Paura

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Daemon

«Di nuovo?» Bisbigliò Dove nel mio orecchio.

Sentii un brivido lungo la schiena.

«Abbiamo già fatto tre volte, Dove. Io mi rivesto, faccio una passeggiata». Dissi, scrollandomela di dosso.

Era così antipatica, si comportava come una sanguisuga.

Lei mi guardò offesa.

La ignorai, infilai i pantaloni ed abbottonai la camicia, bevendo un goccio di vodka.

Ero incazzato, ero stanco di quella ragazzina.

Uscii dalla stanza con la bottiglia di alcol in mano.

Non ce la facevo più, ogni volta che provavo a mollare Dove lei cominciava a piangere, mi baciava o mi saltava addosso.

Cominciavo a pensare che la metà delle cose che aveva detto fossero false.

Che io non le avessi mai chiesto di essere la mia ragazza, che mi avesse fatto una sorta di lavaggio del cervello.

Non ne avevo idea.

Corsi tra le scale con le labbra chiuse sul collo della bottiglia.

Ero stremato.

C'erano delle notti in cui Dove saltava ed ansimava sopra di me, ed io pensavo solo a Caligo.

La luna illuminava ogni finestra dei pianerottoli della torre.

La mia mente era piena di pensieri.

Di sensi di colpa.

Gente diceva che il corpo ricorda la tristezza degli anni passati, ed i giorni in cui siamo depressi senza alcun motivo ne sono la prova.

Invece, dentro di me, anche la mente ricordava.

Mi teneva dentro fino al collo, non riuscivo a respirare.

Vedevo il volto delle persone a cui avevo fatto del male, ed alcune volte neanche tutto l'alcol che possedevo o i tagli più profondi non calmavano la rabbia.

Mi sentivo uno schifo.

Mi sentivo sempre uno schifo, ma in quei giorni principalmente.

Nulla sarebbe riuscito a farmi stare meglio... forse una persona ci sarebbe riuscita.

Ma non volevo pensarci.

«Daemon, ti amo». Feci il verso a Dove, poi attaccai le labbra alla bottiglia, sentendo la vodka bruciare lungo la gola.

La lingua mi andava in fiamme, e mi rendeva felice.

«Daemon, mi hai chiesto tu di stare con te». Continuai, staccandomi per un momento dal vetro tagliente.

«Oh, Daemon. Quanto mi piace!»

Chiusi gli occhi, soffocandomi e riempiendomi la bocca del liquido prima di ingoiarlo.

«Che zoccola».

Volevo bene a Dove, ma era un'amica.

Era la mia migliore amica, non la mia ragazza.

Non la volevo come ragazza, non volevo farci sesso, non volevo toccarla né baciarla.

La persona che volevo baciare non mi voleva.

Sospirai, mi fermai un secondo nei corridoi per assaporare la bevanda e per guardare la luna dal vetro della finestra.

Mi gettai sul muro di pietra e buttai tutta l'aria fuori.

Tutum: a kingdom in riskDove le storie prendono vita. Scoprilo ora