Assemblea

5 2 0
                                    

Cumeret

Prigus mi fissava.

Camminavamo a passo spedito verso l'atrio.

"Una grande assemblea".

Per cosa? Non lo sapevo neanche.

Ciditia era già lì, io mi ero trattenuto con mio "padre".

Non sarebbe mai stato un padre per me, non dopo l'inizio del nuovo regno.

Non dopo quello successo con Ignis e Caligo. Ci pensavo ogni giorno, ai miei ragazzi.

Così unici.

Avevo preparato un regalo, per buon auspicio.

Avendo qualcosa da dare ai miei bambini, sarebbero tornati.

O, almeno, questo speravo.

«Emozionato?». Chiese Prigus.

Deglutii. Riguardo cosa? Cosa avrei dovuto rispondere?

«Sai, la tua prima assemblea». Continua.

«Sì, molto». Bisbigliai.

«Sei fortunato ad essere influente nella società in questo momento. Quando cominciai io, un incubo, non sai quanti impuri che pretendevano una bella vita. Se lo sono meritati, – ride – del tutto».

Non risposi.

Cosa avrei dovuto dire? Dargli ragione? Non ero così falso.

Rispettavo i miei principi.

Mi limitai ad annuire, in modo da non destare alcun sospetto.

Dal piano di sotto si sentivano decine di voci pronte a litigare. I miei passi, sulle scale, risuonavano in tutta la torre.

Prigus invece sembrava volare, i suoi mocassini non facevano alcun rumore.

Le candele suoi corrimani sfarfallavano.

Rappresentavano quello che sentivo dentro.

«Su con la vita. Ti incoroneranno da un momento all'altro». Dichiarò.

Sentii un groppo in gola.

Incoronazione? Non ero pronto per l'incoronazione.

Non volevo essere incoronato, semplicemente perché non sapevo fare il re. Certo, la dipartita di Prigus non avrebbe portato che gioia, ma spettava a qualcun altro la corona.

In quel momento, tutto diventò molto più chiaro.

Era quello il motivo per cui mi aveva fatto indossare il vestito migliore, per questo mi aveva spinto ad aspettare, a mettere le scarpe più rumorose.

Il re faceva sempre rumore quando camminava, per annunciare il suo arrivo, per far capire chi comandasse.

Lui, invece, aveva messo i mocassini con la suola silenziosa.

Non riuscivo a respirare.

Avevo paura.

Una fottutissima paura che aveva accelerato il tempo da quando era iniziata.

Eravamo già arrivati e non me n'ero accorto.

Prigus si fermò a qualche passo prima di me, e mi incitò a continuare a camminare. Deglutii. Mi fissavano tutti.

Ciditia era poco più avanti di me.

Aveva la mano destra tesa, come se aspettasse che gliel'afferrassi. Feci un piccolo passo in avanti.

Tutti mi seguivano con lo sguardo, ogni passo che facevo, ogni piccola mossa, loro la vedevano e la commentavano.

Andai in avanti, presi Ciditia per mano. Lei si avvicinò a me.

Tutum: a kingdom in riskDove le storie prendono vita. Scoprilo ora