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La calorosa aria della Hawkins High in festa mi è stata appesantita dal mio migliore amico.

La mattina della partita ci riuniamo in assemblea in palestra, per uno dei soliti discorsi motivazionali da parte della squadra. I giocatori sono tutti in campo, alle spalle di Jason Carver che, con il microfono in mano, ringrazia noi studenti per il caloroso sostegno.

Billy è al centro tra i suoi compagni come punta di diamante, con le mani una sull'altra, poggiate delicatamente sulla pancia. Un tempo quello era il posto di Harrington, che invece ora rimane al lato con lo sguardo altrove, quasi disinteressato alla partita. Billy ci guarda carichissimo, sapendo di essere il protagonista dell'attenzione di tutti. I ragazzi sperano che sia lui a portarci la vittoria, almeno quest'anno. Le ragazze invece desiderano molto più semplicemente lui, e in questo odio sentirmi parte di un gregge.

Sono all'ultima fila, dubito che Billy mi noterà in mezzo a tutti gli studenti della Hawkins High, ma a dire la verità so benissimo che non mi sta neppure cercando con lo sguardo. Anzi, credo che il suo unico pensiero in questo momento sia sé stesso. Essere adulato, essere l'eroe come mi disse quel giorno. Magari potrà essere questa una scusa per attaccare bottone con lui, dopo la partita.

«Ed è con questo che vi saluto!» conclude Jason Carver al microfono, alla fine di questo lungo discorso.

«Forza Tigri!» urla Billy all'improvviso, come se fosse in questa scuola da anni.

«Forza Tigri!» gridano tutti gli studenti in coro, alzando un pugno nel cielo per esultare.

Andando via provo ad avvicinarmi un po' di più a Billy, ma lui è troppo preso a lanciarsi uno sguardo di sfida con Steve. Si sa da tempo che c'è una muta rivalità tra loro. Non sembra minimamente intenzionato ad alzare gli occhi nella mia direzione quindi desisto facilmente, anche perché la calca di persone mi sta trascinando verso l'uscita.

Dobbiamo tornare alle nostre lezioni, quindi camminiamo tutti insieme nei corridoi per poi smistarci nelle diverse aule.

La mia classe non è totalmente vuota, al suo interno c'è soltanto una persona. Eddie ha ovviamente rifiutato di prendere parte all'assemblea e ci ha aspettato qui, anche se a giudicare dall'odore di fumo che sento non appena mi ci avvicino, immagino che non sia rimasto in classe tutto il tempo.

«Il supplizio è finito?» mi chiede mentre prendo posto.

«Sì. Non è durato così tanto, dai!»

«Insomma...» commenta atono «Almeno son riuscito a farmi una canna in pace, dato che eravate tutti lì come burattini e non c'era nessuno in giro per la scuola»

Le sue parole pungono come spine, ma io non rispondo alla provocazione. So benissimo che ce l'ha ancora con me, anche se dalla nostra discussione mi parla fingendo che sia tutto apposto tra noi, o quasi.

Lo sento più freddo, più distaccato. Sembra tradito dal mio comportamento e non manca mai di sottolinearmelo in un modo o nell'altro, ma io non ho voglia di dimostrargli il mio fastidio a riguardo.

Per quanto io abbia cercato di raggiungere un compromesso, è lui quello che non si è dimostrato disponibile e che ha rifiutato, quindi non mi sento in dovere di sistemare la cosa.

Non abbiamo più toccato l'argomento "intimità", immagino che per ora sia off limits finché non ci passerà. So che dopo questi giorni di alta marea tornerà tutto come prima, non possiamo avercela in eterno per una cosa così stupida.   Spero.

«Come ti vestirai alla partita?» chiede Maggie alla sua amica, anche loro su di giri per la serata.

«Qualcosa di semplice...» risponde l'altra «Giusto un abitino preso per l'occasione!»

Sunglasses at Night 1984 | Eddie MunsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora