25.

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𝐌𝐀𝐑𝐓𝐀

Appena Amelie era tornata a Monaco non avevo perso tempo ad andare da lei con una mini valigia. Avevo intenzione di rimanere con lei per almeno un paio di giorni, per farla riposare abbastanza e cucinarle ogni suo piatto preferito.

<<Marta, ma sei impazzita?>> mi chiese, quando mi aprì la porta in pigiama.
<<Scusami se ti ho svegliato. Pierre mi ha raccontato tutto, farò finta di non essere arrabbiata con te perché non mi hai detto niente.>> la abbracciai, respirando il suo profumo che ormai non c'era più. Odorava di Charles. Aveva anche la sua felpa rossa addosso.

<<Stai da me?>> mi chiese, euforica, quando vide il trolley sulla soglia della porta. <<Beh se a te va bene.>> dissi, chiarendo la situazione.
Sarei rimasta lo stesso.

<<Certo che mi va. Hai troppe cose da raccontarmi, non è cosi?>> mi chiese, facendomi un occhiolino. Sorrisi, parlava di Pierre. <<Già.>> portai dentro i miei vestiti e chiusi la porta d'ingresso.

<<Preparo i pancakes nel frattempo?>> lei mi sorrise, sedendosi su uno sgabello.
Presi tutto l'occorrente dalla sua cucina, non aveva molto nella sua dispensa, ma potevo farcela a farli commestibili. Di certo in quei giorni avrei dovuto fare parecchie spese per lei, ma ero felice che era finalmente tornata.
<<Andrai al prossimo gran premio?>> chiesi, per avere una certezza.

Ero sicura al 99% che lei sarebbe andata, non riusciva a stare ferma per più di un giorno, la conoscevo troppo bene. Poi non avrebbe mai preso dei giorni di malattia per uno stupido svenimento. Lei lo aveva sicuramente chiamato così.

<<Si, che domande fai?>> mi rispose, ingurgitando un cucchiaino pieno di nutella.

Sorrisi. Per me Amelie era casa.

Ne aveva passate tante, di brutte e di belle, prima suo padre, poi Luca. Avevano provato a infrangerle ogni speranza, ma lei aveva sempre creduto in se stessa e sapeva che il suo futuro erano i motori.

Ero fiera di lei.

Io e Amelie ci conoscemmo il primo giorno di prima elementare. Dove lei aveva la frangetta ed io portavo gli occhiali da vista per leggere da vicino. La maestra ci aveva messo in banco insieme. Solo il primo giorno non avevamo parlato tanto, perché lei era abbastanza timida, ma ricordavo perfettamente che il secondo giorno iniziammo a parlare di tutto. Fummo compagne di banco fino al quinto liceo.
Ricordavo ancora il suo zaino rosso e l'astuccio della Ferrari.
<<Il mio destino è scritto nel mio nome.>> così mi aveva detto. E aveva ragione.

<<Attenta si sta bruciando il pancake!>> mi avvertì, facendomi risvegliare dal mio momento di trance.

Mentre io girai l'impasto nella padella qualcuno bussò alla porta.
<<Siete tutti in vena di visite oggi.>> la mia amica sbuffò prima di alzarsi per andare ad aprire.
Era bastato il silenzio dopo uno schiocco di un bacio per farmi capire che era Charles alla sua porta.
Erano dannatamente teneri, e pensare che si odiavano.

<<Ciao Charles, vuoi un pancake?>> chiesi, portando la pietanza nel piatto azzurro.
<<No grazie, sono a dieta.>> mi salutò con un bacio sulla guancia prima di passare il piatto alla sua ragazza.
<<Per favore però non fate gli sdolcinati davanti a me!>> li supplicai, girandomi verso di loro.

Lei era occupata a rivestire perfettamente il dolce con la nutella, mentre lui era fisso a guardarla mentre era appoggiato al bancone della cucina.
Si girarono verso di me, sorridendomi divertiti.

<<Voglio vedere te insieme a Pierre, poi potrai parlare.>> mi minaccio Charles, facendomi prendere un colore simile a quello della felpa di Amelie.

Io e il francese ci stavamo frequentando dal Bahrain, tutti stava andando bene, non avevamo ancora ufficializzato niente però, ci stavamo godendo tutti i momenti in totale privacy e non ci sentivamo ancora pronti.
Con Pierre mi trovavo bene, era un bravo ragazzo e mi faceva sempre sorridere, anche con un messaggio.

Ci eravamo incontrati perché io ero nella Hall dell'hotel e io stavo aspettando Amelie mentre lui stava aspettando Charles, inutile dire che nessuno dei due innamorati si presentò quella sera, quindi iniziammo a parlare del più e del meno, ci mangiammo qualcosa di nascosto nelle cucine di quell'hotel a cinque stelle e poi mi accompagnò in camera.

Non si poteva definire un primo appuntamento, ma mi aveva promesso del cibo migliore quella sera, davanti la porta numero 346, io accettai e tutto andò nel verso giusto.

<<Devi ancora dirmi quello che è successo!>> Amelie mi indicò, come per rimproverarmi.
<<Abbiamo tempo. Mi dispiace Charles ma oggi Amelie è solo mia!>> alzai le spalle, vidi il moro assumere per finta un espressione triste e guardare la sua ragazza, che scoppiò a ridere ancora sporca di cioccolato vicino le labbra.

Lui le pulì l'angolo della bocca e le sorrise, lasciandole un bacio sul capo.

<<Riposati, ero passato a salutare, devo allenarmi.>> disse, alzandosi dallo sgabello.
Mi salutò con un sorriso ed Amelie lo accompagnò alla porta, dove sicuramente si scambiarono un bacio appassionato.

Tornò con le labbra rosse e un sorriso smagliante. La guardai sorridente prima di scuotere il capo.
Aveva perso la testa per Charles, non poteva più negarlo nemmeno a se stessa.

Capitolo un po' corto e di passaggio, ma era importante aggiornare la situazione Marta-Pierre! Ed ho amato scrivere di Amelie e Charles da un punto di vista esterno 🫶🏻Aggiorno in anticipo di qualche ora

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Capitolo un po' corto e di passaggio, ma era importante aggiornare la situazione Marta-Pierre! Ed ho amato scrivere di Amelie e Charles da un punto di vista esterno 🫶🏻
Aggiorno in anticipo di qualche ora..

Dobbiamo essere felici, la Ferrari ha vinto ❤️

Ho pianto davanti la televisione per seriamente un'ora, ho iniziato più o meno all'inizio dell'ultimo giro.
Gara magnifica di Carlos, si è proprio meritato questa vittoria🌶

Ci vediamo venerdì con il prossimo capitolo.. si torna in pista ad Imola!

Eyes never lie [Charles Leclerc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora