18.

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𝐀𝐌𝐄𝐋𝐈𝐄

Arrivata nel paddock, corsi subito nel box.
La seconda tappa della stagione 2022 era l'Arabia Saudita. E anche lì faceva incredibilmente caldo.

Ed io? Come stavo?
Cercavo di non pensarci.

Cercavo di non incrociare i suoi occhi verdi perché sennò sarei corsa di nuovo da lui, che sembrava odiarmi. Faceva bene. Doveva odiarmi. Io non me lo meritavo, e lo avevo dimostrato.

Non ero pimpante come al solito, non avevo messo nessuna canzone dall'inizio del weekend ed era sabato ormai, il team aveva compreso il mio stato d'animo.

Presi gli attrezzi e iniziai a lavorare sulla macchina, senza guardare nessuno e salutare con un <<Buongiorno.>> generale.
Ed era strano. Mi ero trattenuta. Era la mia famiglia ormai, non potevo nascondermi.

<<Amelie.>> Armando posò una mano sulla mia spalla, facendomi sobbalzare. Non lo avevo proprio sentito arrivare.
Mi girai. <<Si?>> chiesi, forzando un sorriso, ma lui scosse la testa, facendo spegnere quella falsità dal viso. <<Puoi venire un attimo?>> annuii, seguendolo in disparte.

<<Che succede? Non sei come l'ultimo weekend, sei spenta, triste. E il tuo malumore ha condizionato tutti noi. Sei il nostro sole, non puoi spegnerti.>> Non dovevo piangere. Avevo pianto fin troppo quegli ultimi giorni. Il lavoro era la mia unica possibilità di distrarmi. <<Armando non farmi questo.>> chiesi, strizzando gli occhi e tirando dentro le lacrime.
<<È successo qualcosa?>> mi chiese, ma io scossi la testa. Non riuscendo, forse volendo, a parlare per l'ennesima volta. <<Non ti preoccupare. Soltanto un piccolo periodo no.>> lo rassicurai, tornando a lavorare.

Mi concentrai al cento per cento sulla macchinazione quella mattina. Doveva essere impeccabile. Doveva vincere.

Non sapevo che aspetto avevo. La notte non avevo dormito per i pensieri che mi torturavano e nemmeno una doccia e tre caffè avevano potuto migliorare la situazione.

Mi sedetti su una sedia, le qualifiche erano iniziate da trenta secondi. Soltanto quando vidi Charles entrare in macchina mi allontanai, provando un senso di vuoto.
Era la scelta giusta scappare?
Di certo non mi aveva reso felice.

Non me ne accorsi, ma rimasi a guardarlo incurante delle telecamere. Mi si seccò la gola quando lui ricambiò il mio sguardo, e scosse la testa, aspettando l'ordine di uscire dal box.
Portai lo sguardo sul monitor, e vedendo Charles arrivare in Q3 e prendersi la seconda posizione, davanti il compagno di scuderia posizionato terzo.
<<Va bene così.>> disse, un meccanico dietro di me. Io annuii, condividendo le sue parole.
Aveva fatto il più possibile, lo sapevo.

Entrò nel box, ringraziando comunque tutti i meccanici, io fui l'ultima. Ma a differenza del Bahrain mi rivolse soltanto uno sguardo deluso.
Non aveva un bell'aspetto. Insomma, si. Charles era bello, stupendo.
Ma era pallido, con delle occhiaie profonde sotto gli occhi, le labbra screpolate e gli occhi stanchi, a tratti gonfi.
Rimanemmo a guardarci per un po', forse entrambi nostalgici. Forse lui stava ripercorrendo quella sera, forse si era pentito di aver confessato i suoi sentimenti per colpa mia. Lo avevo deluso.

Portai lo sguardo verso Armando, che mi sorrideva. Ricambiai il sorriso, questa volta senza forzarlo. Per la prima volta dopo una settimana riuscii a sorridere sinceramente. Sapevo che aveva capito, ma prima o poi glielo avrei detto. Questo era il rischio che correvamo ed io non avevo riflettuto abbastanza.

Eyes never lie [Charles Leclerc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora