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Almeno una ventina di moto costeggiano l'entrata del posto disposte ordinatamente una accanto all'altra, accanto a motociclisti di tutte le età e metallari che fumano in fila, nell'attesa di entrare.

Giubbotti di pelle, jeans neri, bandane, capelli lunghi e baffi. Sui jilet di alcuni motociclisti leggo anche nomi come "California", "South Italy" e "Rostock", provengono da qualsiasi parte del mondo ma lo stile è sempre lo stesso.

Tutto quello che vedo soddisfa alla perfezione le mie aspettative! Eddie mi lancia un sorriso, scoprendomi contenta in questo posto al quale lui non sembra nuovo.

Quasi non mi sorprenderebbe vedere una Camaro parcheggiata lì accanto e vedere Billy scendere con il suo giubbotto di pelle e la sigaretta tra i denti, eppure so che sarebbe piuttosto improbabile trovarlo in un posto del genere.

«Non ti allontanare troppo. Se ti perdiamo qui sarebbe un bel casino» ridacchia Eddie.

«Non mi perderò, sta' tranquillo»

Solo quando entriamo in questo spazio mi rendo conto di quanto sia grande. Non vediamo ancora il palco ma possiamo intuire benissimo la sua posizione, seguendo le luci nel cielo e la musica sempre crescente. Capannoni, postazioni di tatuatori, bancarelle di vinili, poster e magliette di band, tutto adornato da catene luminose che brillano nel semibuio della notte.

Il primo luogo in cui io non sia infastidita dalle persone.

«Ti sta piacendo, eh?» ridacchia Eddie, vedendomi guardarmi attorno con ammirazione.

«Cazzo, è...» provo a dire, ma non so da dove cominciare. In ogni angolo io posi il mio sguardo c'è qualcosa che attira la mia attenzione.

«Non c'è di che!» risponde lui ridendo.

«Tra un'ora inizia il concerto» ci dice Wayne «Cosa volete fare intanto?»

«Una birra, è ovvio» alza le spalle Eddie.

«Non ce la daranno mai, non abbiamo ancora l'età per bere»

«A noi no, ma a lui sì» risponde, indicando lo zio con uno sguardo furbo.

Sulla strada per il locale ci fermiamo a qualunque tipo di bancarella. Eddie ne approfitta per prendere la maglia degli Iron Maiden mentre io mi precipito sui gioielli artigianali.

Qualsiasi tipo di colore e sfumatura, incastonati in spirali di metallo grezzo, ma è l'ametista a rubarmi il cuore. Compro un collare con una pietra violacea pendente, ma mentre pago mi salta all'occhio plettro di un colore rosso scarlatto come la chitarra di Eddie tra tutta la merce esposta.

Non faccio in tempo a fare una sola domanda a riguardo, che Eddie mi piomba alle spalle.

«Hai fatto?» mi domanda lui, impaziente di prendere la sua birra.

«Sì» annuisco, allontanandomi dalla bancarella con il pendente in mano. Lo alzo per mostrarglielo e lui lo prende tra le dita.

«Wow!» esclama «Hai davvero gusto»

«E lo scopri solo ora?» sorrido.

Lui mi fa cenno di girarmi per mettermelo e io seguo il suo consiglio. Mi giro di spalle a testa bassa aspettando che finisca di chiudere la catenella, ma prima che possa voltarmi di nuovo avanti sento la sua mano sul mio collo.

«Non toglierlo stanotte, okay?»

«Perché?»

«Voglio godermelo quando ti porterò a letto» risponde a voce alta, senza curarsi di chi abbiamo attorno.

«Edd!»

«Che c'è?» ride lui «Qui non ci conosce nessuno! Siamo lontani 70 miglia da Hawkins, possiamo parlare liberamente!»

Sunglasses at Night 1984 | Eddie MunsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora