda e vedo Piper asciugarsi in fretta una lacrima. 

Non vuole che io sappia.

Appena si avvicinano Piper dice che deve andare in bagno e io ovviamente la seguo. 

- piper - la chiamo sulle scale - dimmi - cerca di fare un sorriso, ma vedo che i suoi occhi non seguono la stessa linea - che hai ? - le chiedo prendendole il polso destro e accarezzandolo facendo piccoli cerchi - niente, sta tranquillo - fa per andarsene ma la io la trattengo - mostri fuori quello che vorresti provare dentro, so come ci si sente. Ti capisco, Piper. Perciò ti richiedo, che cosa hai ? - spero che questa volta mi risponda, ma se va dicendo - non ho niente - e io la lascio andare, tanto me lo dirà, eccome se me lo dirà.

PIPER

Come cazzo faccio a dirglielo, non so nemmeno da dove cominciare. Lo ho detto solo allo spogliarellista, che ho scoperto chiamarsi Aiden solo una volta tornati da Fuerteventura, siccome si era salvato sul mio cellulare come " lo spogliarellista ". Mi ha promesso di non dirlo a Piter, perché ha detto che devo essere io a farlo, è una responsabilità mia, peccato che non so proprio come fare.

Voglio dire ... è un passo importante, una cosa importante, la cosa per cui ci siamo sposati. 

Sono tre giorni che non mi sento molto bene, e quindici che mi deve arrivare il ciclo, così sono andata in farmacia con Aiden a prendere un test di gravidanza. Questa mattina, appena tornati a casa, lo ho fatto, e sono rimasta scioccata. 

Pensavo che avremmo avuto un figlio almeno dopo un anno dopo esserci sposati, e invece io sono rimasta incinta subito dalla prima volta che abbiamo fatto sesso. Perciò sono in cinta di tre settimane, o poco più. Prendo il test di gravidanza che mi sono ricordata aver buttato nel cestino del bagno e siccome Piter o la domestica potrebbero vederlo lo prendo e lo nascondo in camera mia.

Ma ora come cazzo faccio a dirglielo.

Sento il telefono di Piter suonare. Mi avvicino per vedere chi lo stia chiamando sul cellulare personale e non su quello di lavoro. Ha una chiamata persa e diversi messaggi da un numero sconosciuto.

Gli sblocco il cellulare e li leggo. La persona che gli ha scritto gli da appuntamento a due isolati da qui, nella foresta. Cancello tutti i messaggi e anche la chiamata dal registro. Non crescerò un figlio senza Piter, non sarebbe giusto per la creatura che porto in grembo. Dovrà vedere e conoscere suo padre. 

Faccio per andarmene convinta, ma poi torno indietro e riprendo il cellulare tra le mani. Mi salta un'idea in testa, così scrivo allo sconosciuto che messaggia a mio marito.

                                                                                                 *****

Due ore dopo sono su una delle auto di Piter, in mezzo alla foresta. Ascolto il canto degli uccellini e il rumore delle foglie che si scontrano a causa del poco vento che c'è. 

Il rumore del vento viene interrotto dal rumore di tre moto, non una, non due, ma tre fottutissime moto. Sulla prima c'è una ragazza, alta, bella, atletica, con i capelli di un rosso fiammante stupendo.  È bellissima, ma è anche incazzata. Dietro di lei due armadi che stanno scendendo dalle moto.

- sapevo che saresti venuta tu - ride e si avvicina tirando fuori dalla borsa una siringa - troppo facile ingannarti - appena si avvicina per iniettarmi quella cosa io le blocco il braccio. Prova ad allontanarmi ma la butto letteralmente a terra, stortandole il braccio sinistro. Rimane a terra e si tiene il braccio dal dolore. La siringa è a terra. La prendo e prima che i due uomini mi fermino corro alla macchina e parto. 

Loro due mi seguono in moto e io accellero come non ho mai fatto. Non so dove andare siccome non mi sono ancora abituata a questo posto, perciò vado alla caso, sperando di non finire in un vicolo ceco.

Chiamo Piter sul telefono primato, ma non mi risponde, probabilmente non è ancora tornato in camera. Le moto continuano a seguirmi e io non posso andare a casa perché non posso fermarmi.

Chiamo Piter sul cellulare del lavoro, che dovrebbe portare sempre con sè. Finalmente dopo diversi squilli mi risponde. Non lo lascio parlare e gli dico subito che ho bisogno di aiuto e che due tizi mi stanno rincorrendo. 

- Piper ma che cazzo stai dicendo ? Dove cazzo sei ? Ti vengo a prendere - mi guardo intorno e capisco di non saperlo - facciamo così metto il navigatore per casa, ma quando arrivo tu devi essere lì - lui sembra più calmo e mi risponde con un semplice - ok - forse è arrivato il momento di dirglielo, perché se mi dovessero uccidere lo verrebbe a sapere da qualcuno che non sono io.

Continuo a guidare, mentre allo stesso tempo cerco di puntare il navigatore sul telefono - Piter, devo dirti una cosa... - faccio per parlare ma lui mi blocca subito - Piper me la dici dopo, ora devo mettere una scorta all'entrata della casa - e così detto si mette a parlare con qualcun altro.

Il navigatore mi segna che devo passare per un pezzo di strada abbastanza deserto, lo faccio e percorro, dopo pochi secondi però sento uno sparo, la ruota anteriore viene colpita e si buca, poco dopo anche l'altra e Piter prontamente mi chiede cosa cazzo stia succedendo - mi hanno sparato alle ruote, Piter... cazzo - impreco quando inizio a rallentare visibilmente - ti prego aiutami - mi viene da piangere, ma poi mi ricordo della siringa e la nascondo in un bauletto sotto il sedile, nessuno lo vedrà ma, e sicuramente quegli uomini non incendieranno l'auto, e se dovrebbero farlo il baule rimarrebbe comunque intatto - Piter, quando trovi l'auto guarda nel baule del sedile, ho messo una siringa, volevano iniettarmela, sono riuscita anche a fare una foto alle targhe, è ho fatto uno screen al navigatore, così sai dove trovare l'auto, e te li ho inviati - l'auto si ferma, nonostante io stia comunque schiacciando l'acceleratore più che posso, con tutte le forse che ho in corpo - no Piper, stai tranquilla, ti vengo a prendere, sto arrivando, portati il cellulare dietro, così vedo dove sei - passo sul fatto che abbia installato un app per trovarmi e gli dico la cosa che aspetto di dirgli da questa mattina, ma in quel momento le moto si fermano dietro di me e si avvicinano - sono incinta Piter, aspettiamo un bambino - dopodiché gli attacco in faccia e nascondo il cellulare nella tasca interna della giacca, una volta in macchina toglierò la sim e terrò solo quella, facendogli credere di poter buttare il mio telefono senza che nessuno ci trovi.

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