68.

65 6 0
                                    

Billy non si fa sentire per tutto il weekend. Non sono sorpresa, considerato come sono andate le cose. Comprendo che abbia bisogno del suo tempo per digerire il tutto, ma nella mia testa continuo a pensare che non c'era bisogno di trattare anche me in quel modo, mettendo sulle mie spalle tutta la responsabilità.

È innegabile che io mi senta almeno un po' in colpa, e che passi la mia intera domenica ad arrovellarmi le mani preoccupata. Solo quando arriva sera riesco a tranquillizzarmi.

"Devo solo aspettare domani..." continuo a dirmi, impaziente di rivederlo a scuola. Sono certa che sarà il Billy di sempre. 

Grazie ad una buona camomilla, riesco a prender presto sonno, anche se questo non mette a bada i miei pensieri. Non riesco a smettere di domandarmi cosa succeda in quella famiglia. Certo, il fatto che abbia una sorellastra e che siano stati costretti a trasferirsi sarebbe già dovuto essere un indizio, e poi il modo in cui mi aveva fatto sgattaiolare via quatta quatta quella notte.

Magari sono stata io a non voler vedere, troppo sulle nuvole per la mia nuova relazione. Allora non ha tutti i torti, Billy, sono davvero una ragazza che vive con la testa per aria. Forse è meglio chiudere questa giornata, smettere di fissare un telefono che non squillerà per me.

Mi rimbocco le coperte e mi metto a leggere un libro, almeno finché la camomilla fa il suo effetto e io crollo con le pagine aperte sulle gambe.

La mattina seguente non ho così fretta di arrivare a scuola, mi sento frenata da una brutta sensazione, la paura dell'ignoto di sapere chi mi troverò davanti una volta lì,

Arrivo, ma senza guardarmi troppo attorno. Mi concedo il tempo di una sigaretta fuori dai cancelli, forse la prima volta da sola dopo mesi. Non aspetto Billy, ma penso che sarebbe bello se, passando, si fermasse a parlare con me. E invece non lo incontro per tutto il tempo, finché la campana suona e bisogna entrare a lezione.

La mattinata passa svelta, per lo meno il mio sguardo spento non viene esaminato da Eddie che il più del tempo mi ignora. Anche io lo ignoro, in realtà, ormai sediamo anche distanti, ed è giusto così.

Tra la quarta e la quinta ora cammino in corridoio, diretta all'armadietto. È qui che vedo Billy venirmi incontro, sembra lo stesso di sempre.

«Ciao» sorride.

«Ciao» sorrido leggermente.

Mi prende la mano e vede il mio viso un po' spento «Stai bene?»

Considerato che sei sparito come un fantasma e ora riappari come se niente fosse?

«Sì» mi limito a dire «Vorrei parlare con te di una cosa»

«Va bene» annuisce, capendo già l'antifona «Ma non qui»

«E dove?»

«Andiamocene insieme da scuola» conclude. Mi mette una mano sulle spalle e cammina con me, tornando il Billy che conosco come se quell'esperienza a casa sua non fosse mai accaduta.


Andare via con lui sarebbe stato un brivido d'eccitazione in qualunque altro giorno, ora l'unica cosa che voglio è saperne di più. Tutti ci guardano salire nella sua auto e lasciare i parcheggi della Hawkins High. Io, ormai abituata a tutti questi occhi puntati addosso, non ci faccio neppure più caso.

«Dove andiamo?» gli chiedo.

«Oh, stavo giusto pensando ad un posticino che a te piace» sorride.

Lo guardo incuriosita e senza fare domande salgo in auto, quindi partiamo in direzione di questo posto ignoto, se Billy è certo che mi piacerà mi fido senza il minimo dubbio.

Sunglasses at Night 1984 | Eddie MunsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora