Ballo di corte

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Caligo

Daemon. Camminava accanto a me. Mi sorrideva. Deglutii.

«Ciao». Balbettai.

«Ciao, tesoro». Mi rispose.

Il cuore a mille.

Poi cominciò ad avvicinare il suo viso al mio.

«Che fai?» Chiesi.

«Quello che vuoi che io faccia, o no? Non lo vuoi?» Si sporse ancora di più verso di me.

In quel momento mi svegliai.

Il sole non era ancora del tutto sbocciato nel cielo, Ignis dormiva accanto a me.

Sudavo freddo, tossivo.

«Di nuovo. Di nuovo lo stesso sogno». Farfugliai.

Da quando avevo conosciuto Daemon, non facevo che sognare la stessa immagine, stessa situazione, ma avevo sognato il bacio solo due volte.

Quella notte e la notte prima di parlare con Daemon dell'alcol e dell'età; c'era ancora qualcosa, riguardo quel discorso, che non mi tornava.

Non sembrava neanche sicuro della sua età.

D'altronde non mi importava.

Non mi doveva importare.

Perché Daemon era fidanzato, e perché io ero un uomo.

Un ragazzo rude, pronto a combattere per la sua patria.

Non certo un ragazzo che scodinzolava dietro ad un altro uomo.

Non mi si addiceva.

Quel ruolo apparteneva alle ragazze, ed alle ragazze soltanto.

Tossii di nuovo e gettai la testa sul cuscino.

«Basta. Lui non prova quello che provi tu, perché tu non provi niente». Balbettai fra me e me. Lo ripetevo da quando m'aveva detto di essere fidanzato, da quando mi aveva mentito sulla sua solitudine.

Eravamo conoscenti, non amici, non "fidanzati".

Non eravamo nulla.

La mattina dopo

Sentii Ignis infilarsi le scarpe, schiusi gli occhi.

Mamma e mia sorella erano davanti a me.

«Cal, è quasi mezzogiorno. Alzati». Farfugliò Ig.

«Caligo, tu hai parlato con qualcuno. Lo so. E non farlo». Continuò mia madre, fermando Ignis.

Scattai in piedi e feci cenno a mamma di continuare.

«Un certo Daemon è venuto a cercarti mille volte, dalle nove fino ad un'oretta fa; ti ho forse mai detto di socializzare?» Spalancai gli occhi.

Mamma continuava ad urlare, ma io continuavo a pensare solo ad una cosa ed a una cosa soltanto.

'Daemon è venuto a cercarmi'.

'Ma è fidanzato...'

«Sì, ehm. Scusa, mamma. Non lo faccio più». Risposi.

Nella mia mente però era già nato uno schema.

Era il giorno del ballo, dovevo trovare un modo per parlare con lui e scacciare questa Dove. Dovevo trovare un modo per toglierla di mezzo, perché Daemon era il mio amico, solo il mio.

Quando mamma scese per andare a pranzare mi vestii.

«Ig? Il ballo a che ora inizia?»

«Ehm... Papà ha detto alle cinque del pomeriggio. Ma tanto non possiamo scendere, lo sai».

Tutum: a kingdom in riskDove le storie prendono vita. Scoprilo ora