𝐂𝐇𝐀𝐑𝐋𝐄𝐒
Per la prima volta non avevo per niente voglia di gareggiare.
Appena ero entrato nella villa, con la mia Ferrari Purosangue rosso fuoco, avevo sbuffato sonoramente, sperando solo di vedere Amelie.
Si, perché quella non era casa mia, per niente.
Apparteneva a Mick e quella sera avevo mentito ad Amelie soltanto per divertimento. Insomma, non farei mai delle corse illegali in casa mia, poi la stampa poteva venirlo a scoprire e la mia carriera sarebbe stata rovinata.
Correvo soltanto d'inverno, durante la pausa invernale. Non lo facevo per i soldi, ma soltanto per l'adrenalina che scorreva nelle vene, come in un gran premio.Salutai i miei amici, notando che sia Marta, sia Amelie, mancavano all'appello.
Provai a cercarle con lo sguardo. <<Stanno arrivando.>> Joris accanto a me rispose a tutte le mie domande che non avevo coraggio di fare ad alta voce. <<Come hai fatto a capirlo?>> chiesi. <<Ti conosco, Charles. Siamo amici da sempre. Non è difficile capire che ti piace quella ragazza.>> disse, riferendosi ad Amelie.
<<Piacere è una grande parola.>> la verità è che ero spaventato. Ero spaventato da quello che poteva portare nella mia vita, da come poteva farmi sentire. Ma non potevo evitarla, perché ogni volta che la vedevo dovevo trattenermi per non divorarle le labbra davanti a tutti, come in realtà facevo con le altre ragazze.Dall'ultima sera, non avevo toccato nemmeno un'altra ragazza. Ed era davvero strano. Perché non me lo ero imposto. Era spontaneo, evitarle tutte. Come le loro chiamate, e i messaggi. Avevo fatto voto di castità. Ed ero in astinenza da sesso per colpa sua. Non ero abituato a stare senza sesso per molto tempo. La mia ultima relazione era durata poco più di due anni, da quando avevo diciassette anni fino ai diciannove. Dopo quella non volevo avvicinare il mio cuore a nessun'altra ragazza. Ma qualcosa in Amelie mi aveva subito fatto cambiare idea, forse il fatto che non le piacevo, che non era una gatta morta. E l'essere una meccanica la rendeva ancora più bella ai miei occhi. Perché ci trovavamo in una società maschilista ma lei era riuscita a raggiungere i suoi obbiettivi. E la ammiravo per questo, non aveva paura di essere se stessa.
<<Non ti sei mai sentito così, Charles. Lo so, e lo sai anche tu.>> mi diede una pacca sulla spalla, tornando dalla sua ragazza. Io sorrisi, abbassando lo sguardo verso il mio cellulare. Dovevo per forza chiederle il numero, non potevo vivere senza.
<<Charles!>> e come si chiamava questa? <<Ciao.>> feci un sorriso di circostanza, prima di allontanarmi verso l'uscita.
Occhioni, ma dove sei?
<<Cerchi qualcuno?>> sorrisi, era lei. Mi girai verso la voce, e mi presi qualche attimo per guardarla prima di risponderle. <<Cercavo te, occhioni.>> lei mi sorrise. Indossava un vestito rosso che le arrivava sulle cosce, mettendo in mostra le sue gambe lunghe e toniche, la scollatura non era esagerata, ma elegante. Ai piedi aveva delle converse dello stesso colore del vestito. Ormai avevo capito che non le piaceva indossare i tacchi. <<E tu? Chi cercavi?>> incrociai i miei occhi con i suoi. Era arrossita, forse dovevo imparare a nascondere il desiderio negli occhi. <<Il principe azzurro, era andato da questa parte, tu lo hai visto?>> indicò l'uscita dietro di me, facendomi ridere. <<L'ho fatto fuori, mi dispiace. Posso sostituirlo se vuoi. Non avrò un cavallo bianco, però stasera ho una Ferrari Purosangue per accompagnarti a casa.>> lei rise, facendo un passo verso di me, ed osservando il mio abbigliamento.
Indossavo una maglia nera a maniche corte e un jeans chiaro, ai piedi le mie amate converse. Avevamo qualcosa in comune.
<<Si, mi sembra perfetto.>> sorrisi. <<Però mi piace più la 488 Pista.>> alzai le sopracciglia, sorpreso. Era l'unica ragazza ad esserci salita. Nessuna delle mie "conquiste" aveva mai ricevuto un passaggio dalla mia bambina. Ero troppo geloso, e quelle ragazze troppo appiccicose.
<<Anche a me.>> annuii, lei indicò la festa con il capo <<Andiamo?>> alzai le spalle. <<Come vuoi.>> la seguii.
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Eyes never lie [Charles Leclerc]
FanfictionMentre tutte le ragazze si divertivano la sera, tornando a casa ubriache marce, io studiavo come una matta. Non avevo mai avuto paura di dimostrare quello che ero. Io amavo i motori, e fin da piccola ero convinta di diventare un meccanico per una de...