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Apro gli occhi di soprassalto e li ruoto verso l'orologio sul comodino.

Cazzo, sono le otto di mattina! Scatto subito in piedi, sono in un enorme ritardo!

Mi tolgo il pigiama e mi infilo immediatamente i primi vestiti che trovo, correndo di sotto ancora sfatta.

«Tesoro, sei ancora qui?» mi chiede mio padre sorpreso nel vedermi.

«Non ho sentito la sveglia!» dico, correndo verso la porta.

«Hai bisogno di un passaggio?»

«Beh... sì, grazie!» rispondo, non vedendo un'altra soluzione.

Saliamo insieme in auto e nel breve tragitto verso scuola provo a truccarmi quanto basta, ho un colorito pessimo.

Ho saltato la prima ora, quando entro in classe la Berkins mi guarda sorpresa.

«Pensavo non fossi dei nostri, oggi»

«Beh, ora ci sono» rispondo, raggiungendo il mio banco con il fiatone. Eddie mi guarda, anche lui deve aver pensato che non sarei venuta.

«Che mi sono persa?» chiedo, mentre prendo il libro di letteratura.

«Me lo chiedi come se io avessi seguito la lezione» ridacchia «Hai fatto le ore piccole stanotte?»

«No, anzi... ho dormito più del necessario»

«Come mai?»

«Coma profondo. Devo aver fatto qualche sogno strano...»

Lui sorride e torna a disegnare sul suo foglio. Noto che anche oggi ha appeso al collo il plettro rosso che gli ho regalato sere fa. Non credo lo faccia soltanto per compiacermi, ne sembra piuttosto affezionato da sé.

È un normale mercoledì come tanti altri, solite lezioni, solite abitudini, solito Eddie con la testa tra le nuvole mentre appunta qualcosa per la sua campagna di gioco, ma ogni volta che gli chiedo qualche anticipazione mi risponde sempre vago, volendomi tenere sulle spine. Ha trovato il modo di tenere vivo il mio interesse, sapendo di dover puntare a stuzzicare la mia curiosità.

Il fatto che dall'altra notte non sia cambiato nulla mi rincuora. Come promesso, quello che è successo sabato è rimasto lì nella sua stanza e ora siamo tornati gli stessi di sempre. Quella serata non ha influito minimamente sulla vita di tutti giorni.

O almeno questo è quello che spero.

«Potresti dirlo oggi ai ragazzi...» incalzo io mentre ci dirigiamo in mensa «Credo sia giusto così»

«Cosa?!» chiede voltandosi di scatto verso di me.

«Di rimettere in piedi la band!»

«Ah, giusto» ridacchia Eddie.

«Che c'è? Non ci avrai ripensato, spero»

«No, non ci ho ripensato, solo che oggi pensavo di non andare a mangiare in mensa...»

«Non hai fame?»

«Non particolarmente» dice Eddie, fermandosi prima di entrare in mensa.

«Questa mi è nuova»

«Già! Strano, vero?» ridacchia «A dire la verità stavo valutando un altro modo per passare quest'ora libera»

«Cioè?»

«Mi seguiresti senza fare domande?»

«Non... non stiamo parlando di fumare, vero?»

«No» mi sorride.

Sunglasses at Night 1984 | Eddie MunsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora