10. Why not?

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È più facile spezzare un atomo

Che un pregiudizio

Albert Einstein

Vengo risvegliata dalla suoneria del cellulare, sepolto da qualche parte nelle lenzuola:

‹‹Pronto?›› rispondo, assonnata, non appena lo acciuffo, dimenticando di sbirciare prima il display. Si tratta di Raoul, la sua voce squillante rischia di perforarmi un timpano:

‹‹Hola chiquita, hai già fatto colazione?››

‹‹Colazione?›› esordisco confusa ‹‹No, io...››

‹‹Muy bien›› esclama ‹‹Allora non rifiuterai di unirti a Thiago e me per un brunch, sulla terrazza di casa nostra››.

Brunch? Ma che ore...? Le lancette dell'orologio segnano un quarto a mezzogiorno.

È tardissimo, a quest'ora di solito sto per terminare la sessione mattutina di esercizi al piano. Perché diavolo la sveglia non ha suonato? Perché ho dimenticato di puntarla, brava me.

‹‹Okay, sarò lì tra dieci minuti›› acconsento, volando a prepararmi non appena chiusa la chiamata.

Riesco ad essere di parola perché Raoul e Thiago abitano nei pressi della Passeggiata del Gianicolo, non troppo distante da casa mia.

Nella fretta, ho pescato dall'armadio un abito di lino bianco dal taglio molto semplice, accompagnandolo con delle ballerine Principe di Galles acquistate per pochi spiccioli a un mercatino dell'usato, anni fa, ma ancora piuttosto graziose. Una tenuta casual per un brunch tra amici, appunto.

Amici che, tuttavia, hanno previsto la presenza di almeno un altro ospite oltre la sottoscritta, realizzo osservando due poltroncine di vimini vuote intorno al tavolo al centro del terrazzo, da cui si gode di una panoramica alquanto suggestiva.

‹‹Non avevo capito aveste altri ospiti›› faccio notare a Thiago, che ha fatto gli onori di casa.

‹‹In effetti avremmo dovuto averne un altro che, però, latita›› mi informa. ‹‹Hai notizie del tuo mecenate, mi querido?›› Si rivolge alla sua dolce metà, appena apparsa in terrazza.

‹‹Oh, avrebbe già dovuto essere qui›› esclama Lito salutandomi, mentre udiamo distintamente il trillo del citofono.

‹‹Mecenate?›› La mia espressione interrogativa viene colta dal padrone di casa rimasto in loco il quale, tuttavia, non fa in tempo a spiegare per via della comparsa di sir Thomas Bertrand, accompagnato dal mio amico stilista.

‹‹I'm late, sorry, because of family business›› si scusa il britannico, bloccandosi non appena si accorge della mia presenza. Nemmeno lui ne era stato informato, pare.

‹‹Vi conoscete già, quindi saltiamo pure la parte delle presentazioni e facciamo onore a tutto questo ben di Dio›› ci esorta Raoul che, ignorando lo sconcerto dei suoi ospiti, comincia a mangiare con entusiasmo. Il marito, seppur con qualche tentennamento, lo segue a ruota mentre Bertrand e io tentiamo di imitarli, con scarso successo.

‹‹Dopo che ci siamo salutati ieri sera›› esordisce il cubano con l'eufemismo del secolo ‹‹Sir Bertrand mi ha fatto un'interessante proposta riguardo a Muséeque. Essendo tu direttamente coinvolta in veste di testimonial nonché musa ispiratrice, Gigì, vorrei che ne discutessimo insieme prima di decidere in un senso o nell'altro››.

‹‹Di cosa si tratta?›› indago, fissando il cavaliere di The Queen che prende la parola:

‹‹Bertrand Foundation organizza ogni anno un gala di beneficenza allo scopo di raccogliere fondi per finanziare una causa benefica›› spiega ‹‹Coinvolgendo, tra l'altro, l'ente beneficiario del programma di borse di studio››.

Clair de Lune - Austenland Revisited Series #2 [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora