19.

3.3K 116 12
                                    

𝐂𝐇𝐀𝐑𝐋𝐄𝐒

Gli unici sentimenti che riuscivo a provare in questi ultimi 6 giorni della mia vita erano la tristezza e la stanchezza. Da quando lei aveva lasciato la mia camera d'Hotel.
Ero stanco emotivamente. Non era stata una grande idea innamorarsi del proprio meccanico.

Il sabato delle qualifiche ero andato a parlarle, lei piangeva, ero certo che mi stesse nascondendo qualcosa, ma la cosa che mi feriva di più era che non voleva dirmelo.
Il suo silenzio, dopo le mie parole, mi spezzò il cuore. Ma non più del suo "Ti amo anche io" detto quando ormai era troppo tardi.

Indossai la balaclava e il casco, stringendo la mascella e chiusi gli occhi, scacciando tutti i pensieri dalla mia testa.
Le auto erano già sulla griglia di partenza, la mia sulla prima fila e in prima posizione.
Il box era vuoto. Mi sedetti su una delle sedie lasciandomi andare ad un sospiro.

Concentrazione, Charles.

Dissi a me stesso. Dovevo fare una buona gara, mantenere la leadership del mondiale, avevo una grossa responsabilità sulle spalle, non volevo farmi sfuggire quella possibilità.

Alzai lo sguardo quando sentii dei passi davanti il box, convinto fosse un giornalista.
Era lei. Che sembrava tutt'altro che felice, era stanca, esausta.
Ci guardammo per pochi attimi, poi vidi i suoi occhi farsi lucidi e correre verso la cassetta degli attrezzi che noi team le avevamo regalato.
Con lo stemma della scuderia e il suo nome inciso in nero. Era stata un idea mia, e nemmeno in quel momento me ne pentivo.

Chiusi gli occhi, poi la sentii andare via e dopo tornare indietro, per sedersi dietro di me.
Con tanti posti vuoti, aveva deciso di sedersi dietro di me. Aprii gli occhi, senza girare il capo.

Lei iniziò a parlare, come rispondendo alle domande che mi ero posto fino a quel momento.

<<Ha fatto male.>> iniziò. A chi si stava riferendo? Mi trattenni dal fare domande, lasciandola almeno questa volta parlare.
<<Ai miei occhi era la persona migliore su tutta la terra. Inizialmente mi spronava a fare meglio, mi aiutava con gli studi, mi organizzava mille sorprese, fiori, collane, anelli, mi faceva sentire amata.>> un ragazzo. Parlava di un ragazzo.
<<Poi iniziò a farmi dubitare delle mie stesse capacità, buttandomi merda addosso, facendomi perdere fiducia in me stessa. Diceva che ero inutile, che non potevo farcela, che il mio sogno era irrealizzabile, che una donna non ci sarebbe mai riuscita.>> fece una pausa, perché dalla sua bocca uscì un singhiozzo che mi fece venire i brividi.
<<Andammo a convivere poco prima del suo cambio di comportamento e nel frattempo si diffuse il covid, quindi la prima quarantena la trascorsi con lui. Mi fece perdere i rapporti con Marta, mi fece litigare con mia madre, persi tutti i miei amici che avevo in quegli anni.>> elencò cose orribili.
Mi sentivo una merda. Le avevo dato la colpa di tutto, mi sentivo abbandonato da lei senza sapere che lei stava peggio di me.
<<Iniziò a non farmi uscire, quando era arrivata l'estate e il covid sembrava finito, mi toglieva il telefono, a volte chiudendomi a chiave nella camera che doveva essere nostra per ore.>> La sua voce era incrinata, ed io mi stavo trattenendo dal girarmi e abbracciarla. Sapevo che stava riuscendo a parlare solo grazie alla mia distanza fisica. Forse si sentiva più sicura, e a me andava bene così se questo significava ascoltarla parlare, sfogarsi, di tutto quello che aveva subito di terribile in quegli anni.
<<Solo grazie a Marta, che venne a cercarmi in casa, quando lui non c'era perché era fuori città, io riuscii ad uscirne. Non l'ho mai denunciato, non ci sono mai riuscita.
Da allora ho paura di amare di nuovo, ho paura di essere trattata di nuovo in quel modo.>> sospirò. Io mi levai il casco, e con gli occhi lucidi mi girai verso di lei. Stava piangendo.
<<Luca è stato il primo ragazzo di cui mi sono fidata, dopo la storia con mio padre era stato difficile fidarmi di un altro uomo, e adesso ancor di più. Ma tu sei arrivato d'improvviso ed io ero certa che tu eri migliore di loro, questo mi spaventava, e sono scappata due volte.>> disse.
Mi ricordavo, mi aveva già parlato di suo padre, ed io pensavo che tutte le sue insicurezze fossero nate per colpa sua, ma lei voleva fidarsi di me, soltanto che non ce la faceva a farlo, perché aveva una terribile paura e un ombra nera che la seguiva.
<<Ma adesso ho voluto raccontarti tutto nella speranza che tu mi dia un'ultima possibilità, perché anche io voglio svegliarmi ogni mattina accanto a te, baciare solo te e amare solo te.>>

Non ne sapevo niente. Niente di Luca, di come l'aveva trattata. Aveva sempre pensato di essere il problema, pensava di non poter essere amata da me.

<<Mi dispiace.>> dissi soltanto, in un sussurro.
Mi dispiaceva perché ero stato uno stronzo.
Lei scosse la testa, asciugandosi le lacrime che le avevano bagnato le guance. <<Per questo non volevo dirtelo.>> aggrottai le sopracciglia, confuso. <<Perché avresti provato pietà, compassione, mi avresti guardato nel modo in cui stai facendo adesso, avresti cambiato idea su di me. Sono certa che lo hai fatto.>> scossi la testa velocemente.
<<Sono incazzato nero.>> il mio tono di voce la fece quasi impaurire, si fece subito seria e posò finalmente il suo sguardo nel mio. <<Incazzato nero perché non meriti di aver passato cose del genere. Da adesso sono ancora più certo di amare una donna forte, che sa farcela da sola, che non ha bisogno di nessuno al suo fianco, ma che spero che sceglierà me.>> dissi, facendola sorridere tra le lacrime. <<E non posso dirti che sono ancora arrabbiato con te perché mentirei. Ero arrabbiato per colpa del tuo silenzio, per il modo in cui piangevi per le mie parole, ero arrabbiato perché eri scappata senza darmi spiegazioni. Mi è bastato quel "Ti amo anche io" per far sparire tutto.>> conclusi, alzandomi in piedi.
Lei copiò i miei movimenti, rimanemmo in silenzio facendo parlare i nostri sguardi.

Collegai tutti i pezzi del puzzle.
<<andiamoci piano, godiamoci ogni momento.>>
Perché lei era questo. Un puzzle. Più la conoscevo più collegavo i pezzi.

La guardai, sfiorandole la guancia con la mano. Adesso per me era come di cristallo, e avevo paura di fare un passo falso per romperla in mille pezzi.
Era come un diamante, così bello e fragile. Era il mio diamante, non volevo spezzarlo in mille pezzi perché era prezioso e unico.

Appoggiò una mano sulla mia, mi sorrise, con gli occhi che luccicavano.
<<Adesso vai, e vinci.>> spostai le sedie che non mi permettevano di avvicinarmi a lei, e la baciai, sigillando le parole dette poco prima.
<<Aspettami sotto il podio.>> sorrisi, finalmente completo.

Buongiorno,Eccoci🥹Hanno chiarito, sono felice❤️‍🩹Non parliamo della gara di ieri, non ho proprio parole ormai da spendere

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Buongiorno,Eccoci🥹
Hanno chiarito, sono felice❤️‍🩹
Non parliamo della gara di ieri, non ho proprio parole ormai da spendere. Ma se voi volete chiacchierare di questo fate pure io rispondo sempre nei commenti❤️
Felice per il podio di Pierre, voi?
Ci vediamo venerdì con il prossimo aggiornamento!!

Eyes never lie [Charles Leclerc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora