23.

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𝐀𝐌𝐄𝐋𝐈𝐄

Charles mi mandò un bacio volante prima di salire in auto per iniziare le qualifiche del sabato.
Ero estremamente in ansia, torturavo il mio labbro inferiore mentre la mia gamba tremava.
Armando si sedette accanto a me e indossò le cuffie, ci guardammo, con lo sguardo pieno di speranza, poi sorridemmo, dedicando tutta la nostra attenzione allo schermo davanti a noi, che trasmetteva le qualifiche.

All'ultimo giro del Q3 rimasi con il fiato sospeso fino alla fine.
Charles tagliò la linea del traguardo con il primo tempo e tutti si alzarono in piedi, me compresa.
Mi alzai troppo velocemente e fui scossa da un mal di testa improvviso, che mi fece barcollare su me stessa. Non sentii più le gambe reggermi, ma due delicate mani, che mi avevano preso al volo.
Non riuscii nemmeno a ringraziarlo, perché subito vidi buio, sentii solamente qualcuno gridare <<Chiamate un'ambulanza!>>

𝐂𝐇𝐀𝐑𝐋𝐄𝐒

<<Woo!>> sorrisi da sotto il casco, tornai ai box, parcheggiando la mia macchina davanti il numero uno.
Quello che avevo sempre sognato era diventare il numero uno, ci sarei mai riuscito?

Andai dal mio team, storsi il naso nel non notare Amelie in prima fila, ormai mi ero abituato a trovarla sempre lì. Forse era rimasta nel box, oppure era in ritardo.
Non trovai nemmeno Armando, erano soliti stare insieme nel tempo libero, pranzavano insieme e a volte facevano anche colazione insieme prima di una gara, sembravano padre e figlia.
Mattia si avvicinò a me, congratulandosi.

<<Amelie non si è sentita bene, l'hanno portata in ospedale.>> spalancai gli occhi alle sue parole. <<Adesso non puoi andare da lei, devi prima fare le interviste.>> mi morsi il labbro, abbassando il capo. Aveva ragione.
Tornammo nel box e incrociai Arthur che tornava sicuramente dal bar, era solito chiamare mamma prima di me per discutere dei miei risultati.

<<Arthur!>> lo fermai, correndo da lui con la tuta slacciata sui fianchi. <<Sei stato bravissimo!>> si congratulò. Io annui velocemente, con lo sguardo preoccupato. <<Che è successo?>> mi chiese, vedendo l'espressione dipinta sul mio viso.
<<Amelie è in ospedale, puoi andare da lei? Io
devo prima fare le interviste, poi ti raggiungo appena posso. Ho bisogno di sapere come sta.>> lui annuì prontamente. <<Vado subito, tu corri che ti stanno aspettando.>> lo ringraziai con lo sguardo prima di correre a fare le interviste, sperai più veloci di tutta la mia vita.

*

Le interviste durarono più del previsto, cercai di cambiarmi il più velocemente possibile nel motorhome e subito mi diressi al box per ringraziare e salutare ogni membro, come ero solito fare.

Poi corsi nella mia auto, con l'ansia che si era impossessata del mio corpo.

Appena arrivai all'entrata dell'ospedale tutti i ricordi riaffiorarono nella mia mente, portandomi ad avere una certa tristezza nello sguardo, oltre che preoccupazione.
Andavo in ospedale quasi ogni giorno per vedere Jules e mio padre, per passare il maggior tempo possibile con loro.
Con Jules speravo che si risvegliasse, mentre con papà sapevo che non c'era niente da fare, speravo di poter fermare il tempo, godermi ogni momento e far finta che la sua malattia non esisteva.
Mi piaceva tanto sognare, ogni tipo di cosa.
Arrivare in Formula 1, la Ferrari, Il titolo mondiale.
Sognavo di giorno, più che di notte, mi immaginavo indossare la tuta rossa più famosa al mondo, in scuderia con Jules, guidare in Formula 1 insieme a lui.
Lui è sempre con me, tutti mi dicevano così, io lo sentivo vicino soltanto quando guidavo, forse era lì per proteggermi.

<<Tutto bene signore?>> una donna con il camice si avvicinò a me.
Che stupido. Non mi ero nemmeno accorto che mi ero fermato all'entrata dell'ospedale, senza entrare.
<<Si.. in realtà no. Posso chiederle una cosa?>> chiesi, lei mi sorrise prima di annuire. <<Certo.>> mi fece entrare, mi indicò la riga di sedie attaccata al muro, ma io scossi la testa. Non potevo sedermi, dovevo vederla.
<<Mi serve il numero della stanza di Amelie Ferrari.>> lei sollevò un sopracciglio, andò verso il bancone informazioni, io mi appoggiai ad esso.

Faccia veloce, per favore.

<<Centosessanta.>> la ringraziai e subito corsi verso le scale, seguito da Isa, che sembrava parecchio preoccupata, ma non come me.

<<Perché ti sei fermato? Non vuoi più entrare?>> mi chiese la bionda, vedendomi incerto nell'abbassare la maniglia della porta numero centosessanta. Deglutii rumorosamente e poi aprii la porta, entrando come un tornado.
Era stesa sul letto bianco, coperta da un lenzuolo dello stesso colore.
Il viso era pallido, le palpebre chiuse, le labbra chiare, speravo con tutto me stesso che era colpa della luce chiarissima, e che lei in realtà stava solo riposando. Vicino a lei c'era Armando e dall'altra parte Arthur, che si alzò prontamente per abbracciarmi.

Che succede?

<<Mi dispiace.>> dissi. Lo avevo fatto venire fino a qui, senza ricordare che anche lui aveva i miei stessi ricordi, meno chiari, ma gli stessi.
<<Non ti scusare, tra poco si sveglia hanno detto i medici. Stalle affianco, io torno in Hotel.>> annuii. <<Avvisami.>> mi disse. <<Si.>>
Mi avvicinai ad Armando, seduto su una poltroncina grigia.
<<Grazie.>> lo ringraziai. <<Si vedeva che era stanca. Dormiva poco, non è così?>> mi chiese per conferma. Io aggrottai le sopracciglia. <<Si addormentava sempre prima di me, ma spesso la sentivo alzarsi, e la mattina si svegliava presto per andare al circuito, pensavo fosse causato dal jet lag..>> mi sentii tremendamente in colpa a non averlo notato.
<<Beh si forse era per quello, ha avuto uno svenimento per carenza di ferro però. Quando si è svegliata l'abbiamo fatta calmare e si è addormentata, adesso sta recuperando un po'.>> annuii. <<Meglio che non venga domani alla gara.>> dissi, ottenendo un cenno di capo da parte del mio meccanico.
Guardai il braccio destro di Amelie, con un ago conficcato nella pelle. Mi vennero i brividi.

Era solo stanca Charles, non la perderai, non perderai anche lei. Continuavo a ripetere a me stesso, sperando di crederci, ma ero terrorizzato dal vederla addormentata su un letto di ospedale.
<<Siediti. Io torno al circuito, devo parlare con Mattia.>> annuii, sedendomi al suo posto.
Lo vidi avvicinarsi a lei, stringerle la mano e le lasciò un bacio sulla fronte. Poi andò via, salutando Isa con un leggero cenno di capo.

Le sfiorai la mano con le dita, trovandola troppo fredda. Volevo riscaldarla. Le strinsi la mano tra le mie, attento a non farle male.

Ero tremendamente spaventato di perderla. La mia unica paura era perdere le persone che amavo, anche se era soltanto uno svenimento avrei fatto di tutto per non farla stancare i giorni successivi.

 La mia unica paura era perdere le persone che amavo, anche se era soltanto uno svenimento avrei fatto di tutto per non farla stancare i giorni successivi

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Eccomi con un nuovo capitolo, un po' malinconico.. 🤞🏼

Avete iniziato la scuola? Io la comincio mercoledì, che ansia.

Ci vediamo venerdì con il prossimo aggiornamento, lasciate una stellina se vi va ❤️

Eyes never lie [Charles Leclerc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora