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Il rumore ripetuto della pallina sul muro mi distrae continuamente. Poso la penna sul foglio e mi giro alle mie spalle, spazientita.

«Potresti almeno...?» gli chiedo.

«Hai ragione, scusa» dice Eddie seduto sul mio letto, fermando la palla tra le mani e smettendo di lanciarla.

Scuoto la testa e poi mi giro di nuovo avanti verso il foglio. Riprendo la penna e torno a scrivere, cercando di adattare il mio stile di scrittura al suo.

Eddie si stende sul letto e lancia la pallina in aria per non disturbarmi. È strano averlo in camera mia, non ci ho portato nessuno da quando Jamie-Lynn è partita.

«Non farmi sembrare troppo intelligente, altrimenti poi se lo aspetterà sempre»

«Credimi, non si farà troppe aspettative su di te. Anche perché non sto puntando al massimo dei voti»

«In che senso?»

«Non sarebbe credibile un miglioramento così drastico. Ho lasciato qualche errore di proposito»

«Sei davvero un genio» ridacchia, forse sfottendomi.

«Fai attenzione quando lo ricopi»

«Grazie, Tamara» mi dice sinceramente.

Mi volto per sorridergli appena, poi torno a scrivere.

«Quanto ti manca per finire?»

«Che c'è, sei impaziente?» ridacchio.

«Era giusto per... parlare»

«Ho quasi finito»

Rimaniamo in quel silenzio ancora per un po', finché non poggio la penna, prendo il foglio in mano e lo raggiungo sul letto, sedendomici a gambe incrociate.

«Ecco» gli dico, porgendoglielo.

Eddie lo guarda con un misto di gratitudine e sorpresa, me lo strappa dalle mani e inizia a leggerlo velocemente.

«È... è stupendo, cazzo!»

«Dici?»

«Certo!» ridacchia Eddie «Hai un talento naturale!»

«Beh, me la cavo» rispondo, fingendo che la sua frase non mi smuova neanche un po'.

«Non so come ringraziarti!» dice Eddie, mettendosi a sedere più comodo.

«Oh, lo sai benissimo!» rispondo.

Mi guarda con un'espressione stupita, poi socchiude gli occhi e si avvicina a me. Faccio giusto in tempo per mettergli una mano davanti al viso e fermarlo.

Eddie si ritrae subito, notando solo dopo la mia mano tesa verso di lui.

«Ah, giusto» ridacchia. Mette la mano in tasca e ne toglie una bustina che mi appoggia sulla mano.

«Grazie» rispondo, soddisfatta.

«Ora siamo pari?»

«Direi di sì»

Allungo il braccio verso il cassetto del comodino per nasconderla ai miei genitori.

«Io ti ho capita benissimo, sai?» continua Eddie, steso su un fianco.

«Cos'avresti capito?»

«Ami essere pregata, da vera primadonna»

Scoppio in una risata. «Io una primadonna? E allora tu cosa saresti?»

«Non lo so, dimmelo tu!» mi dice, con un sorrisetto poco rassicurante.

«Un ruffiano che ama pregarmi»

Sunglasses at Night 1984 | Eddie MunsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora