Due mesi dopo

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Caligo

«Nalor, questo sta morendo. Si vede ad un chilometro di distanza». Disse Ignis, ormai rassegnata.

Nalor trattenne una risatina ed esaminò il bonsai da lontano.

«L'hai innaffiato bene, prima di iniziare l'esperimento? Se non era in perfetta forma era ovvio che sarebbe morto prima di sette giorni». Le rispose Nalor, nel frattempo, si leccava leggermente il dito per girare la pagina di un libro impolverato.

«Non sono così esperta da sapere quanto innaffiare un alberello, muore appena soffio su una sua foglia!» Continuò mia sorella.

Io, nel frattempo, mi concentravo per far crescere altre due foglie, ne avevo già generate sei. Ad un certo punto mi girava così tanto la testa che non riuscivo ad aprire gli occhi, ma ero molto fiero delle mie sei foglie.

«Hm» Nal si schiarì la voce. «Allora prova a farne crescere una sul bonsai di tuo fratello. Hai ragione, non puoi resuscitare le piante; o le persone...» Disse.

Io smisi di concentrarmi e mi allontanai.

«Sì».

Ig aggrottò le sopracciglia, diventò tutta rossa sul viso, cominciò a sudare.

Il mio sguardo si muoveva da Ignis al bonsai, poi, all'improvviso, vidi un germoglio nascere su uno dei ramoscelli della piantina.

Mia sorella sorrise e continuò. Il germoglio cominciava a sembrare una foglia uguale alle altre.

Il suo piccolo sorriso si trasformò ad un largo show di trentadue denti tremanti che cercavano di non ridere.

«Complimenti Ig. Davvero». Disse Nalor, poi si chinò per prendere i due vasi.

Lei si girò verso di me e le regalai un sorriso confortante.

«Già, che bello ed utile avere delle abilità botaniche». Borbottò Ig, alzando gli occhi al cielo.

«Non avete abilità botaniche, beh, se a voi piace sono contento per voi, ma i vantaggi non consistono in questo. Essenzialmente, senza troppi giri di parole, con i vostri vantaggi potete fare qualunque cosa».

«Non possiamo resuscitare le piante». Dissi, ridendo.

«No, né le piante né le persone, ma quello neanche Prigus può farlo. Anche se, in realtà, Prigus non può fare proprio niente. Solo noi ibridi abbiamo i vantaggi».

Solo noi ibridi abbiamo i vantaggi.

Che fortuna.

Lo sapevo che c'era qualcosa in più.

Ignis aveva sempre odiato essere nel mezzo, ma avevamo i vantaggi.

Avevamo tanta, tanta fortuna.

«Per oggi finiamola qui, vado. Esercitatevi se potete, mi raccomando». Ci lasciò Nal, uscì ed io ed Ig rimanemmo lì dentro.

Ci guardammo, sorridemmo e corremmo già.

Avevamo entrambi fame, anche se mi dispiaceva per Ig che doveva sgobbare per cucinare.

Il modo con cui mi trattava la Suxor era orribile, ma il modo con cui trattava Ignis era ancora più "traumatizzante".

«È quasi pronta la cena. Prendi il burro in frigo». Mi disse mia sorella.

La signora Suxor era in camera sua a farsi un bagno.

Afferrai il burro e lo passai ad Ig.

«Ora che possiamo, dovremo chiedere di tornare al Tutum al più presto». Farfugliai, sperando che Ig accettasse.

Contro ogni mia aspettativa, Ignis annuì, sorridendo.

«Chiediamoglielo domani, no?» Mi suggerì.

Ero contento, troppo contento, che l'avesse detto lei.

«Sì, sono d'accordo. Non vedo l'ora»

Mangiammo zuppa di cipolle e pane imburrato.

Ingurgitammo il tutto in poco tempo e facemmo una corsa di sopra.

«Dobbiamo esercitarci». Disse Ig.

Non potevo essere più d'accordo.

Annuii e ci guardammo intorno.

«Apriamo una porta?» Suggerii.

Feci cenno a mia sorella che avrei iniziato io. Mi posizionai proprio davanti la porta dell'armadio della signora Suxor.

Mi stropicciai gli occhi e cominciai ad eliminare qualsiasi pensiero dalla mente.

Quando la mia testa diventò un grosso spazio bianco senza niente dentro cominciai a concentrarmi.

Il mio unico pensiero era aprire la porta.

La testa mi batteva come se li dentro ci fossero milioni fuochi d'artificio.

Chiusi gli occhi, non vedevo niente al di fuori di tantissime macchioline su uno sfondo nero.

«Cal, hai fatto!» Urlò Ignis.

Aprii gli occhi.

Era vero, la porta era spalancata. Sospirai.

«Sì! Che forza». Dissi fra me e me, esultando, e poi mi lasciai cadere sul letto.

Il giorno dopo

Entrammo nello studio, avevamo appena finito la colazione ed eravamo troppo eccitati, Nalor era lì dietro una scrivania.

Stava per dire qualcosa, ma io lo precedetti:

«Nal, volevamo sapere quando possiamo tornare. Sai, attuare il piano. Sempre se tu sei d'accordo». Chiesi, spostando il mio sguardo da Ig a Nalor.

Nalor tossì e fece cadere sul tavolo i libri che aveva già preso dalla sua borsa, guardò verso il basso con le dita dritte sul tavolo di legno grezzo

«Io non lo so... voi vi sentite pronti? Se vi sentiste pronti, potremmo anche iniziare a parlarne, magari tra due settimane sarete al Tutum». Io ed Ignis ci guardammo.

I nostri sguardi durarono secondi, ma a me sembrarono mille millenni.

Annuii a me stesso, e così fece anche mia sorella.

«Sì, Nal, noi siamo pronti». Disse Ignis.

«Allora, il piano è già pronto: dovete usare i vantaggi, concentrarvi e passare la barriera di energia che normalmente vi impediva di entrare, poi andate verso delle querce a sinistra in lontananza, va bene? il muro si trova lì, poi dovrete semplicemente entrare come all'inizio, con i vantaggi, il resto lo capirete lì. Questo è quanto ci ha detto Parvus, il Tepreo, riguardo al percorso. Ovviamente potete rimanere un po' di tempo nella torre, prima di andare nella foresta; fate come volete».

Stava andando tutto così in fretta e tutto così alla rilenta.

Alla fine, l'unica cosa che mi importava era rivedere mamma e papà, la missione, la barriera di energia e tutte le altre cose strane non mi entusiasmavano molto.

Tutum: a kingdom in riskDove le storie prendono vita. Scoprilo ora