2.

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𝐀𝐌𝐄𝐋𝐈𝐄

Quando entrammo nella villa mi sarei aspettata di tutto tranne che quello.
Era pieno di ragazzi, chi fumava, chi beveva, erano tutti liberi di fare tutto.
In mezzo al giardino c'era una piscina con dei ragazzi che facevano il bagno o che giocavano con i gonfiabili.
<<Siamo divisi per colore.>> mi informò Marta, facendomi annuire. <<Lì ci sono i blu, i verdi, gli arancioni e noi siamo i rossi.>> indicò i vari gruppi di ragazzi, ed io continuavo ad osservare senza dire niente.
<<Tipo delle gang.>> la mia amica rise, per poi annuire. <<Già.>> disse soltanto, poi mi prese sotto braccio e mi portò verso il suo gruppo di amici. Che indossavano tutti delle bandane rosse, chi legate alle braccia, chi al collo, chi alla borsa. Come se fosse simbolo di appartenenza.
Riconobbi subito la chioma mora di Charles, che era di spalle e senza maglia, che mostrava il suo fisico scolpito a tutte le ragazze che lo circondavano.
Mi morsi il labbro e mi girai di spalle quando lo vidi baciarsi con una ragazza.
<<Vuoi da bere?>> mi chiese la mia amica, ma io rifiutai. <<Vado a farmi un giro.>> dissi soltanto, e lei prima di farmi andare via mi legò all'altezza dell'elastico per capelli una bandana rossa.
Chissà perché proprio il rosso. Pensai subito alla Ferrari, e a colui che sembrava il "capo" del gruppo.
<<Così nessuno ti da fastidio.>> annuii distrattamente, già occupata a guardarmi in giro e trovare un posto tranquillo dove sedermi e passare tutta la serata.
Entrai nella villa, dopo aver salito delle scale aprii una porta, era buio e accesi la luce.
Era una stanza, anonima. Non mi diceva nulla, c'era un letto, una scrivania, dei libri e un armadio. Mi avvicinai al balcone, che affacciava proprio sulla festa.

<<Che fai?>> mi girai di scatto, trovando Charles all'entrata della porta.
<<Niente.>> dissi, velocemente.
<<Stai curiosando, bambina?>> aggrottai le sopracciglia. <<No, volevo soltanto un posto tranquillo.>> spiegai, poi incrociai le braccia al petto. Non ero una bambina.
<<Non sembrava così.>> da quanto tempo era lì a guardarmi? <<E poi anche se fosse?>> mi avvicinai a lui, guardandolo negli occhi.
<<È la mia camera.>> mi guardai attorno, non sembrava la sua. Charles mi era sembrato una persona molto solare, divertente. Forse mi sbagliavo. <<Cosa credevi di fare, occhioni?>> mi chiese, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Trattenni il respiro. Si era avvicinato fin troppo a me, ma non potevo dire che mi dispiacesse. <<Cosa fai?>> questa volta lo chiesi io, e lui alzò un angolo della bocca, mostrandomi la sua fossetta sulla guancia destra. Era dannatamente bello.
<<Che ti importa.>> alzò le spalle, che erano fasciate perfettamente da un giubbotto di pelle che sembrava costare quanto tre mesi di affitto del mio appartamento.
<<Non si entra nelle stanze altrui senza permesso.>> Mi disse, tornando terribilmente serio. Cosa gli prendeva?
<<Scusa>> dissi, e lui fece sfiorare i nostri nasi, io chiusi gli occhi prendendo un bel respiro.
<<Credi di piacere a tutte le ragazze?>> lo affrontai. Se lui voleva comportarsi così con me, lo avrei fatto anche io.
Lo vidi sorpreso dalla mia domanda, e poi appoggiò una mano sul mio fianco destro.
<<Ne sono certo.>> i suoi occhi erano troppo magnetici. <<Forse ti sbagli.>> lui ridacchiò, a pochi centimetri dalle mie labbra. <<Non credo.>> disse soltanto. Era troppo sicuro di se. <<E come fai a capirlo?>> chiesi, un po' curiosa della risposta. Ero una ficcanaso fin da piccola, avevo preso questa caratteristica da mia madre. <<Dal fatto che non ti sei ancora allontanata da me?>> chiese, retoricamente.
Io feci un passo indietro, come scossa da quella risposta, me ne andai via. Scesi le scale di fretta e la musica si fece man mano più intensa nelle mie orecchie, però sentivo ancora il suo odore addosso e i suoi passi dietro di me. Cosa voleva da me?
Andai verso il bar, e chiesi una Coca Cola, non feci molta attenzione a come il barista mi stava versando la bibita in un bicchiere di plastica con del ghiaccio, perché accanto a me c'era la piscina e dentro una coppia affiatata ci stava dando dentro. Quando riconobbi Charles mi girai verso il bancone e il barista mi porse il bicchiere, che io presi con incertezza.
<<Non berlo.>> disse il moro alle mie spalle, e il mio corpo fece da solo. Poggiai il bicchiere sul bancone.
Lo lasciai lì, andando via, senza girarmi andai dalla mia amica. <<Adesso inizia la gara.>> aggrottai le sopracciglia. <<Quale gara?>> lei mi prese per mano e seguimmo la folla. <<Lui, è Mick, ha la bandana verde, e la sua macchina è quella.>> mi indica una aston martin blu notte, io annuii, il mio sguardo era rapito però da una Ferrari rossa, anch'essa sulla linea di partenza, probabilmente disegnata con una bomboletta spray. <<E lì chi partecipa?>> chiesi, e Marta mi rispose dopo qualche secondo <<Lord Perceval.>> mi misi a ridere. <<Che diavolo di nome è?>> Marta mi guardò male prima di sorridere. <<È un nome in codice. Lord Perceval è mascherato.>> alzai le sopracciglia, sorpresa. È una corsa illegale in maschera?

Eyes never lie [Charles Leclerc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora