Capitolo 34

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Blake.


Stringo tra le braccia la donna che mi ha fatto da madre sino a quando i singhiozzi non si placano, per poi scostarla da me.

- Quando ero piccolo avevo degli incubi o almeno io credevo fossero incubi, a quanto pare erano spezzoni di realtà che la mia mente cercava di farmi rivivere. Vedevo sempre una camera o meglio una cella visto che non vi erano finestre ne luce naturale, ma solo una lampadina attaccata al soffitto. Mi vedevo sdraiato su un materasso lurido che piangevo chiamando mia madre, ma non riuscivo a pronunciare il suo nome, quindi chiamavo solo: Mamma. E non capivo perché mi vedevo su quel materasso, in quella stanza. Non vi ero mai stato, non avevo ricordi di un posto simile. O almeno credevo –

- Bambino mio. Quando siamo arrivati quel giorno e ti abbiamo trovato in quella stanza, abbandonato a te stesso e febbricitante, emaciato, su quel materasso sudicio senza neanche una coperta, il mio cuore si è fermato. Se solo mia sorella, tua madre, avesse anche solo immaginato ciò che stavano patendo i suoi figli, sarebbe morta nuovamente-

- A morire invece furono tutte le persone del bordello. Tua madre diede ordine di rinchiuderli dentro e dare fuoco al bordello. Non prima di aver salvato i bambini prigionieri- Interviene mio padre.

- Avrei voluto ucciderli ad uno ad uno, ma non avevo tempo. Dovevo salvarti. Quando ti portammo al jet, dove ci aspettava un dottore, eri sul punto di collassare. Ci dissero che un altro giorno e saresti morto perché il tuo corpo era troppo indebolito per reagire all'infezione. Fosti ricoverato per più di un mese e per tutto il mese non eravamo sicuri che ce l'avresti fatta. Ma eri un guerriero già da allora. Sei sopravvissuto, ma ringraziando il Cielo non ricordavi nulla di ciò che era accaduto. In accordo con gli infermieri e la psicologa decidemmo di non dirti nulla. E fu un bene –

- Allo stesso tempo fu un incubo per te e papà. Ogni giorno dovevate guardarvi le spalle, pensare che qualcuno potesse scoprire dove ero e tornare a prendermi. Non deve essere stato facile-

- Non lo è stato ma rifarei ogni cosa per averti. Sei stato il figlio che non ho avuto, il mio mondo e la mia vita. Tua madre sarebbe orgogliosa di vedere come sei cresciuto-

Sorrido.

-Sono quello che sono grazie a te e papà. So che mia madre sarebbe felice di come mi hai allevato. Ma raccontami di lei. Non ho ricordi-

- Eri molto piccolo quando è accaduto tutto e lo shock che hai subito ha fatto il resto. Tua madre era un vero angelo. Sempre sorridente, allegra, gentile con tutti. Difficilmente non le si poteva voler bene. Eravamo molto unite, nonostante avessimo due visioni della vita differenti. A lei andava bene che decidessero della sua vita, a me no. Ho sempre voluto di più. Non potevo sopportare che la mia vita non fosse altro che un continuo ammazzarsi sui campi e sfornare un figlio dopo l'altro. Volevo qualche cosa di meglio e guarda dove sono finita–

Le stringo la mano.

Prende un profondo respiro.

- Quando me ne andai giurai che non avrei mai più rimesso piede sul suolo russo, sapendo che avrei dovuto rinunciare a mia sorella. Mi si è spezzato il cuore quando mi hanno portata via, sapendo che non l'avrei più rivista e temendo che avrebbe fatto la mia stessa fine. O peggio, avrebbe sposato un uomo scelto dai miei genitori e avrebbe passato la vita a soffrire. Immagino che la sua scelta sia stata meno peggio di quanto avessi paventato. Almeno è stata felice-

- Si amavano? –

Annuisce.

- Si. Più di quanto era loro consentito. Non ho mai visto un amore così grande e allo stesso tempo così pericoloso. Quando si sono sposati hanno segnato la loro condanna a morte. La famiglia di tuo padre non avrebbe mai permesso che una ragazza senza alleanze, soldi e potere sposasse il suo erede. Tuo padre era la chiave per il loro successo, doveva scalare i vertici della famiglia e arrivare fino al Don. Invece ha deciso di sposare una contadina-

The lost son (mafia serie7) CompletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora