Improvvisamente mi resi conto della situazione in cui mi ero trovata.
Ma che stavo facendo?
Non era quello il momento giusto, non era quello il luogo giusto.
<Aria> ripetè data la mia mancata risposta.
Non era una situazione facile, sono certa che chiunque stia leggendo questo romanzo stia fremendo, probabilmente starà anche pensando che sono un'idiota, "cosa ci vuole a dire ciò che deve?" sono certa che questo pensiero vi sarà passato per la testa.
La verità è che era così difficile ammetterlo persino a me stessa che volevo ritardare quelle parole il più possibile. O almeno volevo trovare il tempo per, magari, sviluppare un giro di parole così grande e semplice che ci sarebbe arrivato da solo.Il tempo scorreva pesante, sentivo ogni secondo di silenzio mentre i nostri sguardi si erano congelati, l'uno negli occhi dell'altro.
<Sono incinta>
Le parole mi uscirono dalle labbra incontrollate, in un momento di coraggio, probabilmente.
Era un peso così grande da tenere sullo stomaco, avevo bisogno di condividerlo con lui, d'altronde era anche una sua responsabilità.I suoi occhi lasciarono intravedere ogni emozione che provava mentre realizzava ciò che avevo appena comunicato: inizialmente una vaga confusione, poi l'incredulità, il panico, e poi ancora confusione. Infine un sentimento poco chiaro, come di rabbia e paura.
Non aveva detto nulla, mi aveva solo guardata, aveva fatto passare il suo sguardo dalla mia pancia ai miei occhi e poi di nuovo alla mia pancia.
<Sei sicura?> tipica frase
<Si, certo> risposi.<E adesso? Che intenzioni hai? Intendo dire, vuoi tenerlo? Non stiamo più insieme>
La sua risposta mi infastidì<Si, voglio tenerlo, ma ho l'impressione che tu non voglia averne a che fare>
<Non è questo Ri, ho solo paura che possa andare storto qualcosa, d'altronde sei tu che hai deciso di lasciarmi, lo sai>
Aveva ragione, avevo deciso io.
Era giusto così, sapevo che sarebbe potuto succedere, ma davvero speravo che non sarebbe mai successo. "L'eccezione" pensavo, e invece eravamo cresciuti e per quanto lo amassi e lui amasse me avevamo iniziato a discutere per ogni cosa, così insistentemente su tutto.
Così tanto che iniziai a provare quasi rancore, rancore per come era iniziata la nostra storia, rancore perché continuavo a chiedermi "si mi tratta bene, ma perché prima era in grado di farmi del male in quel modo? Fisicamente e mentalmente" era stato capace di ferirmi e avevo apura che prima o poi sarebbe stato di nuovo come un tempo, per questo avevo deciso che era meglio tentare almeno di allontanarmi da lui.
Non importava quanto tempo era passato, comunque quegli abusi erano rimasti impressi nella mia mente e per quanto capissi che al tempo lui era solo in una situazione di merda con sé stesso, comunque avevo bisogno di tempo.Avevo deciso di portarlo a casa mia, quella che fino a due mesi e mezzo prima era la nostra.
Si era seduto sul divano, aveva optato per qualche frase di circostanza e qualche minuto di silenzio. In realtà nessuno dei due sapeva bene cosa dire, o fare.O meglio, quello che sarebbe stato giusto fare.
Ci guardiamo, me lo ricordavo con uno sguardo più morbido, ma è solo teso.
<Tieni, un po' d'acqua> gli porgo un bicchiere <ti vedo teso>
sorseggia l'acqua e si asciuga con il dorso della mano, lo sguardo basso <questa casa> mi guarda <ha troppi ricordi>. Non era facile per me stargli così vicino senza toccarlo, sapendo di non averne più alcun diritto, per quanto fossi consapevole che non aspettava altro che le mie mani su di sè.
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||Love My Bully|| {Completa}
Teen Fiction-Mi prende per il collo spingendomi al muro leggermente. A pochi centimetri dal mio volto mi guarda negli occhi e dice "non sai cosa cazzo vorrei farti Davis".- 01/05/2019 #1-bullismo 29/06/2019 #1-ragazzi