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«E poi lo hai sentito l'assolo?» cinguetta Eddie con il bagliore negli occhi nella strada verso l'uscita.

«Da panico! E poi il pogo? Quanto cazzo è stato bello prendersi a spallate con sconosciuti?!»

«Non lo avevi mai fatto, vero?»

«Mai!»

«Ecco perché ti stavano per scaraventare via se non ti avessi afferrata» ride lui.

«Posso giurare di non aver più toccato il suolo per un attimo» scoppio a ridere «Il mio gomito se lo ricorderà per un po' di tempo!»

«Devi imparare a resistere e a contrattaccare! È l'unico modo per sopravvivere in quel delirio!»

«Vi siete proprio divertiti lì in mezzo, eh?» ci chiede Wayne.

«Cazzo, sì! Avevo talmente tanta adrenalina che... che avrei ucciso un drago!» esclama Eddie.

«Chissà a cos'era dovuta» gli ammicco io. Chi lo sa, forse è stato davvero quello a caricarci così tanto.

«Che c'è, Edd? Ti è tornata voglia di suonare?» lo punzecchia Wayne.

Eddie alza le spalle, trattenendo il suo sorriso. La risposta a cui starà sicuramente pensando è "Sì", ma non credo voglia ammetterlo. Almeno, fino a che non aprirà la mia sorpresa.

Seguiamo la marea di persone e motociclisti e usciamo da questo posto, per dirigerci verso i parcheggi.

Eddie si volta da me e mi passa una sigaretta, ma per oggi ne ho davvero troppo.

«Ti prego, basta così»

Eddie finge di esserci rimasto male «Abbiamo scoperto il limite di Tamara Morgan»

 «E quello di Eddie Munson qual è, allora?» chiedo io.

 «Non vuoi saperlo davvero» ridacchia Wayne.

«Ora voglio saperlo.»

«Bene, allora la prossima volta che passa una notte davanti al cesso a vomitare ci sarai tu al suo fianco» risponde Wayne.

Io scoppio a ridere, ma Eddie un po' meno.

«Ehi, non è un bel ricordo...»

Raggiungiamo la macchina e non perdiamo tempo a metterci dentro. Mi dispiace davvero lasciare questo posto, ma sono felice di salire in macchina, ho proprio bisogno di rilassarmi un po'. Ho le gambe a pezzi per quanto ho saltato e mi sia scatenata sotto al palco.

Abbiamo ripreso gli stessi posti e siamo pronti a rientrare. Mi rannicchio sul sedile e mi metto comoda, sapendo che ci vorrà un bel po' a rientrare ad Hawkins.

«Non fumare in macchina, Eddie...» lo riprende suo zio, quindi Eddie abbassa il finestrino e lancia via il mozzicone.

«Chi era quel tipo con cui parlavi?»

«Un mio vecchio amico, non lo vedevo da anni. Ora vive in Illinois, mi ha fatto davvero piacere ritrovarlo qui!» risponde l'altro, mentre inserisce l'audiocassetta di Cat Stevens e parte la canzone Wild World.

Sulle note di questa melodia, chiudo gli occhi e appoggio la testa sul finestrino, abbandonandomi alla mia stanchezza e alla felicità per questa bellissima serata, mentre l'auto parte e noi lasciamo Salem.

«È sempre bello ritrovare gente che conosci...» continua Eddie, ma lo sento così lontano.

«... e poi lui mi è stato davvero affianco quando...»

«... cordo, mi parlasti già di lui, tempo fa...»

Sono così rilassata che non ci metto molto a cadere in un piacevole sonno, con ancora il fischio nelle orecchie per del volume alto del concerto.

Sunglasses at Night 1984 | Eddie MunsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora