Gelosia

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Dove

Misi tre cubetti di ghiaccio nel bicchiere di vodka di Daemon.

«Se il tuo amoruccio scoprisse che bevi, che faresti?» Chiesi.

«Smettila di chiamare Caligo "il mio amoruccio". Smettila».

«Va bene... Allora, cosa faresti se Caligo scoprisse che bevi? Se scoprisse che non hai sedici anni? Se qualcuno gli dicesse dei tuoi segreti?»

«Nulla, perché nessuno gli dirà nulla finché non glielo dirò io». Disse, sicuro di sé.

'Se bastasse quello per farli allontanare...'

Sospirò, penso a qualcosa e poi continuò a parlare:

«Anche se, l'altro giorno, aveva sentito odore di alcol. Gli ho mentito, ma non sembrava così convinto... ma non penso sappia nulla di Minatur, né sospetti nulla su, beh "la mia condizione"».

Gli sorrisi.

«Già, lui non lo sa. Io sì».

«Tu sei la mia migliore amica, è ovvio che lo sai».

«Io so un po' tutto di te, no?»

«Mi hai aiutato a capire che mi piacevano anche i ragazzi, a superare Lanis». Chiuse gli occhi e si strinse il volto con entrambe le mani.

«Non è stata colpa tua, fu il tuo istinto». Spiegai... Daemon aveva una vita decisamente troppo incasinata.

«Lo so, ma avrei potuto evitare». Pronunciò con la voce spezzata.

«Sai, non ci pensare». Dissi, poi pensai a cosa dire... Tossii e continuai: ««Cosa pensi che farà lui quando gli dirai della "tua condizione"?»

«Non ne ho idea. Se si fosse palesato qui gliel'avrei già detto... è diventato troppo per me per nascondergli una cosa del genere, ma so che non è nella torre; è troppo strano che non sia ancora venuto».

Un'illuminazione.

Un modo per far smettere Daemon di farneticare.

Di farlo concentrare su qualcuno di migliore che su un bambino.

Io ero la cosa migliore per Daemon, lo sapevo io e dentro di lui, lo sapeva anche Daemon.

«Sai, non l'ho detto per non ferirti, ma l'ho visto camminare tutto contento per le scale. Mi ha anche salutata...»

Finalmente l'avrebbe capito, avrebbe realizzato di chi era innamorato.

In pochi secondi, il suo sguardo era cambiato drasticamente.

Prima era speranzoso, poi diventò annientato, triste, arrabbiato.

«Davvero?» Chiese.

Sembrava letteralmente distrutto.

Finsi un broncio e mi sedetti accanto a lui, spingendolo a mettere la testa sulla mia spalla.

«È passata quasi una settimana, e lui non è venuto?» Cominciò. «Non è venuto, Dove! Ero sicura che ricambiasse».

«Non è una brava persona, l'ho visto stesso io. Era tutto sorridente, saltellava...»

Alzò lo sguardo, aveva gli occhi lucidi, le guance molto più rosee del solito.

Appena poggiò di nuovo la testa sulla mia spalla mi feci scappare un sorriso.

Certo, non era stato un bel gesto, per niente... Ma Daemon era mio, lo era sempre stato, doveva solo capirlo. Tirò su con il naso.

«Io non ti farei mai una cosa del genere».

Daemon

«Già... Dove, sei una grande amica. Grazie». Mi asciugai una lacrima passeggera.

Aveva finto per tutto quel tempo passato nelle mie stanze... Ripensando a tutto quello che era successo, sembrava quasi ovvio che gli piacessi.

«Amica?» Urlò, nervosa.

Si alzò di scatto, mi guardò.

«Per te non significa nulla...» Si abbassò, ero ancora seduto sul letto.

Mise le sue labbra sulle mie, grossolanamente. Spalancai gli occhi.

«...Questo? Non vuol dire niente?»

Piacevo a Dove? Prima che riuscisse a mettermi la mano sulla spalla, corsi via dalla sua presa.

«Dove, noi siamo amici».

«Quindi non ti piaccio?»

Ci pensai. Caligo non mi voleva, mi aveva evitato per tutta la settimana, mi aveva guardato male al ballo ed era scappato.

Dove era la mia migliore amica, mi voleva sinceramente bene e sapeva tutto su di me.

«Non lo so... forse?» Dissi.

Tutum: a kingdom in riskDove le storie prendono vita. Scoprilo ora