7. La regola dell'amico

286 26 143
                                    

La regola dell'amico non sbaglia mai
Se sei amico di una donna
Non ci combinerai mai niente mai, non vorrai
Rovinare un così bel rapporto.

Max Pezzali, La regola dell'amico

Dopo essere passata in lavanderia e aver accompagnato Elisa a lavoro, chiedo uno strappo in centro per visitare Carmel Market, tappa obbligata delle mie visite a Tel Aviv.

Adoro perdermi tra profumi, colori e oggetti pregni di un passato misterioso di cui spesso non esito ad appropriarmi. Sto giusto lisciando la stoffa di una sciarpa di un rosso cangiante quando mi sento apostrofare:

‹‹Hey cosmopolita››.

‹‹Salve, Franz›› saluto il dj conosciuto ieri sera ‹‹Come mai da queste parti?››

‹‹Non ci crederai ma stavo cercando una giacca per te›› mi informa ‹‹Da farti avere in sostituzione di quella rovinata dalla mia goffaggine, non appena ti avessi rintracciata››.

‹‹Ho ottime notizie in proposito›› lo aggiorno ‹‹Sono appena passata in lavanderia e pare che non rimarrà traccia di alcol sul tessuto di jeans. La giacca è salva››.

Mimo il gesto della vittoria, strappandogli un sorriso.

‹‹Eppure continuo a non sapere come ti chiami›› mi fa notare. ‹‹Posso ovviare a questa terribile lacuna invitandoti a prendere un caffè? Prometto di fare del mio meglio per non versarne neppure una goccia››.

La proposta è formulata in modo così buffo che non me la sento di rifiutarla:

‹‹Affare fatto›› accetto. Lasciamo quindi il mercato per immetterci in Allenby Street, svoltando ulteriormente per proseguire fino a Rothschild Boulevard, tra le vie più affollate di bar e negozi della città, caratterizzata dallo stile Bauhaus degli edifici che vi sono siti.

Ci sediamo in una caffetteria e, dopo l'arrivo delle nostre ordinazioni, Franz osserva:

‹‹Non credevo fossi tipo da caffè amaro››.

‹‹Che tipo sarei, quindi?›› domando divertita.

‹‹Non saprei, dimmelo tu...›› ribatte con uno sguardo eloquente.

‹‹Georgiana›› decido infine di svelargli il mio nome.

Sembra piacevolmente stupito:

‹‹Georgiana››. Lo pronuncia in maniera bizzarra, come se volesse assaporarne il gusto insieme a quello della miscela che sta bevendo. ‹‹È un nome particolare, non molto italiano, se posso permettermi››.

‹‹Disse l'omonimo del marito della principessa Sissi›› ironizzo. ‹‹Per quanto ne so, potresti essere un discendente degli Asburgo››.

‹‹Tendo a escluderlo, perché mamma è mezza tedesca e mezza finlandese›› ribatte sullo stesso tono ‹‹Anche se non posso esserne del tutto certo, dal momento che non so chi sia mio padre››.

‹‹Oh, mi dispiace›› mi scuso, mortificata ‹‹Non volevo essere inopportuna››.

‹‹Nessun problema›› replica lui con un sorriso.

È un bel ragazzo, mi ritrovo a pensare mentre osservo i capelli biondi pettinati all'indietro, a creare un contrasto incredibile con occhi di un celeste così intenso da ricordare quello dei fiordalisi.

‹‹Per quel che vale, i miei genitori sono morti quando ero piccola›› rivelo ‹‹Quindi comprendo almeno in parte come ci si sente senza un adulto di riferimento››.

Clair de Lune - Austenland Revisited Series #2 [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora